LA LOMBARDIA E IL REFERENDUM TRUFFA, la posizione di Socialisti in Movimento di Giuseppe Nigro
07 settembre 2017
Il quesito referendario:
- Il quesito è un autentico inganno! La richiesta di maggiore autonomia parte dall’assunto della “specialità” della Lombardia nel quadro dell’unità nazionale. Quale sia la “specialità”, individuata per “richiedere allo stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia con le relative risorse”, non è dichiarato. Si vedrà!
- Nel frattempo, si lascia intendere all’elettore che più “attribuzioni” si chiedono, più risorse si ottengono. Senza avere individuato però le “specialità” e senza aver fatto alcun conto economico, derivante dalle novità che si vorrebbero introdurre, siamo al falso ideologico.
- Si fantastica di 27 miliardi di euro che deriverebbero da un Sì al referendum. È una invenzione di fine estate, non fondata su alcuna indagine, neppure su alcuna considerazione plausibile. Le cose non stanno così! Sostenere che il giorno dopo il referendum, i lombardi potranno spendere sul loro territorio decine di miliardi di euro che oggi prendono la strada di Roma è una bugia. Il giorno dopo il referendum non succederà proprio nulla!
- Il quesito si fonda sull’art. 116, terzo comma della Costituzione. L’articolo che prevede in Costituzione il federalismo differenziato. Peccato però che il quesito lombardo non richiami quanto l’articolo stesso ricorda e cioè che l’autonomia “speciale” si attribuisce (secondo quanto previsto dall’art. 119 della Costituzione) a spese proprie. Tradotto vuol dire che l’ente regione intenzionato a valorizzare la sua enunciata “specialità” deve ricorrere “all’autonomia impositiva”.
- Il tema delle competenze rafforzate non è una novità leghista. Appartiene alla mania di grandezza già manifestata dalla giunta Formigoni che aveva avanzato richieste nei seguenti settori: ambiente, energia, ricerca, rapporti internazionali e commercio con l’estero, grandi infrastrutture, aeroporti, sanità, istruzione, giudici di pace. Quando il Celeste si rese conto che avrebbe dovuto imporre nuove tasse lasciò scivolare nel silenzio quanto aveva richiesto.
Il referendum è consultivo e quindi non produrrà alcun effetto immediato. Per chiedere ai lombardi, se sono d’accordo nel sostenere future richieste della giunta regionale al governo, per una maggiore autonomia regionale, si spendono (fra tablet, manifesti e costi per i seggi) più di 45 milioni di euro;
La crisi del regionalismo non si risolve con l’invenzione di referendum truffa. Il sistema lombardo a partire dalla sanità è fatto di sprechi e di inefficienze come si è visto in questi anni. Regione Lombardia è lontana dai cittadini quanto le altre istituzioni. Non è introducendo maggiore autonomia in Lombardia che riduciamo gli sprechi delle anacronistiche regioni a Statuto speciale. Come pure, bisognerebbe interrogarsi sul senso di mini regioni come Valle d’Aosta, Umbria, Basilicata, Molise. Riaprire il dibattito sul regionalismo: è questo che bisognerebbe fare.
Dietro la gran boutade di Maroni c’è il rischio di nuove tasse per i lombardi.
Votare NO! Oppure astenersi è quanto i lombardi possono e devono fare di fronte alle falsità e agli inganni che il leghismo diffonde a pieni mani in Lombardia da un quarto di secolo senza nulla concludere.
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