L’EVAPORAZIONE DEL PD LOMBARDO MILANESE di Walter Marossi da Arcipelago Milano

28 giugno 2017

L’EVAPORAZIONE DEL PD LOMBARDO MILANESE di Walter Marossi da Arcipelago Milano

A ognuno il suo: parlando di responsabilità.
Unanime lo sdegno dei centrosinistrati (sic!) che non si aspettavano una Caporetto come quella di domenica. Meno unanime, come da più di un secolo a questa parte, la cura: se qualcuno grida “le elezioni si vincono al centro, il futuro è con Lupi e Alfano, Prodi porta jella”, altri vogliono il ritorno al sociale, l’abbraccio con Pisapia, la non belligeranza con i centri sociali e – perché no? – una qualche falce e martello in giro. Mentre i soliti tignosi, in genere i trombati della precedente tornata elettorale e i fuoriusciti chiedono le dimissioni di tutti: eletti, dirigenti locali, dirigenti nazionali.
Non poteva essere diverso: in Lombardia infatti si è consumata una sconfitta senza se e senza ma. Il dato impressionante per il Pd non sta nell’aver perso alcune amministrazioni e neppure nei dati percentuali, condizionati dall’esplosione delle liste civiche, quanto nei valori assoluti.
Prendendo a riferimento le ultime elezioni politiche il Pd a Lodi perde il 60% dei suoi voti, a Monza il 32%, a Como il 60%, a Sesto San Giovanni il 59% ma anche dove la coalizione vince come a Crema perde il 49%. Riporto i numeri di 5 comuni al voto, ma lo schema è identico negli altri (vedi appendice):
– Lodi 2013: voti al Pd 7.852. Primo turno amministrative 2017: Pd 3.056 voti. Al candidato sindaco al ballottaggio 7.468. Alle europee 2014 9.524;
– Monza 2013: voti al Pd 20.043. Primo turno amministrative 2017: Pd 13.728 voti. Al candidato sindaco al ballottaggio 20.735. Alle europee 2014 26.887;
– Como 2013: voti al Pd 11.825. Primo turno amministrative 2017: Pd 4.616 voti. Al candidato sindaco al ballottaggio 11.720. Alle europee 2014 16.438;
– Sesto San Giovanni 2013: voti al Pd 14605. Primo turno amministrative 2017: Pd 6.006 voti. Al candidato sindaco al ballottaggio 11.334. Alle europee 2014 16.744;
– Crema 2013: voti al Pd 5.937. Primo turno amministrative2017: Pd 3.041 voti. Al candidato sindaco al ballottaggio 7851. Alle europee 2014 7.262.
Per un partito che sembrava volere impostare il suo futuro secondo la logica maggioritaria e con una non celata volontà di ambizione egemonica sui potenziali alleati essere, nella più parte dei casi, poco più poco meno del 50% della coalizione è imbarazzante.
Se poi prendiamo in considerazione il voto europeo, il calo a Lodi è del 68%, a Monza del 49%, a Como del 72% (12.000 voti in meno; dal 44% al 14,25% si stenta a crederlo), a Sesto del 65%, a Crema del 59%. Più della metà degli elettori che avevano scelto il Pd alle europee se ne è andata. Certo stiamo parlando di sistemi elettorali diversi e di diverse offerte elettorali, tuttavia le ricorrenti giaculatorie sul disinteresse della politica e sull’aumento dell’astensione acquistano un altro significato se misurate in valori assoluti.
Anche perché non è andata così per tutti. Se a Sesto 10.738 elettori hanno deciso che non era più il caso di votare il partito che avevano scelto nel maggio del 2014, non ai tempi di Nenni e Togliatti, nello stesso lasso di tempo la Lega ne perde 412, Forza Italia 2.194, i 5 Stelle 2.302, Fratelli d’Italia 113.
Qualcuno nel Pd obietta che essendo elezioni “locali e presidenziali” a Sesto vi è stato un effetto Chittò, tanto più che la sindaca è di corrente avversa a Renzi, sostenuti nell’analisi con sottile perfidia anche da Penati secondo il quale a Sesto ha vinto la paura di altri cinque anni di grigiore. Ma negli altri comuni dove la tapina era assente dalle liste non è andata diversamente. A Monza la Lega aumenta di 1.000 voti, Fratelli d’Italia aumenta di 200, mentre il Pd ne perde più di 13.000 ma solo 18 punti percentuali (solo è ironico, nda) e i 5 Stelle circa 5.000. Il termine che mi sembra definire meglio la situazione del Pd Lombardo Milanese è quindi evaporazione.
Dopo una stagione di vittorie (va ricordato che in questi ultimi anni ha il Pd Lombardo ha vinto pressoché tutte le elezioni comunali che contano, governando in tutti i comuni capoluogo a partire da Milano) l’entusiasmo per la rottamazione renziana e la sua capacità di attrazione è andato scemando non tanto attraverso l’adesione degli elettori a liste o partiti concorrenti ma evaporando verso il limbo dell’astensione. Tutta colpa di Renzi quindi? Non saprei, ma certamente più di Renzi che di Alfieri, di cui gli elettori scoprono or ora l’esistenza. Tuttavia, la lettura del risultato non è così semplice perché:
1- Il centrosinistra in Lombardia si presentava quasi ovunque unito, e al secondo turno anche gli assenti come Articolo UNO – mdp (Movimento Democratico e Progressista) avevano invitato al voto per il centrosinistra. Quindi dire come fa il sindaco di Milano “Gli elettori premiano chi sta unito” è una banale sciocchezza. Imputare la sconfitta al rifiuto da parte dell’elettorato di un approccio renziano-inciucista appare meno convincente che imputarlo a una vera e propria svolta moderata di parte dell’opinione pubblica. Domenica è stato sconfitto il Pd che si allea a sinistra, questo rende più difficile la coalizione vagheggiata da Pisapia e confermerà nei renziani la convinzione che la ricerca del compromesso a sinistra sia dannosa e inutile e negli antirenziani che la ricerca del compromesso con Renzi sia dannosa e inutile.
2- Non è la politica delle alleanze di vertice che oggi convince l’elettore, come dimostra l’anormale alleanza Salvini-Berlusconi in disaccordo su tutto, quanto piuttosto l’alleanza implicita sui contenuti. Per la prima volta da molto tempo si percepisce un minimo comun denominatore moderato/reazionario del centrodestra, in particolare sui temi della sicurezza e dell’immigrazione che prescinde dalla leadership; a un centro destra con cultura identitaria, il centro sinistra contrappone una divisione quasi antropologica su qualsiasi tema tra renziani e antirenziani. Giustamente Majorino scrive: “Solo chi sta sulla Luna o in un salotto può credere che la questione immigrazione-sicurezza non c’entri con l’esito elettorale”. Tuttavia, queste elezioni confermano che la maggioranza degli elettori pensa che la politica del Pd di Minniti sia sbagliata figuriamoci quella di Majorino. Senza la definizione di un quadro comune appare quindi inutile appellarsi a una unità fondata sulla memoria del passato.
3- Le liste civiche un tempo tradizionale escamotage della sinistra se da una parte hanno aiutato il Pd arginando la fuga di voti dal renziano dall’altra non hanno mobilitato elettori, tant’è che nonostante il proliferare di candidati l’astensione aumenta; ma sopratutto le stesse liste civiche sono state determinanti, con gli apparentamenti, in molte vittorie del centrodestra. Quindi la convinzione che il civismo sia necessariamente di centrosinistra non tiene conto della nascita di un civismo centrista che oltretutto recupera molti dei voti che alle elezioni nazionali vanno ai 5 stelle. L’idea che il sistema a doppio turno favorisce il centrosinistra è ormai sbagliata, proprio ai ballottaggi si è consumata la debacle.
4- L’elettorato d’appartenenza va via via riducendosi. In parte per la babele dei sistemi elettorali in parte per la debolezza dei partiti che alle elezioni amministrative tendono a mimetizzarsi lasciando al candidato front runner tutte le responsabilità; ma senza appartenenza (un tempo detto orgoglio di partito) non esiste organizzazione che era uno dei punti di forza (ereditati) del Pd.
5- Negli anni si è andati investendo gli amministratori anche delle responsabilità strategico politiche che un tempo appartenevano ai partiti. Quindi tutti sindaci e gli assessori si atteggiano a leader carismatici anche quando si occupano dei dehors dei bar. Tutti si sentono in dovere di criticare il governo per le inadempienze, quasi tutti (Beppe Sala in primis) pensando a Renzi adottano la famosa frase di Costantino Lazzari: “né aderire né sabotare”. Tutto ciò non favorisce la fedeltà elettorale, ma favorisce gli amministratori all’opposizione rispetto a quelli governativi.
La conseguenza più probabile di questo risultato sarà l’avvio dell’ennesimo processo di rifondazione della sinistra e dell’ennesima estenuante discussione sulle alleanza in vista delle elezioni regionali, che essendo a turno unico però hanno dinamiche completamente diverse da quelle della passata domenica e sulle quali ad avere le idee chiare sembra essere Giorgio Gori che afferma: “Bisogna intercettare l’elettorato liberale, moderato e cattolico”. In bocca al lupo.
Walter Marossi
APPENDICE
– Legnano 2013: voti al Pd 8.663. Primo turno amministrative 2017: Pd 5.213 voti. Al candidato sindaco al ballottaggio 8.591. Alle europee 11.794;
– Desenzano sul Garda 2013: voti al Pd 3.610. Primo turno amministrative 2017: Pd 2052 voti. Al candidato sindaco al ballottaggio 3.387. Alle europee 5.047;
– Buccinasco2013: voti al Pd 4.474. Primo turno amministrative 2017: Pd 2.969 voti. Al candidato sindaco al ballottaggio 4.733. Alle europee 5.704;
– Cernusco sul Naviglio 2013: voti al Pd 6.062. Primo turno amministrative 2017: Pd 3.884 voti. Al candidato sindaco al ballottaggio 7.046. Alle europee 7.767;
– Garbagnate Milanese 2013: voti al Pd 4.756. Primo turno amministrative 2017. Pd 2.428 voti. Al candidato sindaco al ballottaggio 3.641. Alle europee5.462.

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