LA SINISTRA ITALIANA E LA SINDROME DEI LEMMING, di Felice Besostri
19 dicembre 2009
I lemming sono dei piccoli roditori scandinavi, che, di tanto in tanto, dopo una folle corsa si buttano in mare e vi annegano in massa. Apparentemente niente è più lontano dai paesaggi nordici dell'Italia bagnata dal Mediterraneo, ma i lemming allignano anche qui e per colmo di sfortuna sono tutti orientati a sinistra. Una differenza, tuttavia, risalta: all'appuntamento suicida si presentano sempre in meno, mentre i lemming originali si moltiplicano tra un suicidio di massa e l'altro.
La spinta irrazionale in una direzione mortale è fortissima, come testimoniano le difficoltà di Sinistra e Libertà, stretta tra l'incudine dei frenatori e il martello degli acceleratori.
Tra l'altro si discute di un nome e di un simbolo, che è incerto si possa utilizzare alle prossime regionali dopo l'uscita della Federazione dei Verdi, ma tant'è l'ottimismo della volontà è più forte del pessimismo della ragione (giuridica). Non è con la furbata di aggiungere in grande ed in verde la parola ECOLOGIA, al posto dei tre simbolini dei partitini, che si evitano i problemi.
Se si doveva cambiare nome e simbolo non capisco perché non si sia abbandonato il termine SINISTRA per un più evocativo SOCIALISMO. Il termine “sinistra” indica una collocazione nello spazio politico e non una direzione di marcia o un obiettivo: non si può andare sempre più a sinistra.
Nel momento della più grave crisi del capitalismo si dovrebbe indicare, se non un modello alternativo di società, quantomeno una speranza di società diversa nei suoi valori fondanti. “ Un altro mondo è possibile” era lo slogan del Foro Sociale Mondiale di Porto Alegre. Pare che in Italia la parola socialismo non sia più utilizzabile, per responsabilità dei ricordi che suscitano i socialisti, solo a sentirli nominare. In questo modo si taglia fuori dalla più grande forza di sinistra in Europa, quella del PSE. In un certo senso è comprensibile il dramma di coloro, che nati comunisti, son prima diventati democratici di sinistra e poi soltanto democratici e di quelli che avendo rifiutato il cambiamento sono rimasti comunisti. Se gli uni per trasformarsi e gli altri per unificarsi hanno dovuto rinunciare a chiamarsi comunisti, non possono sopportare il richiamo al socialismo, come se fosse una vittoria postuma di quelli che Tangentopoli avrebbe dovuto cancellare, für ewig.
La sinistra italiana è ridotta ai minimi termini e i socialisti con essa. Sinistra e Libertà era un tentativo,già meglio riuscito di Sinistra Arcobaleno, ma per consolidarsi aveva bisogno di tempo. La defezione dei Verdi e le elezioni regionali alle porte hanno spinto SD e lo MPS di Vendola ad accelerare i tempi della costruzione del solito partito, come casa rifugio di antiche certezze, come se l'esistenza di un Segretario Generale, di un Comitato Centrale e di un Ufficio Politico fossero la panacea. Sono stati preparati regolamenti e procedure costitutive in assenza di programmi, basi ideologiche e affiliazioni internazionali certe. Vendola deve continuare a guidare la Puglia, ma se per caso, o bravura dei suoi avvocati, Sinistra e Libertà dovesse vincere i ricorsi per le elezioni europee e Vendola fosse costretto ad accettare un posto nell'Europarlamento, a quale gruppo si iscriverebbe? Non si deve nascondere che tra i socialisti ci siano riserve mentali, cresciute con la fuoriuscita dei Verdi e, anche, calcoli personali di suoi dirigenti, ma le resistenze sarebbero state vinte dalla bontà della proposta di rinnovamento. Le accelerazioni, in difformità dei patti sottoscritti, hanno, invece, rafforzato gli oppositori. I casi sono due Fava e Vendola non sono stati capaci di prevedere le reazioni ovvero erano state previste. Nel primo caso c'è da dubitare, che siano idonei a far rinascere una sinistra in Italia. Nel secondo caso sono inaffidabili come partner di un progetto di rinnovamento e di di ricostruzione della sinistra italiana ovvero non hanno capito il contesto europeo della lotta politica. Quando ci sono partiti competitori a sinistra della socialdemocrazia, nei casi di maggior successo, come in Olanda o in Norvegia, si chiamano socialisti ovvero, come in Germania hanno un forte e chiara componente socialdemocratica.
SeL o fa una scelta chiaramente socialista, con (è meglio) o senza il PSI, ovvero ha maggior senso, secondo le inclinazioni, entrare a far parte come componente,della Federazione della Sinistra Alternativa ovvero aderire individualmente al PD. SeL senza una componente socialista non ha senso e la presenza socialista non è risolta da adesioni di socialisti delusi dalla propria dirigenza.
Se si potesse ridurre tutto ad una battuta, si potrebbe ripetere con i francesi che “dans la gauche il y a toujours quelque chose de sinistre”, come la coazione a ripetere o l'assenza di realismo, pensando che l'estremismo possa sostituire la radicalità perduta di pensare una società altra di quella esistente.
Il 5 dicembre la manifestazione contro Berlusconi, avrà successo, come quella del 24 ottobre 2008. Mia nonna lo ripeteva spesso, che chi non ha testa ha gambe. Il successo della prossima manifestazione non toglierà la sinistra dalla crisi attuale, al limite servirà a convincere che l'Italia dei Valori sia l'unica opposizione o che il PD non è poi così tanto male. In fin dei conti quando un suo esponente come Nicola Latorre dice che il PD non conoscerà una deriva socialdemocratica, può rassicurare i nostalgici del PCI, anche se non si spiega la candidatura di Massimo D'Alema da parte del PSE, senza un approdo socialdemocratico. Tutto non è perduto, ma soltanto se ci si libera dai giochi dei vertici romani e del loro modo di far politica. Nei territori è ancora possibile proporre liste unitarie per le prossime elezioni regionali, con base nelle formazioni politiche, già integrate in SeL, ma richiede doti di autonomia di pensiero e di azione, cui da lungo tempo i militanti sono stati disabituati.