LA SINISTRA DIS-FACTA – di Aldo Ferrara, 18 febbraio 2008
27 febbraio 2008
5 Domande ai dirigenti di questa sinistra prima delle elezioni:
1. Non siamo sicuri che tutto sia stato detto agli elettori. E’ possibile ipotizzare un patto di ferro tra un Cavaliere vincente, nel paese e nei sondaggi, ed uno, sempre Cavaliere ma perdente che cerca di salvare il possibile, in preda ad una crisi tipo Titanic che affonda? Già da tempo, proprio su questo giornale, avevamo identificato i limiti di questa Unione. Nel 2004-05 non erano d’accordo neanche sul nome, prima Federazione dell’Ulivo, poi Unione con dentro l’Ulivo ed i germi della discordia. Affidare agli ex-Dc i destini della sinistra, è stato uno dei primi errori, proseguiti poi in una politica dalle basse intese, un processo di pseudo-liberalizzazioni che non ha dato al paese il segnale del cambiamento ma dell’arrangiamento. Un processo politico nel quale sono stati ben attenti (erano già in corso trattative?) dal prevedere cambiamenti, modifiche o abrogazioni delle Leggi Perverse: Cirielli, falso in bilancio, Moratti, Biagi e Gasparri. Quest’ultima legge, a malapena riveduta nella Gentiloni, non ha mai visto la luce, sempre nei cassetti e certamente non a caso. Come mai queste omissioni, perchè non rassicuraresi gli elettori: tranquilli, faremo come dicemmo in campagna elettorale. C’è qualcuno che può contestare?
2. Dal patto della crostata sulle riforme costituzionali, al patto Molotov-Ribbentrop alla casereccia per spartirsi le grandi città: Milano alla destra con una sinistra divisa (Fo, Corritore e Ferrante) e Roma appiattita su Veltroni con una destra apparentemente spaccata (Antoniozzi, Baccini ed Alemanno). Dalla Sala Regina della Bicamerale alla sussidiarietà in tema di assistenza il passo fu brevissimo. Vi sono numerosi esempi di come questa sinistra abbia dimenticato gli interessi del suo popolo e abbia deciso di venire a patti con le destre post-fasciste. Adesso insieme decidono di procedere sulla strada del Vassallum e trovare un accordo elettorale per dare luogo alla crescita di due partiti maggiori e tagliare le unghia a tutti gli altri minori, rei di intralciare il passo e di creare le basi della ingovernabilità. C’è qualcuno che può contestare?
3. Consegnare il paese ai post-fascisti è il minore dei torti da imputare a questa sinistra. In realtà si vuole la dissoluzione dell’intera tradizione post-comunista e socialista, in nome di una presunta modernità che sa di cambiamento radicale del modo di far politica: dalla politica tradizionale negli interessi del paese ( ed anche della classe dirigente) alla politica degli affari nell’interesse della sola classe dirigente. Si ritorna ad un vecchio assioma degli anni cinquanta: Dirigenti o Dominanti? quando l’occupazione del potere era stabilmente nelle mani dei DC e dei suoi alleati. Distruggere un patrimonio di sinistra, della classe operai e del proletariato significa cancellare un pezzo di storia del paese, che da Gramsci a Togliatti, ha significato il recupero della coscienza dei diritti nel mondo del lavoro, nella società civile e nel modo di vivere. C’è qualcuno che può contestare?
4. Così registriamo un diverso modo di fare politica, la politica degli affari, la politica delle banche e delle assicurazioni volte ad impossessarsi del TFR, della fase integrativa di assistenza sanitaria (modello Formigoni). Si vuole in sostanza cancellare nella prassi quel processo di solidarietà verso i più indigenti e meno fortunati che la Costituzione previde. Dall’art.2 all’art.32. Si vuole in poche parole disgregare quel tessuto di solidarietà e lo si vuole fare nei fatti, senza avere il coraggio di farlo sulla Carta Costituzionale. C’è qualcuno che può contestare?
5. Se ad esempio Formigoni si candida per fare il ministro, e magari della Sanità, i poveri non potranno avere certezza di cura ed i ricchi invece sì. Lo dimostra il fatto che la Regione Lombardia che ha ben l’86% del PIL impegnato nella spesa sanitaria, è addirittura in attivo su questa voce per il semplice fatto che non spende per i suoi assistiti, spendono in parte loro per integrare in modo privatistico. Insomma Robin Hood alla rovescia: tasse per i più indigenti perché i ricchi possano goderne.
5. Ma l’occupazione del potere non riguarda solo le destre. In Toscana, Emilia Romagna ed in altre realtà l’occupazione del potere è connotata a sinistra. La legge elettorale a liste bloccate fu varata la prima volta in Toscana (Chiti Presidente della Regione). Registriamo solo una spaccatura di comodo: alcune regioni rosse, altre azzurre, ma i metodi sono esattamente gli stessi. C’è qualcuno che può contestare?
Allora se questa sinistra, nel titolo Dis-Facta con la solita allusione a Luigi Facta ultimo Presidente del Consiglio prima di Mussolini, deve esercitare azione politica in questo modo, è meglio che perda ed al suo posto ne costruiremo una diversa, improntata al mondo del lavoro, che si occupi finalmente dei morti sul lavoro, piaga di cui tutti parlano ma di cui nessuno si preoccupa seriamente, di integrazione sociale ed etnica, di un mondo non necessariamente migliore ma certamente diverso. A me sembra che questa sinistra, dai tratti imperialistici e ben immersa nell’organizzazione della globalizzazione, abbia tratto dal capitalismo gli elementi peggiori ed allora mi chiedo se non sia il caso di riavere i dominanti capitalistici per poterli combattere a viso aperto.