LA QUESTIONE MERIDIONALE: OVVERO DA GRAMSCI A LOMBROSO di Alberto Benzoni

21 marzo 2018

LA QUESTIONE MERIDIONALE: OVVERO DA GRAMSCI A LOMBROSO di Alberto Benzoni

Come è noto, il M5S ha conquistato la pratica totalità dei seggi nel Mezzogiorno e nelle isole, allargando la sua presa anche alla Marche e alla maggiornza dei seggi nel Lazio.
Un dato che non intndo commentare qui. Perchè quello che mi interessa è la totale mancanza d'interesse di fronte ad un fenomeno di queste dimensioni.
Ai tempi della "mai abbastanza deprecata"prima repubblica bastavano spostamenti marginali dell'opinione pubblica per determinare reazioni politiche rilevanti. Tre e mezzo per cento in più ai liberali ed era la fine del centrosinistra riformatore. Nascono i verdi con il 2/3% e nasce assieme a loro il ministero dell'ambiente.
Oggi, invece, partiti e media, prima della sortita di Fitto, non hanno dedicato la minima attenzione allo tsunami in arrivo. Perché?  Perché erano troppo intenti a denunciare, anzi a gonfiare oltre misura le magagne e le crisette del grillismo ?
Certamente sì; ma non si tratta soltanto di una cecità procurata e strumentale. Ma delle conseguenze finali di una tara originaria: del fatto che il Mezzogiorno e i suoi problemi non sono stati mai in cima ai pensieri della classe dirigente della seconda repubblica. Per non dire che sono stati totalmente cancellati dal suo orizzonte politico. Ad un punto tale che il voto di condanna nei suoi confronti è stato accolto con autocritiche inconsistenti e ipocrite, incapaci di nascondere la durezza della reazione sottostante: "il voto riflette l'immaturità politica dei meridionali e il loro inconsistente ribellismo; si sono buttati su Di Maio come si erano buttati su Berlusconi; più presto si accorgeranno di essersi sbagliati meglio sarà".
Da Gramsci a Lombroso. Come volevasi dimostrare.
Il fatto è che, in questa vicenda, il bipolarismo è d'obbligo. O tu ritieni che l'unificazione economica e politica del paese sia La missione fondamentale ( così come la lotta alla criminalità organizzata). E allora devi dedicarvi le tue migliori energie e le necessarie risorse.
O, in caso contrario, devi per forza disinteressartene, scaricandone la responsabilità del disastro e, paradossalmente anche l'obbligo di farvi fronte sui meridionali stessi, in una spirale perversa che ti porta a considerarli, ebbene sì, una razza inferiore.
Inutile ricordare che il passo decisivo nella direzione di Lombroso è stato compiuto con la nascita della seconda repubblica. Via la Cassa e via l'intervento pubblico, responsabile di tutti mali. Via l'Iri, simbolo delle "cattedrali nel deserto. Via i ministeri istituzionalmente interessati alla questione meridionale Il Nord, oggetto del desiderio. Il decentramento regionalista senza criterio. La lotta alla criminalità organizzata delegata agli organi a ciò preposti
. Via i ministri meridionali. Mentre i politici dell'area (anche per loro responsabilità s'intende) non riescono mai ad assurgere ad un ruolo nazionale. Il rapporto con l'Europa visto attraverso il prisma veneto o lombardo. E potremmo continuare.
In tutto questo, i meridionali scompaiono letteralmente dai radar.
Fatte le debite proporzione, la loro condizione ricorda un pò quella dei palestinesi: ignorati quando non si muovono (segno che il loro problema non esiste); condannati quando si ribellano, perché così manifestano la loro inguaribile immaturità.
Però il sottoscritto rimane fiducioso. I palestinesi hanno dalla loro parte il fatto di esistere; e di esistere in un certo lembo di terra; nella convinzione che, fosse solo per questo, i loro diritti verranno, o prima o poi, presi in considerazione senza bisogno di arrendersi o di ricorrere alla violenza.
Per i meridionali, l'opzione è molto semplice. Ed è molto meno drammatica. Esistono. Esistono in pace e in un quadro nazionale di cui fanno parte integrante. Hanno solo bisogno di contare collettivamente: a partire dalla valorizzazione politica di un voto collettivo di protesta della cui gestione sono, o dovrebbero essere, i primi titolari.

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