LA GRANDE OCCASIONE - di Roberto Biscardini, 21 agosto 2007

03 settembre 2007

LA GRANDE OCCASIONE  - di Roberto Biscardini, 21 agosto 2007

Nella sinistra dopo anni di relativo immobilismo si è aperta una fase di ristrutturazione interna. Ristrutturazione positiva a certe condizioni.
In pochi mesi e con un processo di accelerazione veramente imprevedibile si sono aperti il cantiere del Pd, quello della Costituente socialista e quello della Cosa rossa.
In competizione tra loro e anche con un occhi rivolto all’altro campo (almeno per i primi due).
I cattolici del Pd pensano di poter attrarre l’elettorato cattolico di centro. I socialisti della costituente guardano, come fecero i socialisti dello Sdi con i Radicali, ai laici e liberali in camicia azzurra, sperando di allargare le proprie fila anche in quella direzione. D’altra parte Forza Italia non è stata in questi anni né laica, né liberale.
Il Pd nasce nella convinzione che il marchio socialista sia definitivamente logoro. Logoro, nonostante proprio i Ds in questi anni avessero, senza trarne peraltro alcuna conseguenza, anche per bocca di Fasino, tenuta aperta la porta al riferimento del socialismo europeo. Pesaro ve lo ricardate? Ora sotto il maglio della Margherita, mettendo davanti gli interessi del potere centrale e locale, fanno nascere il nuovo partito mettendo in soffitta le proprie ideologie, le idee e la propria identità popolare. Sotto la pressione degli intransigenti (Dini, Bindi, Binetti, De Mita, Rutelli, Pezzotta e tutti gli altri) hanno deciso nel senso opposto. Si fa il Pd e il Pd non sarà nel Pse.
La Cosa rossa viceversa è al paradosso su un altro versante. Bertinotti con il socialismo non c’entra nulla e lo dice chiaro. Per questo aveva già scelto la Sinistra europea che in Europa appunto sta all’opposizione della cultura di governo, quindi sta all’opposizione della socialdemocrazia ed è, oltre alla competizione, con lei in aperto conflitto.
Dentro la Cosa rossa si collocherebbe Mussi. Ma la sua posizione a un che di incomprensibile.
Esce dai Ds perché il Pd esce dal Pse. Ma invece di aprire un rapporto con lo Sdi, unico partito del socialismo europeo senza equivoci, prende una strada diversa e antagonista. Riscopre il vecchio armamentario dell’unità a sinistra e da vita alla “banda dei quattro” ministri in posizione critica e di rottura con il governo.
I socialisti avviano dopo anni la loro riunificazione. Bene ma lo fanno lanciando un progetto molto più grande e ambizioso. Attraverso una costituente aperta a tutti i riformisti, laici, liberali, repubblicani e radicali con l’obiettivo di raccogliere le adesioni anche dentro i post diessini. Guardando soprattutto a quelli che sul Pd sentono più di un problema. I primi risultati ci sono, prima Turci con la Rosa nel Pugno, poi il sen Barbieri, certa sembra l’adesione di Grillini e Angius è chiaro nelle cose che dice.
Ma anche la Margherita potrebbe perdere pezzi sul versante costituente. In agitazione ci sono i laici e l’on. Cinzia Dato ha già rotto gli indugi e aderisce alla costituente socialista. Poco, tanto, non importa. Il significato conta.
Al nuovo partito socialista potranno dare il loro contributo anche coloro che in passato socialisti non lo sono mai stati. Il partito socialista in Italia può nascere su basi nuove e con nuove energie.
Pezzi di società, proprio come in Europa, potrebbe guardare al partito socialista come l’unica garanzia al progresso, alla modernizzazione e al cambiamento.
Esattamente ciò per cui abbiamo lavorato e tenuto duro in questi anni.
Questo rende abbastanza inspiegabile il comportamento di quei socialisti che sono rimasti per molti anni nello Sdi e se ne andrebbero ora che gli spazi si aprono. Il perché non si capisce. Ma perchè non prima nei Ds per esempio? Masochismo? Forse. Prima in difficoltà nel piccolo Sdi ed ora in difficoltà dentro il Pd, rinunciando all’opzione socialista quando questa sembra più a portata di mano. Ma!
Torniamo a noi. Una cosa è certa. A sinistra il confronto tra le tre costituenti sarà duro. Sarà sui contenuti, sulle riforme, su quelle economiche, sul garantismo, sarà sulle politiche sociali e del lavoro, sarà sulla laicità e lo sarà sulla riforma dello Stato, anzi sulla concezione dello Stato, quindi sui temi dell’incompiuta riforma costituzionale ma anche su quella elettorale.
Per i tanti compagni che come me anni per anni lavorato in mezzo a mille difficoltà e sacrifici per tenere aperta la prospettiva del socialismo italiano, è l’occasione di una prima grande soddisfazione.
Per la prima volta dopo anni i socialisti discutono di come aggregare forze nuove non di come perderle. Per la prima volta stiamo discutendo di come i socialisti possano diventare forza di attrazione, a vocazione di governo e spirito maggioritario.
Per la prima volta dopo anni ci si presenta l’occasione di costruire una forza politica larga e con consensi nuovi, intorno a valori, a contenuti e ad un programma socialista. Il socialismo largo appunto.
Non è poco.
E così è nata la costituente. Così si stanno con naturalezza formando i primi gruppi promotori e provvisori in tutte le regioni del paese. In tutte le grandi città. “La Costituente Socialista apre il suo cantiere. Inizia il suo cammino. Diventa il luogo della politica, per costruire una forza socialista diffusa su tutto il territorio, in sintonia con il progetto politico avviato a livello nazionale. Nasce il Partito socialista, nel solco del socialismo democratico e liberale italiano ed europeo.
La Costituente si rivolge a tutti coloro che credono nel cambiamento, nella necessità di dar vita ad una formazione politica nuova. A tutti coloro che rispettano il proprio passato e non temono il futuro, che sanno di non avere più paura di tornare a parlare dei valori e dei principi costitutivi della cultura, delle riforme e del progresso. Che credono nell’esaltazione di quei valori insieme ai diritti, ai doveri, alla responsabilità, alla solidarietà. Che vogliono il ritorno della politica nella sua piena autonomia, profondamente rinnovata per affrontare e vincere le sfide della modernità, per un vero cambiamento che stimoli partecipazione e sempre più larghe volontà di miglioramento individuale e collettivo, di saperi, di meriti, di sicurezza, di legalità ecc. ecc.”.
Quindi mentre il Pd e la Cosa Rossa nascono fuori dalla sfera del socialismo, la Costituente proprio all’opposto nasce dentro quella storia e quella cultura dell’oggi e del futuro.
Nasce per affermare che una sinistra europea non può nascere fuori dal Pse. Che una sinistra europea non può stare fuori dalla socialdemocrazia.
Nasce per dimostrare cosi come avviene nel resto del mondo, che anche noi possiamo pensare ad un sistema politico nel quale determinante sia la forza socialista. Una prospettiva nuova. Un socialismo nuovo. Sostenuto la proposte nuove. Il socialismo dei meriti e delle responsabilità.
Nasce per dimostrare che un socialismo nuovo può nascere senza bisogno della stragrande maggioranza degli ex comunisti, anche se proprio loro dopo la caduta del Muro, dopo la grande sconfitta storica del comunismo, avrebbero dovuto essere revisionisti e passare nel campo della socialdemocrazia. Non avevano molte alternative e la controprova è proprio il Pd che rispetto al socialismo è proprio l’alternativa. Hanno rinunciato al socialismo, e così hanno rinunciato al loro legame ideologico possibile, abbandonano i loro riferimenti sociali, sposano centrismo e liberismo.
Una nuova forza socialista nasce per il bene del paese. Perché non usciremo dalla crisi della transizione mai finita, né con la politica marginale della sinistra antagonista, né con la politica del governo totalizzante e consociativo del paese che ci propone il Pd. Tutto e il contrario di tutto. Questa logica sarà mortale.
Qualcuno dice un partito più piccolo della vecchia Dc, ma comunque molto simile. Un partito che dalla vecchia di Dc assorbirà più i mali che i meriti. Perché? Proprio perché potrebbero essere un partito molto simile a quello democristiano, soprattutto nei contenuti, ma fatto dai comunisti nei metodi.
Vogliamo un partito socialista che sappia rivolgersi ai giovani, che sa essere dei giovani, perchè sa stare dalla parte del cambiamento, della rivoluzione riformista, quella che con la tenacia e la lotta conquista oggi giorni un passo in più nella direzione giusta.
Un partito che guarda a tutti coloro che hanno bisogno, senza i paraocchi dell’ideologia. Guarda ai nuovi ceti sempre più poveri, sempre più insicuri e sempre più numerosi. Aiuta tutti coloro che vogliono fare, perché hanno i meriti per fare nel lavoro, nella cultura e nel sociale.
Sta dalla parte di tutti coloro che subiscono ingiustizie a causa della connivenza, complicità o responsabilità dello Stato, nelle sue diverse forme e articolazioni, a livello centrale come a livello locale. Insomma crede nel socialismo e nella giusto bisogno di giustizia.
Una grande occasione da non perdere, per non dover ricominciare tra dieci anni comunque, a condizione di essere chiari, veloci e taglienti. I colori sfumati non sono i colori del socialismo.

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