LA SPERANZA, UNA RIVALE DELLA POLITICA di Alberto Angeli
22 settembre 2019
La nascita del nuovo gruppo al Senato Italia Viva e Socialisti pare non abbia suscito molte emozioni nell’opinione pubblica e, se diamo ascolto ai media, anche in quella parte del PD attiva nelle istituzioni: Consiglieri Regionali, Comunali e più diffusamente tra gli iscritti al partito. Ma anche nelle magre file del PSI l’ardita operazione del Sen. Nencini ha aperto qualche problema, determinando polemiche e indotto lo stesso Senatore a spendere tempo in precisazioni e a respingere accuse di intelligenza con Renzi, nella preparazione e messa in atto della scissione dal PD. Le interpretazioni e le domande su cosa abbia spinto Renzi ad anticipare la sua uscita dal PD, a pochi giorni dal voto di fiducia sul Governo Conte II, si sprecano, parimenti si infittiscono nei Talk schow le schermaglie tra gli opinionisti, che si cimentano nella professione di profeti, ognuno dando per vera l’idea che Renzi lascerà cuocere a fuoco lento il governo Conte II, e quindi il PD, per poi assestare un colpo finale con le elezioni anticipate.
In tutto questo bailamme di opinioni sulla ragione della scissione, poche sono le domande su quale programma il neogruppo Renziano ItaliaViva/socialisti fonda la sua strategia, il suo ruolo, il suo futuro politico. Non sarà il Programma del PSI, che fin dal lontano 1993 con Benvenuto, poi dal 94 con Del Turco a cui poi sono seguite le diaspore dei vari movimenti alla ricerca di un ritorno in vita del socialismo: Boselli, Cicchito, i Laburisti di Spini, ancora Benvenuto, per giungere al 2008 con l’affermazione di Nencini a segretario del PSI, non sarà, appunto il programma del PSI, che in tutti questi anni non può portare a titolo nessuna riforma da identificare come socialista, finendo con le ultime elezioni per raggranellare una percentuale inferiore allo 0,5%, a condizionare le scelte di Italia Viva. Per conoscere quale sarà il programma Renziano/Nenciniano dovremo allora attendere che si concluda la Leopolda, a quel punto il quadro su cui riflettere ed orientare ogni valutazione sarà chiaro e decisivo, sia per Renzi, che per il Governo PD,5S e LEU.
Ma per i socialisti già si pone da subito una questione di non poco conto. La rottura con il cartello con il quale si era presentato alle elezioni politiche del 2018 con un programma specifico, sul quale possiamo anche sorvolare, poiché già c’era in atto una diversa attenzione tra i soci della lista riguardo al neonato governo Conte II. Ma quello che si configura come uno scandaloso affarismo è
la consegna del simbolo socialista a Renzi per consentire la costituzione del gruppo e ottenere così
i benefici che il regolamento del Senato concede ai gruppi che hanno partecipato al voto elettorale
del 4 marzo 2018. Ma ancora più grave e assurdo è dare valore ad un gruppo scissionista, che mette a rischio il governo, quel Governo al quale lo stesso Nencini ha dato il suo voto di fiducia che, come si poteva cogliere nella sua dichiarazione di voto, è una vittoria della democrazia contro la destra estrema di Salvini, che è cacciato all’opposizione, e perché il programma di Conte II corrisponde agli interessi del mondo produttivo e del Paese.
Chi scrive si è dichiarato contrario a questo Governo preferendo il ricorso al voto, anche contro le colombe pacifiste verso i 5stelle e i giustificazionisti del Conte II, favorevoli sostenitori di questa scelta per lasciare Salvini all’opposizione e salvare i conti del paese, soprattutto per impedire l’aumento dell’IVA. C’erano altre strade: il sostegno dall’opposizione ad un Governo tutto 5stelle e LEU, se proprio art.1 voleva sentirsi rappresentato, questa strada avrebbe messo fuori gioco Renzi e l’altro Matteo privato di un probabile fallimento di Conte II; ma è pensabile che anche una buona parte di moderati del PD, assertori e sostenitori della scelta governativa con i 5stelle, se ne sarebbero andati con Renzi o in altri movimenti. Il PD, se avesse percorso questa strada avrebbe sicuramente riacquistato una sua identità di sinistra, e per questo costituire un’attrazione anche per il PSI e, insieme alle altre forze della sinistra, dare corso ad un progetto riformista di sinistra, socialista e alternativo alle politiche capitalistiche, consumistiche, riduttive del benessere sociale,
portando nell’Europa una ventata di novità necessaria per affrontare buone politiche di redistribuzione della ricchezza, di rafforzamento del Welfare, del rilancio della ricerca, dell’istruzione e di una politica che combatta decisamente e rapidamente il cambiamento climatico con provvedimenti adeguati e finalizzato ad un modello economico in linea con questo percorso riformista.
E’ stata persa un’occasione, ma è scemata anche la fiducia sulla lungimiranza dei nostri rappresentanti. A questo punto dobbiamo sperare che il governo Giallo/Rosso del Conte II raggiunga il minimo delle cose che Conte ha lungamente, e stancamente, esposto nella richiesta della fiducia. Ecco, speranza: «L'importante è imparare a sperare. Il lavoro della speranza non è rinunciatario perché di per sé desidera aver successo invece che fallire. Lo sperare, superiore all'aver paura, non è né passivo come questo sentimento né, anzi meno che mai, bloccato nel nulla. L'affetto dello sperare si espande, allarga gli uomini invece di restringerli, non si sazia mai di sapere che cosa internamente li fa tendere a uno scopo e che cosa all'esterno può essere loro alleato. Il lavoro di questo affetto vuole uomini che si gettino attivamente nel nuovo che si va formando e cui essi stessi appartengono» (Ernst Bloch, Il principio Speranza Premessa).
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