LA VITTORIA DI MACRON: RIDIMENSIONAMENTO DEL POPULISMO? di Francesco Bochicchio

16 maggio 2017

LA VITTORIA DI MACRON: RIDIMENSIONAMENTO DEL POPULISMO?  di Francesco Bochicchio

La vittoria di Macron sembra una vittoria dell’Europa e della liberal-democrazia su sovranisti, nazionalisti  e populisti. In particolare, gli antipopulisti esultano e gridano alla sconfitta definitiva e comunque al ridimensionamento di ogni forma di populismo. Il grido di vittoria sembra prematuro. Macron ha vinto su la Le Pen che è una populista di destra, nazionalista e xenofoba, non fascista ma tale da suscitare gli entusiasmi e le adesioni dei fascisti, ed in ogni caso da evocare il rischio di un estremismo di destra a propria volta idoneo  a minare l’equilibrio dell’Europa. E’ un populismo di destra estremista ed impresentabile. La precedente vittoria di Trump, su posizioni non dissimili, è dovuta anche alla capacità dell’interessato di occultare  gli aspetti più sgradevoli, che stanno emergendo solo adesso, ed alla palese inadeguatezza della candidatura della Clinton, di cui si conoscono ampiamente i limiti ed i collegamenti di interessi, mentre Macron si presenta quale nuovo, e la sua derivazione dalle “investment bank” non presenta, almeno “prima facie”,  la permanenza di palesi collegamenti nell’attualità. Inoltre, lo spirito antifascista e repubblicano in Francia ha ancora valore contro il tradizionalismo. Infine, la Francia è il secondo Paese forte dell’Europa e pertanto beneficia di numerosi privilegi, con la conseguenza che il popolo francese sopporta meno sacrifici ed è meno tentato dall’attrazione verso i populismi, il che lo induce a respingerli quando impresentabili. La reazione al populismo della Francia non è pertanto esportabile. In pratica, Renzi non è Macron in quanto questi si presenta con trasparenza come centrista mentre il primo pretende di essere di sinistra. Ma, in Italia il vero punto è un altro: il populismo italiano non è, nella sua forza maggiore, il Movimento 5Stelle,  di destra e, pur totalmente distinto da ogni forma di sinistra, non incontra preclusioni di principio a sinistra, e comunque suscita a sinistra un certo interesse. La sconfitta della Le Pen ha infatti provocato subito un sconquasso a destra, o meglio un pericolo di sconquasso ancora lungi dal realizzarsi, aprendo all’interno della Lea Nord un fronte critico –capitanato addirittura  da Maroni e da Bossi- nei confronti di Salvini, netto nello schierarsi con Trump prima e con la Le Pen poi: nessuna conseguenza ha invece prodotto all’interno del Movimento 5Stelle. In definitiva, L’alternativa al centrismo ha in Italia uno spazio maggiore, o comunque non incontra una forte opposizione che sia veramente estesa. L’opposizione ad esso non fuoriesce quindi dall’ambito del centrismo, sempre più ridotto e meno affascinante di quello francese. Certamente, il modello populista italiano non è ancora vincente e deve assolutamente fuoriuscire da un ristretto ambito di mera protesta -questa sufficiente solo se il modello occidentale sprofondasse nel disastro, al momento solo annunciato, disastro peraltro che non sarebbe risolto, in quanto la stessa  mera protesta si rivelerebbe in grado solo di aprire un conflitto terribile-, per diventare di proposta, il che richiede di sciogliere il nodo di fondo, rappresentato dalla circostanza se il populismo possa sfondare a sinistra, senza perdere consensi popolari non di sinistra. Ma, in ogni caso, in paesi occidentali deboli come l’Italia, la soluzione populista appare idonea a diventare maggioritaria, a meno di consistenti aiuti dall’Europa, e l’eventuale rimanere di sola protesta non gli sarebbe di ostacolo, pur con i rischi traumatici sopra visti.  Per concludere, un cenno di ritorno su Macron non è superfluo -sia pur senza recedere il collegamento con l’Italia-: questi pretende di opporre al populismo una forte risposta europea, che è invece del tutto impossibile, visto che l’Europa è non solo in crisi ma addirittura priva di sostanza, in quanto il suo modello di sviluppo è bloccato dal predominio del capitale finanziario, incarnato alla perfezione da Macron, nonostante qualsivoglia apparenza. Questi, in definitiva, non può essere nient’altro che una mera meteora. E’ pertanto di profondo interesse accertare se il populismo italiano  possa fungere da modello, superando i suoi attuali profondi limiti, emersi soprattutto a Roma, ma presenti a livello nazionale, con una sostanziale incapacità di uscire da una mera demagogia. Tale incapacità può essere rimossa? Il nodo di cui sopra, con l’apertura di una discussione profonda con la sinistra antiliberista, non può essere in alcun modo eluso.

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