LE DONNE DEL PSI ADERISCONO ALL’APPELLO INVIATO A GIULIANO PISAPIA

28 dicembre 2010

LE DONNE DEL PSI ADERISCONO ALL’APPELLO INVIATO A GIULIANO PISAPIA

Caro candidato sindaco,
le dichiariamo subito che prendiamo sul serio le sue proposte e ci aspettiamo che siano realizzate e non lasciate nel cassetto dei buoni propositi sbandierati nella campagna elettorale e poi subito dimenticati.
Sembrerebbero, le sue idee, proposte normali e di buon senso, se non fosse che viviamo in un paese anomalo.
Una delle anomalie di questo paese è che gli uomini hanno pensato di fare a meno delle donne, del loro pensiero, della loro presenza. E negli ultimi 15 anni questa negazione ha assunto le sembianze di un accanimento sul corpo delle donne, di cui abbiamo esperienza quotidiana. Come se, nel momento in cui le donne cercano di esserci – e ci sono sempre di più – con la loro testa, con la loro intelligenza, tanto più si infierisse sul loro corpo: e parliamo di violenza come di rappresentazione e di immagine.
Il problema di questo Paese allora non sono le donne, ma gli uomini e l’organizzazione culturale, politica, sociale ed economica che hanno messo in piedi. Quindi il problema non è di “dedicarsi alle donne”, ma di scardinare sistemi obsoleti, di riscrivere lo statuto di donne e di uomini nella relazione tra loro.
Non è utile fare illazioni su ciò che le donne vogliono o non vogliono. E’ necessario chiederlo a loro. Di solito si affronta la domanda posta dalle donne come se in casa si dovesse riparare una piccola perdita d’acqua. E se invece fossero da cambiare tutte le tubature? E’ esattamente quello che pensiamo: bisogna rovesciare l’ottica e scardinare modi di pensare alla città e al suo funzionamento come se fosse abitata da un unico soggetto, maschio, adulto e autosufficiente. La città che noi conosciamo, di cui le donne sono l’architrave, è invece un luogo in cui si incrociano biografie e generazioni, in cui si intrecciano e talvolta confliggono tutti gli aspetti del vivere di ciascuno di noi. Ed è a questa complessità che un sindaco deve dare attenzione, senza accontentarsi di una risposta amministrativa ai bisogni.
Noi non faremo un elenco dettagliato di richieste, proprio perché pensiamo fondamentale “ cambiare le tubature” e non tamponare le falle. Pensiamo però che sono due le gambe, entrambe necessarie, sulle quali far camminare la città.
La prima è la presenza di donne nella composizione delle liste elettorali e nelle posizioni decisionali a livello di giunta, di consiglio comunale, nella macchina amministrativa, negli enti partecipati, non solo in nome di una generica rappresentanza paritaria quanto perchè è necessario che l’agenda delle priorità sia decisa da donne e da uomini. Perchè si affermi una visione meno limitata e meno arrogante della realtà.
La seconda è l’attenzione alla qualità della vita quotidiana di donne, uomini, bambini e anziani, nativi e migranti. La qualità della vita si esprime in indicatori non solo monetari, quelli del Pil per intenderci, ma anche concreti come la salute, intellettuali come l’istruzione, giuridici come i diritti. Guarda al benessere, in termini di formazione di capacità umane, di possibilità per ciascuno e ciascuna di dare il meglio di sé in un contesto sociale. In questa chiave intendiamo il bilancio di genere, come uno strumento necessario affinchè le politiche del lavoro, le politiche sociali, dei trasporti, della mobilità, della cultura e dell’istruzione siano attraversate dal fatto che al mondo ci sono uomini e donne. Perché ciò che non si misura non si può cambiare.
Prime firmatarie
Usciamo dal Silenzio, Libera università delle donne, Di Nuovo Milano, Amiche di ABCD, Donne in Quota, Fondazione Badaracco di studi e documentazione delle donne, ArciLesbica Milano
per adesioni ledonneapisapia@gmail.com

Vai all'Archivio