La relazione di Boselli all’esecutivo. Lista unitaria in tutte le regioni. "Non ripresentarla sarebbe un grave passo indietro".
20 ottobre 2004
Qui di seguito un’ampia sintesi della relazione introduttiva di Enrico Boselli ai lavori del Comitato esecutivo di venerdì 8 ottobre che si è tenuto preso l’Hotel Exedra, in piazza dell’Esedra a Roma. “Riteniamo che l’aspetto fondamentale per sviluppare la costruzione di un nuovo soggetto politico di tipo federativo - ha spiegato Boselli - sia rappresentato dalla ripresentazione alle prossime elezioni regionali, ovunque, della lista già presentata alle europee. Non ripresentarla sarebbe un grave passo indietro. Sento avanzare la proposta di avere la lista unitaria solo in alcune Regioni, mentre nella maggioranza dei casi si presenterebbero liste di partiti. Si giustifica questa scelta con ragioni di convenienza locale, soprattutto guardando ai differenti risultati che la lista unitaria ha avuto al Sud rispetto al Nord. Mi chiedo - ha detto ancora - come si possa affrontare una campagna elettorale, che ha sicuramente un rilievo e una portata nazionale, con simboli diversi da Regione a Regione. Mi sembra un assurdo che rischia d’indebolirci tutti. Un conto è fare una campagna per il proprio simbolo di partito; altro è farla per la lista unitaria. Comprenderei che si presentasse la lista unitaria ovunque, con una o due eccezioni. Non capirei una soluzione a macchia di leopardo. Per questo motivo lo Sdi continuerà a insistere sulla lista unitaria ovunque. È la portata strategica del progetto che ci deve indurre ad andare avanti nella strada aperta dalle europee, invece di tornare indietro”. “Abbiamo affrontato dopo le elezioni europee - ha continuato - un confronto, che ha immediatamente rimesso in discussione, se non l’obiettivo, sicuramente i tempi di realizzazione della costruzione di un vero e proprio nuovo soggetto politico. Il risultato elettorale è stato sicuramente positivo per la lista Uniti nell’Ulivo, ma non è stato tale da superare dubbi e perplessità che sono stati sempre presenti. Romano Prodi ha cercato, a più riprese, di rilanciare il suo progetto, ma ha incontrato e sta continuando ad incontrare ostacoli che non sono di poco conto. Io non credo che via sia un ‘complotto’ nei confronti di Prodi. Più semplicemente sono le incertezze politiche sul suo progetto a dare un senso di provvisorietà alla sua candidatura a premier. A mio giudizio non si contesta Prodi con lo scopo di aprire la strada ad una nuova candidatura, ma per indebolirne la capacità di affermare il suo progetto. Si vuole, in altre parole, indurlo a candidarsi lasciando cadere la sua visione strategica o, comunque, accettarne una realizzazione talmente parziale da risultare poco significativa e facilmente svuotabile del proprio contenuto. Noi stiamo partecipando, con Villetti e Antinucci, alla stesura delle regole della nascente Federazione. Abbiamo constatato in quella sede che sta prevalendo uno spirito costruttivo. Può essere raggiunto a breve un buon risultato”. Referendum Boselli ha poi affrontato la questione dei referendum sulla legge per la fecondazione assistita, parlando anche dell’iniziativa di Amato. “Come Sdi, ci siamo impegnati con vigore nella raccolta delle firme per il referendum. Lo hanno fatto tutte le nostre organizzazioni territoriali. Lo ha fatto la nostra federazione giovanile guidata da Gianluca Quadrana e sono state in prima linea le nostre campagne sotto l’impulso di Maria Rosaria Manieri. Abbiamo ottenuto buoni risultati - ha proseguito Boselli - che hanno premiato il nostro sforzo. La scelta di sostenere il referendum nasce dal fatto che su materie di questo tipo le decisioni sono assunte sulla base di un libero convincimento personale al di fuori di discipline di partito. Se la libertà di coscienza vale per deputati e senatori, tanto più vale per i cittadini. Il referendum non è il fine ma il mezzo per ottenere il cambiamento della legge. Noi, quindi, non siamo contrari a modifiche che avvengono in Parlamento. Non abbiamo, quindi, obiezioni di principio rispetto al tentativo portato avanti da Giuliano Amato che è sicuramente animato da un’intenzione positiva e condivisibile. Non crediamo, però - ha puntualizzato Boselli - che su queste materie si possa arrivare a facili compromessi, ma che è meglio affidarsi alla libertà di coscienza. Allo stato delle cose, non crediamo che ci siano né i tempi né le condizioni per cambiare radicalmente la legge. Del resto, almeno da quanto ho appreso dalla stampa, non pochi sono i dubbi e le perplessità che nutro sulla sostanza della proposta. Tuttavia, per dare una valutazione definitiva devo conoscere il testo. Continuiamo, quindi, a seguire l’impostazione che ci siamo dati, non arretriamo rispetto al nostro impegno referendario e non siamo disponibili a compromessi che non comportino un cambiamento radicale della legge. Noi vogliamo invece che sulla scelta di merito ci si affidi alla libertà di coscienza. Personalmente, come tante altre compagne e tanti altri compagni, ritengo che la legge approvata sia fortemente arretrata e limitativa dei diritti della persona. Comprendo, però, che si possa avere il dubbio se si debba rendere nota o meno a determinate condizioni l’identità del donatore, mentre mi sembra davvero inaccettabile una proibizione della fecondazione eterologa. Del resto, come si sa, i quesiti referendari sono molteplici. Non c’è, quindi - ha sottolineato Boselli - alcuno spirito di crociata nel nostro attivo sostegno al referendum, alcun intento di risuscitare il vecchio anticlericalismo, di riproporre una divisione politica tra credenti e non credenti, ma la piena e convinta adesione al principio della laicità dello Stato. Noi siamo convinti che una nuova legge darebbe la possibilità di scelta, come è avvenuto per il divorzio e per l’aborto; non sarebbe certo una costrizione. Chi non volesse usufruire della fecondazione eterologa, sarebbe ovviamente libero di farlo, come chi invece ne volesse usufruire. A prevalere, quindi, non deve essere una morale qualsiasi, ma un diritto di libertà”. Iraq Infine la questione dell’Iraq e della partecipazione del contingente italiano. “Noi non abbiamo alcun motivo per cambiare i nostri convincimenti a proposito della nostra contrarietà all’intervento militare americano in Iraq. Come si è potuto verificare - ha detto a questo proposito - non ha avuto alcuna giustificazione: non c’erano le armi di distruzione di massa che avrebbero potuto essere una grave minaccia; il regime non era certo dietro gli attentati terroristici messi in opera da elementi appartenenti al fondamentalismo islamico. Si potevano trovare altre strade per mettere in crisi il dispotismo di Saddam Hussein. Dopo l’intervento americano il mondo non è più sicuro ma è più insicuro. Oggi l’Iraq è davvero diventato terreno nel quale si sono annidati pericolosi gruppi terroristici. Il centro sinistra, se fosse stato al governo, non avrebbe mandato forze militari italiane in Iraq al di fuori di un mandato esplicito dell’Onu. Se ci fossero state a giugno elezioni politiche, e non solo quelle europee, e se il centro sinistra avesse vinto, il nuovo governo Prodi avrebbe ritirato le truppe italiane. Riesumare oggi una discussione che già è avvenuta non serve a nulla. Allo stato delle cose, prima di reiterare con una mozione in Parlamento la richiesta del ritiro, sarebbe saggio aspettare almeno l’esito delle elezioni americane. Comunque vadano le elezioni - e noi speriamo che vinca Kerry - vi potrà essere un cambiamento dell’impostazione unilaterale della nuova o della riconfermata amministrazione americana. In ogni caso - ha concluso Boselli - non dobbiamo ripetere l’errore di ripresentare una mozione di poche righe, ma presentare un documento nel quale sia chiarita la nostra linea di politica estera”.
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