L’ORDINAMENTO DEL SETTORE BANCARIO E FINANZIARIO E LA POLITICA di Francesco Bochicchio

22 gennaio 2018

L’ORDINAMENTO DEL SETTORE BANCARIO E FINANZIARIO E LA POLITICA di Francesco Bochicchio

L’ADESIONE ACRITICA E SUBALTERNA ALL’EUROPA

 

Ai tempi del Trattato di Maastricht e della nascita effettiva della Unione europea un ruolo decisivo fu svolto da Carlo Azeglio Ciampi, all’epoca Ministro del Tesoro, già Governatore di Banca d’Italia ed anche Presidente del Consiglio, e che nel 1999 sarebbe diventato addirittura Presidente della Repubblica.

Il ruolo di Ciampi fu decisivo: europeista convinto,  colse l’occasione dell’adesione all’Europa per impostare una politica di rigore; il rispetto dei Trattati fu visto non come una camicia di forza ma come un’occasione.

Ciò indusse a sottovalutare la circostanza che I sacrifici di sovranità, al di fuori delle condizioni di cui all’art. 11 della Costituzione –vale a dire l’essere i sacrifici necessari per assicurare pace e giustizia-, rendevano l’adesione un “monstrum” unico e fuori controllo.

La nascita di una nuova sovranità europea in grado di superare le sovranità nazionali e con esse  i nazionalismi ed i conflitti della prima metà del Novecento –così espressamente lo stesso Ciampi- non è mai stata sottoposta a verifica critica

Ma la nuova entità ha un’effettiva sovranità? Ed ha una struttura democratica al proprio interno? La risposta ad entrambe le domande è negativa. Manca un Governo europeo ed una valutazione equitativa, e comunque comparativa,  delle esigenze di tutte le comunità statali manca del tutto.

In realtà, l’Europa è un Impero tedesco (con qualche ruolo di contorno francese) che ha soggiogato tutti gli altri Stati ed applica a questi le regole a cui esso si è sottratto quando ha dovuto risolvere i problemi di bilancio derivanti dall’incorporazione della Germania orientale e quando ha dovuto risanare le proprie banche: ma quello che conta ora è comprendere perché vi sia stata una forma dei cessione di sovranità unilaterale da parte degli Stati deboli senza corrispettivo e senza garanzia di poter in qualche modo contare nella nuova realtà o comunque di poter ricevere qualche forma di protezione.

L’unica ipotesi possibile è che Ciampi sperasse –e con lui tanti altri- di ottenere dalla Germania il dividendo da (nostra) sottomissione e che in virtù del nostro inserimento in una realtà più importante fosse possibile beneficiare di vantaggi. Il ragionamento di Ciampi era che l’Italia potesse ottenere una crescita economica maggiore grazie alle sinergie con Francia e Germania.

E’ singolare come tale ragionamento di Ciampi fosse tipico del più rigido marxismo-leninismo e della correlata teoria dell’imperialismo, nel momento in cui collegava il benessere nazionale all’appartenenza ad un impero o comunque ad un’alleanza politico-economica. La conseguenza, del tutto paradossale, è che la politica economica viene ritenuta così   assolutamente non in grado di influire sul benessere della Nazione.

Il realismo va sempre apprezzato, e così la presa d’atto che gli Stati democratici, con politiche economiche razionali, non siano in grado di incidere sul potere economico, è senz’altro degna di considerazione.

In tale ottica, iper-realista, vi è però la caduta in una grande illusione, vale a dire che il settore creditizio possa sottrarsi alla  logica imperialistica e del capitale finanziario e così reggere in via autonoma.

Ebbene, occorre evidentemente rovesciare completamente il ragionamento: la politica economica  è l’unica in grado di correggere le storture del capitale finanziario, come a suo tempo  compreso da Rudolf Hilferding. L’ininfluenza della politica economica è un vero suicidio del settore creditizio e della Banca centrale.

Ciò perché il capitale finanziario è del tutto antagonistico rispetto al settore finanziario ed alla solidità economica degli Stati non imperialistici. Di qui lo spazio di una vera e nuova politica economica di ordine programmatorio e socialista, che possa contare sull’appoggio del settore bancario e delle Banche centrali. In tale ottica, l’unica veramente realistica, la sovranità sovra-nazionale, certamente necessaria, va rimessa in totale discussione.

 

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