LA SINDROME DI MASANIELLO di Alberto Angeli

05 giugno 2018

LA SINDROME DI MASANIELLO di Alberto Angeli

Così il Governo Populista (o della destra-destra) è nato. Il Prof. Conte, Primo Ministro, e i Ministri da lui proposti hanno giurato di fronte a Mattarella di difendere e servire la Repubblica. Con ostentazione, il due giugno, festa della Repubblica, Presidente del Coniglio e Ministri hanno partecipato alla parata tenutasi nella Capitale. Dunque, nessun’altra manifestazione separata, antagonista, si è tenuta da parte dei pentastellati, come avevano minacciato. Anche il proposito di mettere a ferro e a fuoco il sistema democratico, urlato alla folla e con la folla alcuni giorni prima, invocando la richiesta di impeachment contro il Presidente Mattarella, si è trasformato in una pace politica che, come nella metamorfosi di Ulrich Beck,  ciò che pareva inconcepibile accade.

 E il popolo sovrano, la massa, che nella piazza ascoltava  Di Maio e di Battista scagliare feroci accuse al Capo dello Stato per avere svolto il suo ruolo di garante costituzionale, e partecipava concorde alla strumentale rivolta contro il sistema, urlando e inveendo, avrà certamente deposto le armi e tonificato la gola irritata e l’animo infuriato. E oggi, che i loro divini sono ascesi al potere e immediatamente ne hanno accettato i riti e le consuetudini barocche, forse, guardandoli in televisione sorridere per avere conquistato il Governo del Paese, un qualche dubbio sulla coerenza si sarà proposto come riflessione.

 La sociologia è certamente un fenomeno complesso e il paradigma a cui spesso ricorre per costruire un modello e criteri teorici indispensabili per aprire una visione del mondo, rende questa scienza uno strumento delicato, che solo mani esperte possono lavorare. Eppure, questo epifenomeno riguardante il comportamento delle folle e la psicologia delle masse, pure trascurando Le Bon e Freud, Weber e Durkheim,  ci svela un orientamento preoccupante della vicenda, che la politica e i cosiddetti  esponenti dell’opinion leader hanno l’interesse a valutare e prendere in seria considerazione. Riflettere, cioè sullo spessore della reazione di quel popolo e l’incitamento anti sistema del suo leader, psicologicamente affetto da una distorsione cognitiva, non è da  sottovalutare, anzi ci richiama il proverbio pessimistico dell’Asinaria di Plauto e evocato dal filosofo T. Hobbes, homo homini lupus.

La realtà, e il fatto nuovo di cui stiamo parlando, ci ricorda che al termine di questa esperienza le cose non saranno più le stesse, sia politicamente, che socialmente e, forse, anche economicamente. Bisogna infatti mettere in conto che alla conclusione di questa avventura molti dei valori e delle idee culturali su cui abbiamo costruito la nostra società, per la tensione che sembra sprigionarsi dalla nuova realtà politica, potrebbero non avere più alcuna presa sulla società. In molti ci siamo spinti a definire i piani di cambiamento contenuti nel progetto siglato da Di Maio e Salvini,  visioni , solo visioni. In effetti se non hai la possibilità di coglierle sembra che non esistano e siano impossibili. Eppure, eppure tutto sembra rifluire, ritornare ad una certa normalità. Anche i mercati e i trader sembrano essersi disposti in attesa, la stampa, quella più critica ora appare più propensa a dare tempo, a valutare con meno rigore i punti economici e programmatici del progetto, e più indulgente sulla parte sociale, civile, amministrativa.

Nessuno ricorda più che in quel contratto non c’è l’ombra di ciò che dovrà essere l’Italia al termine di questa esperienza (sempre che si concluda senza drammi ), quale Paese, quale livello di valori, di cultura, di crescita sociale, sarà consegnata alla storia. Tutto questo avviene senza resistenza per l’abbandono da parte della sinistra del suo compito politico, della sua visione sociale,  della cultura che la lotta Partigiana e antifascista ci ha consegnato. A questo punto gli appelli valgono a poco, se non c’è una vera riconsiderazione e riflessione sugli errori commessi, se non si ricostruisce un gruppo dirigente (che richiede tempo e fatica), insieme alla salvaguardia dei valori che appartengono storicamente a tutte le forze democratiche che si richiamano alla sinistra, al riformismo e al movimento sindacale, di cui ora, in questo momento storico così difficile, è avvertita la debolezza del suo ruolo e della sua visione sociale dei problemi del lavoro, dell’istruzione, della crescita culturale.

C’è da sperare che la vita politica di questo Governo duri quanto la rivolta di Masaniello (dal 7 al 16 luglio 1647), confidando che sia la stessa popolazione a cacciarli, la stessa che con Di Maio pretendeva la cacciata del Presidente. Speriamo che prevalga il sentimento della rivincita, in luogo della rassegnazione.

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