L’INQUIETUDINE DELLA SINISTRA NON E’ UN DISVALORE di Roberto Biscardini
28 giugno 2015
Viviamo dopo anni anche ora e forse ancora in maniera più forte e preoccupante in un momento difficile. Alla crisi economica, alla debolezza dell’azione di governo si è aggiunta una profonda fragilità del nostro sistema democratico, che mina la sovranità dello Stato rispetto all’esterno e mina la crisi dei principio democratici, mette in discussione il sistema istituzionale, il sistema delle forze politiche e dei corpi intermedi all’interno. A destra dopo la fase di declino profondo di Forza Italia, Berlusconi non è morto, ma è come se lo fosse, e Salvini un’altra volta come Bossi del ‘94, alla fine dipende dal vecchio leader di Arcore. Si fa pagare e pagherà il prezzo maggiore.
A sinistra la tendenza a includere tutto e a comprimere tutto nel pensiero unico renziano, ha già determinato un profondo disagio all’interno del PD, una sorta di scissione di fatto, che mette fuori gioco vecchi leader, segretari e presidenti di quel partito, e uscite vere più o meno significati. Da molti compagni di base, a Civati a Fassina. In nome di un valore vero, l’inquietudine di non sopportare più una fase di assenza totale di regole e di democrazia. Una caduta delle difese democratiche interne alle forze politiche che is trasforma in una caduta di difese democratiche nel paese. I vecchi cespugli di una volta nel centro sinistra non ci sono praticamente più. Sel sembra, pur sofferente, dipendere assolutamente dal partito maggiore, e questo è assolutamente evidente nel livello di dipendenza che subisce a livello locale. Il PSI è sparito, il suo segretario ha tradito il dovere di difendere il simbolo e una prospettiva, ma anche il suo ruolo, Nencini è più renziano di Renzi, e in cambio di un posto di viceministro ha messo il PSI in sonno.
Ma anche qui c’è inquietudine, alla ricerca a livello locale e nazionale di uno spazio da far valere, identitario per la riaffermazioni non di una storia passata ma del bisogno di socialismo che c’è nella società, in Italia, in Europa e nel mondo. E alternativo in Italia alle politiche del renzismo e della sua dipendenza dai poteri finanziari e lobby politiche europee che nulla hanno a che spartire con il socialismo e il riformismo socialista. Un inquietudine che si manifesta nel PSI ma anche in altre formazioni minori con la scelta dell’abbandono o della piccola ribellione.
Un’inquietudine utile se saprà andare nella direzione logica, di ricostruire quell’area della sinistra socialista laica e riformista, che al di là dei riferimenti ai singoli partiti sia un risposta vera alla crisi della democrazia e alla assenza di una politica valoriale nel governo. Un’area senza la quale la sinistra non c’è come non c’è oggi. Un’area che a livello locale ci sarà, se saprà esserci, stando sul terreno delle proposte strategiche di lungo periodo e a breve, riscoprendo municipalismo e senso civico, rigenerazione civica, autonomia e persino terzismo, fuori delle logiche di dipendenza dal PD come purtroppo è stato finora per la maggioranza delle manifestazioni civiche, le cosiddette liste civiche del centrosinistra finora. Si può fare, incanalando inquietudine e tanta voglia di fare, che ancora c’è in giro, nelle aree della sinistra e non solo, che ci chiedono di fare, organizzare e promuovere. Non per costruire una sterile forza alla sinistra del PD, ma per sovrapporci e così come una volta non si voleva morire democristiani, perchè laici e liberi, oggi non si vuole morire renziani, ci si rifiuta di far finta di essere a sinistra in quel partito per praticare politiche di destra. Persino immorale. Come l’uso ormai immorale della questione morale. Tipica pratica degli ipocriti E di cui il PD incomincia ad essere maestro.