LA FORMA PARTITO – Intervento di Andrea Parini per il seminario regionale della costituente, Merate 29-30 settembre 2007
15 ottobre 2007
In un quarto d’ora mi limiterò a suggerire alcuni spunti per la discussione, e ad avanzare alcune proposte concrete
1. LA FORMA PARTITO TRADIZIONALE SOCIALISTA E’ QUELLA DEL “PARTITO ELETTORALE”
Il Movimento Socialista nasce improntato ai valori di libertà, uguaglianza sociale, solidarietà internazionale. In base a questi valori il Movimento Socialista si organizza per realizzare una società più libera e più giusta - ed in concreto dà vita ad associazioni di massa (le Società di Mutuo soccorso, il sindacato, le cooperative) che si adoperano per ridurre la disuguaglianza sociale ed economica. Il Partito Socialista è uno di questi strumenti, in Italia come nel resto d’Europa.
All’origine il compito del Partito Socialista Italiano è duplice: coordinare le associazioni di massa create dal Movimento Socialista italiano (sindacato, coop, ecc.) e conquistare il governo delle istituzioni onde usarlo per politiche che riducano la disuguaglianza. Col tempo le associazioni di massa prima si dividono tra socialisti e comunisti, poi rivendicano la propria autonomia, sicchè oggi il compito principale del partito socialista resta quello di “unire in una associazione volontaria gli uomini e donne che condividono i valori ed i programmi socialisti, e che si organizzano per realizzarli mediante il governo della Res Publica”
Questa definizione indica i tre elementi costitutivi del partito (le persone, uomini e donne, le idee, valori e programmi, la organizzazione) e sottolinea la natura elettorale del Partito Socialista, che vede nella partecipazione alle elezioni ed al Governo dello Stato il mezzo per realizzare leggi che in concreto rendano la società più giusta e più libera (dal Wellfare ai diritti civili, dalla parità tra i sessi alle azioni positive).
E’ importante notare che il partito compete non soltanto per il Governo dello Stato ma anche, e forse soprattutto, per il governo delle Autonomie locali (comuni, province). Nei comuni e nelle province infatti è possibile ridurre in concreto le disuguaglianze promuovendo politiche per la casa, la sanità, l’assistenza, gli anziani, i trasporti, ecc. E’ questo il filone del “socialismo municipale” cresciuto in Italia ben prima che il PSI arrivasse a partecipare al governo nazionale.
2. IL “PARTITO ELETTORALE” SOCIALISTA SI INCENTRA SULLA SEZIONE
Un partito che voglia competere per il Governo di uno Stato, 20 regioni, 110 province, 8100 Comuni (e se non tutti, almeno i 770 oltre i 15mila abitanti) ha forti necessità organizzative: deve infatti presentare migliaia di liste, con decine di migliaia di candidati, e deve comunicare con decine di milioni di elettori.
E, soprattutto, ad ogni lista comunale, provinciale o regionale deve corrispondere un centro autonomo di iniziativa che sappia tradurre i valori socialisti in un programma per quel Comune, quella Provincia, quella Regione. Il che vuol dire conoscere il collegio, analizzarne i problemi, proporre soluzioni, trovare le alleanze ed i candidati giusti per realizzare le soluzioni che proponiamo, ecc.
La forma tradizionale della organizzazione socialista è incentrata sulla Sezioni. La Sezione comunale è una invenzione socialista, uno strumento “polivalente” che assolve a molti ruoli.
La Sezione è il “centro autonomo di iniziativa” che decide la politica socialista nel Comune, ed è anche “l’unità di base” da cui parte il processo decisionale che tramite i Congressi determina la politica socialista nazionale, regionale, provinciale.
La sezione è una fucina di democrazia, perché in Sezione ogni iscritto può prendere parte alla formulazione della linea politica, alla scelta dei dirigenti di Partito, e dei candidati che il partito propone alle elezioni. In Sezione ogni iscritto può avanzare proprie proposte politiche e, nel caso trovi la maggioranza necessaria, può farle accettare. In Sezione, infine, ogni iscritto può chiedere conto del loro operato ai dirigenti ed agli eletti socialisti.
Infine, ultimo ma non meno importante, la sezione è uno strumento di lavoro. E’ stata a lungo il principale strumento di lavoro elettorale: grazie ai suoi dirigenti, militanti, semplici iscritti, che si impegnano con il proprio lavoro volontario, e pagano la quota tessera, la Sezione poteva svolgere attività elettorale per il Comune e per le elezioni di livello superiore (provinciali, regionali, nazionali, europee).
Il modello organizzativo basato sulla sezione è stato ampiamente ripreso anche dai partiti non socialisti. Ma oggi la sezione è in crisi, non riesce più ad essere uno “strumento di lavoro” vincente.
3. CAMBIATO IL RAPPORTO TRA CITTADINI E POLITICA
Le ragioni di questa crisi attengono ad un mutato rapporto tra i cittadini e la politica.
Esula da questa relazione una riflessione approfondita sul tema, ma in via sintetica possiamo dire che nel passato i cittadini si riconoscevano in grandi identità legate alla condizione socio economica (sono un operaio, un contadino, un impiegato, ecc.), e ritenevano che il miglioramento delle condizioni di vita proprie e della propria famiglia passasse per conquiste politiche collettive (il welfare aiuta tutti i lavoratori, me compreso). Da qui l’idea che l’impegno nel partito fosse utile a sé ed agli altri.
Oggi invece i cittadini si riconoscono in piccoli gruppi (De Rita parla di una società “a coriandoli”, fatta di circuiti corporativi, di appartenenze localistiche, di movimenti valoriali o comunitari o ecclesia¬li, di appartenenze a logge o caste). Questi “coriandoli” non pensano che sia utile a se o ad altri un loro impegno nel lavoro di partito; se hanno domande politiche, preferiscono rivolgerle direttamente a chi governa.
Nascono così due fenomeni, la diminuzione del numero di iscritti, ed il “marketing elettorale”, che contribuiscono a mettere in crisi la nostra tradizionale organizzazione basata sulla Sezione.
La diminuzione del numero di iscritti nasce appunto dal fatto che sono sempre meno i cittadini che credono che l’impegno, anche organizzativo, nel lavoro di partito possa a migliorare significativamente le condizioni di vita proprie o altrui. Ma per funzionare bene come strumento di lavoro la Sezione comunale deve avere un buon numero di iscritti, perché solo così sono cospicui i contributi di lavoro volontario e di denaro da usare poi nelle campagne elettorali. Il numero è forza, se il numero manca la Sezione è debole.
Ma soprattutto cresce l’importanza del “marketing elettorale”. Nelle campagne elettorali odierne il Marketing recepisce la domanda dell’elettore, cioè di ciascun “coriandolo”, e crea una comunicazione politica che risponde (o almeno sembra rispondere) contemporaneamente alla domanda di tanti diversi “coriandoli”. In tal modo si assomma una maggioranza di elettori che restano tra loro diversi.
Il marketing elettorale richiede professionalità elevate, che sono esterne ai partiti. Una media campagna semi professionale vede all’opera uno staff di professionisti a tempo parziale, che cioè curano nello stesso momento più campagne contemporaneamente. Lo staff tipo è composto da almeno un consulente politico generale, un esperto di sondaggi, una agenzia pubblicitaria, un addetto stampa. E spesso si aggiungono anche un esperto di comunicazione politica, un esperto di found rising, un esperto di reclutamento e gestione volontari, qualche volta uno psicologo sociale.
Il costo di questi professionisti, a cui si aggiungono le spese vive per effettuare sondaggi e focus groups, stampare materiale, prenotare spazi, pagare sedi, ecc., fa sì che una campagna semi professionale in collegi di qualche decina di migliaia di elettori può costare dai 150mila euro in su. (e vi garantisco, sono cifre “al risparmio”). Una campagna elettorale professionale sull’intero corpo elettorale, in cui i professionisti sono tanti, a tempo pieno, veloci negli attacchi e nelle risposte, costa milioni di euro.
Siamo lontani anni luce dalle mille sezioni comunali, in cui gli iscritti fanno tutto il lavoro di partito da “onesti artigiani” della politica.
Notiamo ceh l’uso di professionisti retribuiti permette di rovesciare il rapporto elettori / partiti / eletti. L’eletto, se trova i soldi per pagare i professionisti del marketing elettorale, può avere un rapporto diretto con gli elettori, ed in virtù di questo rapporto diretto può crearsi un partito “personale”, in cui gli iscritti, i dirigenti e gli eletti del partito rispondono a lui, e non viceversa. Un esempio tipico di un simile partito è Forza italia, dove Berlusconi ha il rapporto dirretto con gli elettori, e quindi può scegliere i segretari, i dirigenti, i parlamentari, i sindaci, dando loro in “franchising” candidature e simbolo. Resta evidente che poi tutti questi sono di fatto “berlusconi-dipendenti”. Anche in questo caso, la democrazia delle Sezioni socialiste è lontana anni luce.
4. LA FORMA DEL “PARTITO ELETTORALE” VA ADEGUATA AL NUOVO RAPPORTO CON GLI ELETTORI: NECESSITA’ E PROPOSTE
Credo che dobbiamo proporci di adeguare la nostra organizzazione al nuovo rapporto con gli elettori mantenendo la forma di partito elettorale, mantenendo l’organizzazione democratica basata sulle Sezioni, ed adottando almeno in parte gli strumenti del Marketing politico. E quindi:
a. mantenere l’articolazione in Sezioni comunali
b. incentivare la organizzazione di circuiti territoriali, tematici, telematici di livello provinciale / regionale, basati sul lavoro volontario degli iscritti e dei simpatizzanti
c. creare un centro di assistenza al partito per il Marketing politico, di livello nazionale o regionale, basato sul lavoro necessariamente retribuito di professionisti
d. incentivare le forme di found rising per far fronte ai costi del marketing politico
e. aumentare l’autonomia politica ed organizzativa dei regionali
Pochi cenni su ogni punto:
A) Manteniamo la sezione perché è una fucina di democrazia. Confermiamo la sua autonomia politica: la sezione deve dirigere la politica comunale. Ritorniamo alle sezioni comunali, basta sezioni di quartiere (possiamo formare delle sottosezioni), basta sezioni pluricomunali. Avremo sezioni piccole, potremmo ridurre a 5 il numero di iscritti necessari per dar vita ad una sezione.
Se il numero è forza elettorale, possiamo prevedere il censimento dei simpatizzanti per coinvolgerli nel momento elettorale. In altre parole: gli iscritti lavorano quotidianamente per l’organizzazione del partito, ed in cambio decidono linea politica, i dirigenti di Partito, i candidati alle elezioni. I simpatizzanti, se vogliono, ci aiutano in campagna elettorale, ed in cambio possono formulano proposte per il programma socialista o per i candidati (le scelte restano però agli iscritti).
B) Circuiti territoriali: in ciascuna provincia la Federazione nomini un delegato per ciascun collegio uninominale alle elezioni provinciali; il delegato di collegio, con l’aiuto delle sezioni esistenti e/o della federazione, deve “coprire” i comuni senza Sezione nelle elezioni sovracomunali (prov. reg, pol, ecc). Può essere opportuno anche raggruppare più delegati di collegio in un coordinamento di zona omogenea.
Circuiti telematici: abbiamo la possibilità di dotare ogni federazione di un sito web ufficiale, una sede virtuale di riferimento per gli iscritti e gli elettori. Il sito promuoverà le attività della federazione, il dibattito e gli scambi di informazioni tra gli iscritti e gli elettori, renderà possibile un filo diretto con i componenti della direzione. Sosterrà la campagna di iscrizioni. Cercheremo di far sviluppare altri software che aiutino i compagni nel lavoro di partito. E’ importante la “alfabetizzazione informatica” degli iscritti perché l’informatica fa risparmiare tempo lavoro e denaro (tanto tempo, tanto lavoro, tanto denaro).
Circuiti tematici: per scambiare informazioni ed esperienze (le “pratiche migliori” già sperimentate) pensiamo a mettere in rete tra loro per via informatica (e anche, occorrendo, tramite associazioni) i nostri amministratori, gli organizzatori di partito, i cultori di singole discipline.
C) l’esigenza più sentita dai compagni è quella di una più efficace comunicazione politica. Questo richiede un centro permanente, di monitoraggio dell’elettorato e di assistenza al partito per il Marketing politico. Se Roma non provvede, dobbiamo vedere se possiamo fare da soli in Lombardia.
D) Il punto è che il lavoro necessariamente retribuito di professionisti del marketing politico costa, e non poco. E quindi, sia che il centro lo paghi Roma sia che lo paghiamo noi, da oggi il found rising per coprire i costi del marketing deve diventare un impegno costante e maggiore del partito.
F) Per quanto precede credo necessario rafforzare l’autonomia non solo politica ma anche organizzativa dei Comitati regionali (che è opportuno cambino anche il nome assumendo quello di Partito regionale socialista di .. Lombardia, Piemonte, Emilia, ecc.) Bisogna passare a una organizzazione nazionale largamente decentrata, se non federalista.