LA ROSA NEL PUGNO NON È MORTA - di Roberto Biscardini, 27 novembre 2006

01 dicembre 2006

LA ROSA NEL PUGNO NON È MORTA - di Roberto Biscardini, 27 novembre 2006

“La Rosa nel Pugno non è morta e se, per il momento, non diverrà una federazione o un partito, questo non significa la fine del progetto politico, tuttora valido, che continuerà a vivere con il gruppo alla Camera e la delegazione al governo, aprendo a quanti ne fossero interessati. Questo in sintesi l'esito della discussione della segreteria, riunitasi giovedì sera, che ha deciso di portare alla riunione della Direzione, entro sabato 16 dicembre, la proposta di nuove forme per il proseguimento del progetto della Rosa nel Pugno capaci di coinvolgere più ampiamente tutta l'area laica. liberale e socialista, che trova sempre meno risposte negli altri progetti politici in corso''. E’ esattamente questo il testo del comunicato stampa diffuso dallo Sdi dopo la segreteria della RnP di giovedì scorso. Al di là della crudezza del linguaggio sembra non esserci dubbi: per il gruppo dirigente dello Sdi non solo la Rosa nel Pugno non è morta ma neppure deve morire. E così, come nei presupposti iniziali, essa deve e può coinvolgere, oltre lo Sdi e oltre i radicali, altre forze, componenti, soggetti e personalità per riunire “tutta l’area laica liberale e socialista” che solo una forza politica come la Rosa nel Pugno può rappresentare. Rimane in vita ed il progetto viene confermato, per far nascere su contenuti e battaglie politiche nuove una forza socialista e liberale. Una forza politica nuova, in grado di coprire una spazio politico lasciato libero dalla crisi dell’attuale sistema, dalla debolezza dell’attuale bipolarismo, dall’impossibilità per alcune componenti laiche e liberali di riconoscersi ancora nella destra e dalla debolezza sia politica sia culturale con la quale dovrebbe nascere a sinistra il cosiddetto Partito democratico.
La RnP può ancora essere il soggetto politico nuovo in grado di crescere con il contributo di tutti quei laici e socialisti che la identificano come l’unica occasione concreta per dar vita ad un progetto socialista indipendente e quanti, per esempio diessini, che hanno maturato un processo di adesione e avvicinamento alla cultura del socialismo liberale, riformista, europeo che non ritrovano nella politica del proprio partito. Un grande progetto di cambiamento e di trasformazione della sinistra italiana che è sembrato inspiegabilmente interrompersi dopo il risultato elettorale del 10 aprile. Che sembrava dover morire in questi mesi per mano degli stessi soggetti proponenti.
Ma le cose non sono ancora a questo punto. Il parricidio senza spiegazioni plausibili non si è consumato e ci sono ancore le condizioni per continuare. Il risultato elettorale minore rispetto alle aspettative non bastava a decretare la fine della Rosa nel Pugno. Semmai quel risultato che è stato decisivo per il successo dell’Unione, sul tavolo dell’Unione doveva essere speso con maggiore convinzione. D’altra parte, nelle condizioni in cui si svolse quella campagna elettorale, il risultato fu più che ragionevole. Portare da destra a sinistra voti controcorrente non era questione facile. Se tutta l’Unione per sua responsabilità ha perso negli ultimi dieci giorni di campagna elettorale più del 5% dei voti, dentro quella perdita toccò proprio a noi proporzionalmente perdere di più. Nonostante qualche disaffezione socialista verso i radicali e dei radicali verso i socialisti, per la prima volta nella storia di questi ultimi dodici anni lo RnP ha conquistato consensi nuovi, esterni alle vecchie tradizioni, né socialisti né radicali. Un piccolo ma significativo valore aggiunto, che si aspettava, dopo il voto, un impegno forte e coerente con le proposte politiche che la RnP ha sostenuto in campagna elettorale. Un gruzzolo di voti rimasto invece esterrefatto dalla crisi successiva, dall’afasia e dall’incapacità dei gruppi dirigenti di proseguire sulla strada intrapresa. Esterrefatto, come gli stessi militanti socialisti e radicali, delle incomprensibili rigidità di Pannella e delle spinte interne allo Sdi tese a rompere per andare da soli.
Esterrefatti anche per l’atteggiamento che il gruppo dirigente ha avuto sul risultato elettorale. Quand’anche non fosse stato soddisfacente, non basta a rinunciare ad un progetto e ad una battaglia in cui si crede veramente. Anche il risultato peggiore non basta per dare forfait dopo la prima prova. Se questa dovesse essere la regola, quanti partiti, compreso lo Sdi, nella storia più o meno recente della politica italiana non avrebbero più senso di esistere? Se lo Sdi ha retto per tanti anni anche con risultati elettorali modesti una ragione c’era. Ragione di più per la Rosa nel Pugno oggi, per la prospettiva che ha aperto e per la carica alternativa e di cambiamento che il suo progetto ha rappresentato in un solo anno di vita.
Si può arrivare alla prossima direzione nazionale della Rosa nel Pugno con un programma minimo di cose da fare recuperando il tempo perduto in questi ultimi mesi.
I radicali e i socialisti dopo il voto non hanno saputo avviare un forte e convincente processo costituente e aggregante, e con i loro comportamenti non hanno dato fiducia né a quanti si erano avvicinati prima del voto né a coloro che erano sul punto di farlo anche dopo. Lo si può fare adesso.
Dopo l’elezioni non abbiamo fatto la prima cosa che tutti si aspettavano avremmo fatto: aprire in qualche forma le adesioni alla Rosa nel Pugno anche al di fuori del tradizionale tesseramento dello Sdi e del Partito radicale. Senza togliere in questa prima fase ai due partiti fondatori la loro autonomia politica, avremmo dato chiaro il segno che in fondo al percorso c’è per tutti la nascita di un partito nuovo, espressione del superamento dei partiti fondatori.
Lo si può fare adesso con un salto di qualità fatto di cose semplici. Come più volte e da più parti si è detto, occorre un centro politico solidale in grado di proporre e orientare un forte iniziativa politica. Occorre saper aprirsi all’esterno coinvolgendo i “rosapugnisti”. Occorre recuperare nella Rosa nel Pugno un protagonismo della cultura socialista fino ad oggi troppo debole ed inspiegabilmente silenziosa nonostante il fiorire di iniziative socialiste intorno a noi. Occorre favorire a livello locale, là dove è possibile, nuovi processi di aggregazione presentando alle prossime amministrative liste con il simbolo della Rosa nel Pugno.
Se la Rosa non muore e quindi se tra socialisti e radicali continuerà un’alleanza politica, è naturale che dovranno aumentare e non diminuire gli sforzi per lavorare insieme. Difficile poter sostenere ancora che un progetto comune, che si dichiara di voler perseguire, consenta contemporaneamente a socialisti e radicali di andare da soli per la propria strada.

Vai all'Archivio