LA NOSTRA ALLEANZA CON I RADICALI È CONTRO BERLUSCONI. LO SAPEVANO TUTTI... – Intervista di Bruno Miserendino a Enrico Boselli, da l’Unità del 25 ottobre 2005
03 novembre 2005
De Michelis attacca: Boselli deve parlare con me e non con Bobo. De Michelis sospetta: qualcuno ha lavorato per far andare così il nostro congresso... E Boselli? Il segretario dello Sdi, dopo la quattro giorni di fuoco, è il simbolo della pazienza. «Continua a non essermi chiaro cosa vuole De Michelis, eppure ci siamo parlati anche oggi (ieri ndr), lui sa che ho lavorato per settimane per evitare una conclusione del genere. Così ci facciamo del male tutti...»
Appunto, on. Boselli, Bobo Craxi viene con voi, ma una parte del nuovo Psi non si sa. È un guazzabuglio che mette in difficoltà il progetto di unità socialista con Pannella?La scelta di far nascere una nuova forza socialista-radicale-laica liberale noi l’abbiamo fatta e il progetto non si ferma. Noi abbiamo rallentato in attesa del congresso del Nuovo Psi, per evitare che decidesse a cose già fatte. Certo questa spaccatura pone nuovi problemi. Però ci siamo visti con Pannella e il gruppo dirigente dei radicali, e loro sono determinati quanto noi ad andare avanti. Noi vogliamo far nascere questa nuova forza politica. Stiamo nel centrosinistra, vogliamo contribuire alla sconfitta di Berlusconi, vogliamo difendere nel prossimo parlamento tante conquiste civili e la laicità dello stato, che è in grave pericolo.
Ma se De Michelis non si accorda con Bobo Craxi, che accade?Il problema è che De Michelis è stato ambiguo, non si può chiedere di discutere con noi, di fare una lista contro Berlusconi, e contemporaneamente stare al governo con Berlusconi. Non ha avuto il coraggio di sciogliere in modo chiaro il nodo, avrebbe dovuto dire esco dalla Cdl, vengo con voi. Invece ha solo fatto intendere, mentre Bobo Craxi è stato molto più limpido. Detto questo non c’è alcun dubbio che il congresso doveva concludersi in un altro modo. Evidentemente non mi sono fatto capire.
La vostra collocazione nell’Unione è chiara. Ma nel centrosinistra c’è chi non si fida di Pannella. Non è che questa operazione rischia di rendere difficili i rapporti con l’Unione?I radicali hanno fatto una scelta molto chiara a sostegno del centrosinistra. Di lì non verranno problemi. Era chiaro del resto che un’alleanza con lo Sdi comportava una scelta di campo netta a favore del centrosinistra, anche perché, e lo dico senza polemica, noi quella scelta l’abbiamo compiuta 12 anni fa, prima di molti altri. Dopo di chè l’Unione è un’alleanza plurale, dove ciascuno mantiene la propria identità. Il problema è trovare una sintesi e questo è il compito affidato a Romano Prodi. Ma noi nei suoi confronti ci siamo mossi con grande lealtà.
Però la novità è che l’Ulivo sembra rinato. Voi ne siete tra i fondatori, perché non vi attrae più?Sull’Ulivo il ragionamento è più impegnativo. Io in questa scelta della Margherita e dei Ds di ritrovarsi in una lista unitaria, in vista di progetti ancora più importanti, ci vedo il rischio della scorciatoia elettorale. Una scelta tattica, buona per queste elezioni.
Cosa non la convince?La conversione mi sembra troppo repentina. E credo che se non si riflette sulle ragioni per cui la Margherita mise in crisi l’Ulivo cinque mesi fa, impedendo la presentazione di una lista unitaria, si rischia davvero di non far rinascere nulla. La Margherita allora fece un ragionamento molto semplice che stabiliva una divisione dei compiti tra centro e sinistra. Il centro, disse, è l’area di espansione nostra, la sinistra faccia la sinistra. Ora, per la storia di questo paese, se si dice centro, si pensa a un centro cattolico. E d’altra parte le scelte di Rutelli in questi mesi sono state coerenti, basta pensare al referendum sulla fecondazione. Con quella decisione la Margherita ha messo in crisi l’idea di un Ulivo che mette insieme laici e cattolici, e supera le antiche divisioni. Questa era del resto l’intuizione di Romano Prodi. Poi mi guardo intorno e metto in fila tante altre cose: la scelta della destra di cavalcare la morale, penso a Casini, Pera, ai teocon, penso alla formidabile iniziativa politica delle gerarchie ecclesiastiche, che ha messo in discussione la laicità dello stato. Questo insieme di cose mi porta a dire che la scelta dello Sdi di allearsi coi radicali non è una ritirata strategica dopo il fallimento dell’Ulivo. È una scelta strategica, perché noi questa nuova forza la collochiamo proprio lì, in quel punto, dove l’Ulivo è andato in crisi. E proprio perché noi crediamo nel progetto di Prodi, diciamo che questo di cui si parla non è il suo progetto, è una scorciatoia elettorale.
Mi faccia un esempio di ciò che farete.Ricordiamoci che oggi ci troviamo con un parlamento che è molto indietro rispetto alla società italiana. Per esempio, se noi saremo forti, i Pacs diventeranno subito legge, come il divorzio veloce.
Le elezioni diranno molte cose, anche sul futuro dell’Ulivo. Ma in prospettiva, se si formasse un grande partito riformista voi ci stareste?Se dovesse davvero nascere quel partito democratico o riformista di cui si parla da anni noi e i radicali non saremmo certo indifferenti. Però dubito che possa nascere. E non sono il solo, a dubitare.