LA GRANDE VITTORIA SOCIALISTA IN INDIA, da Fuoritutto, 21 maggio 2009

19 giugno 2009

LA GRANDE VITTORIA SOCIALISTA IN INDIA, da Fuoritutto, 21 maggio 2009

I nostri lettori potranno stupirsi dell'intitolazione di questa nostra nota. E ne avranno ben ragione. Perché, se nei giorni scorse la notizia dei risultati della maratona elettorale svoltasi in India (che ha interessato 744 milioni di elettori ed ha occupato un mese di tempo per le operazioni di voto e per gli scrutini) ha trovato ampio spazio sulla stampa italiana, nessun giornale s'è preso la briga di ricordare che il netto vincitore, il partito del Congresso di Sonia Gandhi, è un partito che fa parte dell'Internazionale Socialista. E' cioè un partito di netto e dichiarato profilo socialista democratico, che si ispira alla tradizione del Mahatama Gandhi e che tale tradizione ha voluto inserire nella grande famiglia del socialismo mondiale che rappresenta attualmente il più grande soggetto politico del mondo globalizzato, radunando circa 180 partiti e movimenti politici, con oltre un miliardo di elettori. (Solo in India sono circa 250 milioni). J nostri lettori si domanderanno giustamente, delle ragioni di tale "dimenticanza" di una stampa altrimenti così solerte nel dettagliare ogni istante delle scorribande casoriane del nostro premier oltre ad auscultare le "che c'azzecca" del leader molisano assurto ai fasti della grande politica nostrana. La "dimenticanza" della stampa di destra come di sinistra non deve meravigliare: non è che la naturale prosecuzione dell'ostracismo che nel Bel Paese viene dato a tutto ciò che possa definirsi socialista e che è presente nella realtà attuale. L'ostracismo decretato non soltanto ai Turati, ai Nenni, ai Saragat, ai Pertini, ai Lombardi, ai Mancini oltre che a Craxi, viene esteso anche al partito creato da Gandhi. Non potendone ignorare la vittoria conseguita, esso viene rappresentato come un partito "dinastico" una specie di monarchia paternalistica di sapore vagamente democratico: sminuendone in tal modo il valore politico delle scelte programmatiche in economia e di laicità, oltre del forte impegno egualitario che in India assume un valore rivoluzionario. I risultati conseguiti soprattutto negli ultimi cinque anni dall'economia indiana, che è salita ai primissimi posti nella scala mondiale, e che non recede affatto di fronte alla crisi mondiale, mantenendo intatti i suoi valori di crescita, lo stanno a dimostrare in modo indiscutibile. Prima del 2004, quando assunse la guida del paese il Partito del Congresso, governava il Partito Nazionalista di estrema destra. Il programma socialista di modernizzazione della società e dello Stato, è ispirato dalle idee del grande e economista premio Nobel Amanthya Sen, vedovo della figlia di un grande socialista italiano, il filosofo Eugenio Colorni, assassinato a Roma dai tedeschi alla vigilia della Liberazione di Roma mentre usciva dalla redazione dell'"Avanti" clandestino che egli dirigeva. Colorni era stato, durante il confino cui era stato condannato dal fascismo, coautore con Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, del Manifesto Federalista di Ventotene, che venne pubblicato per la prima volta proprio da Colorni sull'" Avanti" clandestino che egli dirigeva. Il federalismo del "Manifesto" di Spinelli, Rossi e Colorni ispira anche la scelta federalista del partito gandhiano. Cosi come ispira anche le posizioni del partito che in Italia si richiama alla tradizione gandhiana, mutuandone anche gli strumenti di lotta non violenta, come gli scioperi della fame e della sete. Cioè il Partito Radicale della Bonino e di Pannella. Solo che a differenza del partito gandhiano che guida l'India, il Partito Radicale in Italia, pur avendone avuto l'occasione, non s'è congiunto alla famiglia socialista mondiale, come invece ha fatto il partito gandhiano dell'India. Continua invece ad attestarsi su una posizione democratica liberale, che si contrappone a quella socialista democratica, scelta invece con chiarezza (e con successo) dal movimento gandhiano indiano (e che successo!). Non sarebbe questo un tema di seria riflessione per i radicali nostrani affinché seguano la scelta compiuta dai gandhiani che vincono nel lontano Oriente?

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