LA MAGGIORANZA C'E' SOLO A PALAZZO GRAZIOLI di Emanuele Macaluso da Il Riformista del 28 giugno 2011

30 luglio 2011

LA MAGGIORANZA C'E' SOLO A PALAZZO GRAZIOLI di Emanuele Macaluso da Il Riformista del 28 giugno 2011

Cerchiamo di ragionare sulla situazione in cui si trova il nostro paese nel momento in cui è chiamato, dai fatti, a fare i conti con se stesso, con il suo indebitamento, col suo modo di stare in Europa, con il suo sistema produttivo inceppato, e con la necessità, quindi, di fare una manovra economica di 45 miliardi. Il governo c’è e non c’è. Si discute sulla fine del berlusconismo, ma il Cavaliere è ancora in sella e trova nel parlamento una maggioranza raccogliticcia, senza anima, senza progetti e senza avvenire, in grado solo di sopravvivere a se stesso. I partiti di governo sono balcanizzati e il confronto sulla manovra che impegna il paese è un’occasione per fare i conti col ministro dell’economia, e fra le tribù che si incontrano e si scontrano nel tentativo di sopravvivere. Ieri, con molto rumore giornalistico, si è riunita a Palazzo Grazioli (in una sala padronale e di certo non parlamentare) la maggioranza. Alla fine dell’incontro, il capogruppo della Lega, Reguzzoni, dichiarava ai giornalisti: «Nessuna decisione è stata presa, quindi non ho nulla da dirvi». Insomma, su un atto fondamentale di governo c’è una maggioranza evanescente. Ma non c’è nemmeno l’opposizione. Dalla quale, sino ad oggi abbiamo ascoltato critiche fondate o meno, ma non una proposta. Cosa fare per dare una risposta convincente alla Ue e a noi stessi rispetto al problema del debito? Ieri l’editoriale dell’Unità, scritto da Loretta Napoleoni, suggeriva questa medicina: «La Grecia e anche noi dovremmo guardare a quelle nazioni che hanno scelto la bancarotta volontaria e che l’hanno percorso in modo razionale».Chi sono questi paesi? L’Irlanda e il Dubai, che sarebbero tornati positivamente sul mercato dopo «una ristrutturazione volontaria del debito». Il fatto che l’Italia non è né l’Irlanda né il Dubai, che siamo nella Ue e nell’area dell’Euro ecc., non ha importanza. Tesi incredibile anche se esposta da una economista, ma grave se presentata nell’editoriale del quotidiano del Pd. L’altro segnale che viene dall’opposizione è l’attiva partecipazione di Vendola e soci alla no-Tav, insieme a un coacervo di forze, dove c’è tutto e il contrario di tutto, che vuole impedire la realizzazione di una grande opera pubblica di cui si discute da anni. I ragionamenti che ho letto sul Fatto e sul Manifesto mi ricordano quelli che la sinistra fece quando si doveva realizzare l’autostrada del Sole. Le stesse parole. Non c’è una riflessione. Anzi, si rincara la dose critica. In questo contesto l’unica nota positiva forse la potremo leggere se, come pare, sarà firmato l’accordo tra i sindacati e la Confindustria sulla riforma della contrattazione e il sistema per definire la rappresentanza dei lavoratori. Ma, se il quadro politico è quello che vediamo, con un governo che non c’è, e un’opposizione che non riesce a darsi un profilo di governo, i guai per il paese sono grandi. Sino a quando una situazione come questa può reggere? A questa domanda governo e opposizione dovrebbero dare una risposta. O no?

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