LA GRANDEZZA DELLA NORMALITA’ di Alberto Benzoni

06 novembre 2020

LA GRANDEZZA DELLA NORMALITA’ di Alberto Benzoni

Come forse sapete, sono positivo al coronavirus. Ma la cosa non mi preoccupa più di tanto. Anche perché sto bene e non ho contagiato nessuno. E perché fonte del mio contagio possono essere stati soltanto l’Istituto Gramsci e la Caritas; ambedue istituzioni più che rispettabili.

Quello che non avrei potuto sopportare, con conseguenze irreparabili per la mia salute fisica e mentale, era di sentire commentare le elezioni americane sulla tv italiana da gente come Bechis o Sallusti ma anche dai sopracciò della sinistra intellettuale che ha visto tutto e sa tutto. Quella che oggi afferma che “con Biden non cambierà nulla” , detto in altro modo, che Biden e Trump pari sono perché ambedue pedine del capitalismo. (Per inciso anche Roosevelt e Hitler lo erano; salvo a constatare che non erano, per questo, la stessa cosa…).

E, allora, con il pieno assenso dei medici, generali e psicanalisti, ho deciso di seguire le elezioni sulla Cnn. E lì ho scoperto una altro mondo. Niente commenti “so tutto io”; niente politici; solo analisti professionisti che commentavano i dati, contea dopo contea, e in proiezione futura.

Ma ad emozionarmi sono state le persone. Quelle che vedevo davanti agli occhi. E quelle che avevano lavorato, lavorano e lavoreranno perché tutti i cittadini abbiano il diritto di votare e di vedere rispettato il loro voto. I postini che, superando ogni ostacolo, hanno consentito il pieno uso del voto postale; i responsabili locali che, tenendo duro di fronte a mille pressioni, hanno fatto quanto dovevano perché ogni voto potesse essere espresso e, sino all’ultimo, conteggiato. E le centinaia di migliaia di osservatori ufficiali e volontari che affollando i seggi hanno garantito la totale regolarità del voto.

E’ grazie a loro che il piano A e il piano B di Trump sono falliti e sono destinati a fallire. Fallito il tentativo di bloccare il regolare processo elettorale. Ma, cosa ancora più importante, quello di contestarne la regolarità così da raggiungere la vittoria attraverso giudici amici.

Nessuna forza al mondo, se non la sovversione violenta, potrà infatti dare a Trump i sessanta voti elettorali che gli mancano. E, contestualmente nessuna forza al mondo potrà togliere a Biden quelli che l’hanno portato a superare, in larga misura, la soglia dei 271.

Rimane, allora, a Trump una sola strada da percorrere. Quella di contestare all’ingrosso e senza alcuna possibilità di esibire prove, una elezione che non è stato in grado né di impedire né di confutare (in questo caso, sempre in mancanza totale di prove). E, quindi, di scatenare scientemente la guerra civile.

Ma questo sarebbe un fatto senza precedenti in qualsiasi democrazia occidentale. E, insieme, la quintessenza dell’anormalità. E, a questo punto, si può anche immaginare Trump, accompagnato, all’uscita della Casa Bianca da esponenti dello “stato profondo” travestiti da infermieri; mentre è impossibile immaginarlo re insediato nella medesima.

E, allora, viva la normalità e un sincero grazie a tutti coloro che, facendo il loro dovere, l’hanno difesa.

Aggiungerei, di mio, che, in questo caso, la normalità è rivoluzionaria…

 

 

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