LA MARCIA DI NATALE NON MINACCIA LA SICUREZZA DEL CITTADINO
24 dicembre 2005
Non solo una richiesta di clemenza per tanti cittadini che nelle carceri italiane vivono in condizioni disumane. Non solo un appello perché nelle carceri italiane possa riprendere con la riduzione delle presenze un percorso di riabilitazione che la nostra costituzione impone. (Già molti di coloro che vogliono difendere la vecchia costituzione contro la nuova si sono dimenticati l’art.27 sulla rieducazione del condannato.) Non solo per ridurre il numero dei processi pendenti per consentire alla giustizia di riprendere il suo corso, colpendo i crimini più gravi e pericolosi. Ma una marcia contro una giustizia che fa finta di funzionare ma non funziona, per tutelare proprio la sicurezza e l’incolumità dei cittadini. Oggi nelle carceri italiane con ci sono i delinquenti veri. Quelli sono fuori, protetti dai grandi avvocati, quelli riescono a trascinare i processi e per loro arriva sempre la prescrizione del reato. Adesso il governo per i reati finanziari ha abbassato anche i tempi della prescrizione, quindi oggi nel nostro c’è non una amnistia giusta per i reati minori ma un amnistia ingiusta per i reati gravi. Oggi in carcere ci sono tanti stranieri spesso colpiti da reati poco gravi, in attesa di giudizio, perché non si conoscono le loro generalità, perché non parlano italiano, perché non hanno il permesso di soggiorno. Per loro non occorre il carcere, per loro occorre o l’estradizione o il recupero e inserimento sociale se sono innocenti. In carcere ci sono tanti giovani tossicodipendenti, per loro non occorre il carcere, per loro occorrono delle strutture sanitarie sociali di riabilitazione. Oggi le nostre carceri non sono più il luogo dove il reo sconta la pena, ma il parcheggio infernale di un sistema sociale in crisi.
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