LA COSTITUENTE SOCIALISTA E’ UNA REALTA’ A TUTTI GLI EFFETTI – Di Biagio Marzo, da l’Opinione del 18 luglio 2007

30 luglio 2007

LA COSTITUENTE SOCIALISTA E’ UNA REALTA’ A TUTTI GLI EFFETTI – Di Biagio Marzo, da l’Opinione del 18 luglio 2007

La Costituente socialista non è più una idea campata in aria, bensì una realtà a tutti gli effetti. Il 14 luglio ha preso l’abbrivio, proprio nello storico giorno della Presa della Bastiglia, quando simbolicamente cadde l’ancien règime. Per gli ex Psi, invece, sono caduti gli steccati che li hanno tenuti divisi ed emarginati finora. La Costituente, tuttavia, non è fatto stretto della famiglia ex Psi. Questa è aperta a tutte quelle forze che si riconoscono nella tradizione socialista, liberale, laica e libertaria. Una cultura politica che affonda nel liberalsocialismo o socialismo liberale di cui si incominciò a parlare in Europa, prima che Karl Marx scrivesse il “Manifesto dei comunisti”.
Il binomio in questione metteva insieme i liberali insoddisfatti e i socialisti di varie scuole. Ironia della sorte, furono proprio i liberali a mettere la propria dottrina sotto una critica serrata e iniziarono a guardare con interesse al socialismo. E fu proprio Jonh Stuart Mill a teorizzare, nell’ambito della concezione liberale dello Stato, alcune istanze avanzate dal socialismo premarxista: in particolare “l’esigenza di una equa divisione della produzione tra tutti i membri della società, dell’eliminazione dei privilegi della nascita, della graduale sostituzione d’uno spirito comunitario all’egoismo del singolo che lavora e accumula soltanto a proprio beneficio”. Inoltre, pose chiaramente l’accento sulla distinzione tra scienza e politica economica, affermando quanto fosse necessario in alcuni casi l’intervento dello Stato in economia. Mill fu, quindi, l’anticipatore, senza ombra di dubbio, del liberalsocialismo. In Italia, si distinsero su questo terreno Carlo Rosselli, Guido Calogero e Noberto Bobbio negli anni ex ante ed ex post Fascismo. Ma il punto più alto del liberalsocialismo si ha quando si fece l’operazione di unire intimamente e in modo inseparabile l’eguaglianza(istanza propriamente socialista) e la libertà(caposaldo liberale) e, attraverso la loro unità, si definiscono i cardini di una società giusta. Qui può situarsi un fecondo spazio di congiunzione fra il liberalsocialismo e le odierne forme di contrattualismo rilanciate da John Rawls e ispirate al principio dell’equità. Politicamente, chi abbraccio il liberalsocialismo post litteram fu Bettino Craxi e sulla sua scia, successivamente, si mossero, per esempio, Blair e Zapatero . E, guarda caso, fu alla Conferenza programmatica del Psi di Rimini che furono lanciati i meriti e i bisogni, che si rifanno, diciamo così, alla felice congiunzione di Mill e Rawls. Insomma, il liberalsocialismo è di grande attualità, (dato che,- secondo Bobbio-, “la democrazia costituisce un prolungamento del liberalismo e il socialismo, a sua volta, un prolungamento della democrazia, ovvero un prolungamento del prolungamento”) nel momento in cui il comunismo reale è crollato e la socialdemocrazia vive una crisi irreversibile.
Una cultura politica, quella liberalsocialista, che non ha avuto fortuna in Italia, per la presenza egemonica dell’ideologia comunista. Numerosi furono gli sfottimenti dei piccì nei confronti del liberalsocialismo come pensiero piccolo –borghese e quasi contiguo al fascismo. Inoltre, l’Unità denominava Rosselli con il termine “professorino”. Infine ci fu una campagna stalinista di insulti e denigrazione da parte di comunisti di rango come Amendola, Alicata, Bufalini e Ingrao verso i liberalsocialisti. E ciò grida ancora vendetta al cospetto di Dio.
L’excursus sul liberalsocialismo è stato necessario compierlo per togliere di mezzo storie che lo hanno perseguitato per decenni e, comunque, va da sé, per dire che è un pensiero che viene da lontano e ha radici profonde e fresche, capace di lanciare delle sfide. Senza sfide legate a un progetto di società non si va da alcuna parte. Il contrario delle radici del Partito democratico che non si sa dove affondano e il contrario della Cosa rossa che sprofonda in una ideologia morta e sepolta. L’uno e l’altra sono i cantieri aperti in competizione con la Costituente socialista. Mentre il primo ha dovuto chiamare alle armi Walter Vetroni per uscire dal vicolo cieco in cui si era cacciato, il secondo ha perso molto smalto, dal momento in cui è caratterizzato dalle presenze di coloro che guardano al Pse e da coloro che sono gli ostetrici della Sinistra europea avversa al socialismo. Mussi e Salvi dovrebbe spiegare, perché sull’onda della questione socialista hanno lasciato i Ds per poi ritrovarsi con chi la lotta, nel segno di un massimalismo d’antan. Figurarsi che Fausto Bertinotti si batte ancora per l’introduzione di elementi di socialismo di berlingueriana memoria ed è contrario alle riforme di struttura.
L’entrata in campo di Veltroni cambia assai la natura del Pd, a onor del vero. Costui vuole che la guida della coalizione sia in mano riformista e i massimalisti seguono come l’intendenza napoleonica. Al contrario della posizione di Prodi il cui sforzo è concentrato tutto sulla mediazione tra riformisti e massimalisti. Entrambi(Vetroni e Prodi) sono per un riformismo senza riforme, per via di Pd segnato da un pensiero debole.
Tuttavia, spetta al liberalsocialismo, figlio di un pensiero forte, la rinascita delle sinistra di governo capace di battersi per cambiare la società ed essere, nello stesso tempo, l’antidoto al mercato globale creatore, se non regolato, di squilibri sociali e di dualismi tra Nord e Sud del mondo. Ragion per cui, la Costituente socialista non può essere vista come una operazione di unità di reduci e combattenti socialisti della Prima repubblica e come un refugium peccatorum di post comunisti apostati, liberali alle vongole e cattolici miscredenti. Nemmeno, per la verità, una operazione ingegneristica messa a punto per fini puramente elettorali. E’ ben altro.
La Costituente degli eguali poggia su un iscritto un voto, costruisce un partito riformista aperto per tutti coloro che credono nel rinnovamento e nella modernizzazione del Paese Italia e, inoltre, si batte per un socialismo largo la cui cifra è il liberalsocialismo.

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