L’EGOISMO, LA PESTE DELLA SOCIETÀ! ( LEOPARDI ) di Alberto Angeli, 12 novembre 2019
12 novembre 2019
Sono tempi di un egoismo collettivo, ovvero, l’egoismo si è impossessato del mondo: ” Dopo che l'eroismo è sparito dal mondo, e invece v'è entrato l'universale egoismo, amicizia vera e capace di far sacrificare l'uno amico all'altro, in persone che ancora abbiano interessi e desideri, è ben difficilissimo”. A descrivere «lo stato presente del mondo» in questi termini è Giacomo Leopardi il 17 febbraio 1821 ( Zibaldone ). Sembra scritta oggi, eppure sono trascorsi quasi due secoli. Il termine egoismo fa la sua comparsa nella lingua italiana nel 1801 e Leopardi è tra i primi ad utilizzarlo nelle sue acute analisi della società italiana dell’epoca. Leopardi riteneva che l’egoismo fosse la caratteristica fondante della società del suo tempo, e fosse inseparabile dall’uomo, cioè dall’amor proprio, mal diretto, male impiegato, sempre alla ricerca di propri vantaggi, rifiutando così di dare la preferenza a quei sentimenti che derivano dai sacrifici, dalla virtù, dall’onore e dall’amicizia. Possiamo allora dire che oggi l’egoismo è giunto al colmo, per intensità e universalità; un’intensità così estrema e palpabile che non può più essere ignorato, e in quanto tutti sono animati dallo stesso sentimento, esso vive in ogni azione della società, dando corpo al quel processo di collettivizzazione delle singolarità egoistiche, tanto da snaturare i comportamenti sociali e politici.
Mentre il poeta conosceva questo sentimento e ne analizzava la natura, noi, come ci comportiamo, come lo contrastiamo? Anche se la vera domanda dovrebbe essere: se intendiamo contrastarlo. Se tale domanda fosse diretta ad ogni singolo, sicuramente nessuno risponderebbe negativamente, salvo a far dipendere, subordinare l’adesione del singolo dalla condizione che anche gli altri attori, universalmente, si dichiarino disponibili a riconoscere e a praticare forme di solidarietà umana come negazione dell’egoismo. Secondo il dizionario l’egoismo:” amore eccessivo ed esclusivo di sé stesso o valutazione esagerata delle proprie prerogative, che porta alla ricerca permanente del proprio vantaggio, alla subordinazione delle altrui esigenze alle proprie e alla esclusione del prossimo dal godimento dei beni posseduti”. In Kant l’egoismo è presentato seguendo una disamina tra: Egoismo logico, per il quale l’individuo non sottopone il proprio pensiero al giudizio altrui poiché lo considera superfluo; l’egoismo morale, per il quale l’individuo agisce esclusivamente per un proprio vantaggio ed esclude quindi qualsiasi possibilità per il prossimo di ledere tale vantaggio; e l’egoismo estetico, per il quale il bello coincide esclusivamente con il proprio pensiero. Mentre Nietzsche definisce invece egoismo cosciente l’agire sempre per un proprio fine personale. Seguendo questo pensiero l’altruismo perde ogni valore per assumere un’apparenza di falsità, in quanto l’uomo può agire in favore del prossimo soltanto finché questo non diventi lesivo nei suoi confronti. In un’ottica del tutto diversa, Comte considera l’altruismo come il vivere per gli altri che porta al benessere sia sociale che individuale.
In Max Stirner, l’egoismo si mostra con l’impronta utilitarista di Bentham, che si propone però la distruzione della società e non la sua ricostruzione. “ L’unico e la sua proprietà”, pubblicato nel 1845, si presenta come un testo filosofico sull’individualismo, in cui è data questa descrizione dell’egoismo: “Se voi sapete procacciarvi un godimento, esso diviene un vostro diritto; se lo desiderate solamente senza osare appagarlo, esso resterà sempre uno dei diritti acquisiti di coloro che sono privilegiati a fruirne. Esso è il loro diritto, come diventerebbe il vostro se sapeste appagarlo. [...] Chi ha la forza, ha il diritto: se non avete quella, non avrete neppure questo”. L'egoismo etico stirneriano è più assimilabile ad un individualismo caratterizzato dall'amore per sé stessi, non dalla volontà di danneggiare altri. Stirner è stato ritenuto da alcuni, per le sue provocatorie e paradossali prese di posizione, un asociale-solipsista, che esalta la figura dell'individuo in lotta contro tutto e tutti. Egli era un partecipe della sinistra Hegeliana e ben conosciuto da Engels, che ne aveva addirittura disegnato un ritratto e alcune caricature. L’egoismo Stirneriano s’intreccia con la confutazione data da Marx nei Manoscritti e nell’Ideologia Tedesca. Per Marx il fatto che le condizioni determinino la coscienza é dimostrato dalla corrispondenza del modo di produzione della vita materiale con le illusioni che gli uomini si fanno sulla propria vita. Le idee individuali si uniformano al contesto sociale, da cui risulta che la realtà é malamente velata dalle fantasie che vengono prodotte da determinate condizioni di esistenza. Il comportamento dell'uomo é allora comprensibile in quanto é il comportamento dell'uomo in quanto specie, dell'uomo quale "essere sociale". L'uomo non si manifesta nel suo pensiero, ma nella sua produzione materiale: il lavoro alienato é la base che fa dell' uomo "un mezzo della sua esistenza individuale", "un essere a lui stesso estraneo". La divisione del lavoro é, quindi, l'origine dell'alienazione.
Anche per Montale l’egoismo “è un male di vivere “, che riguarda l’uomo; mentre per il filosofo L. Walker l’egoismo è “la teoria della volontà in quanto reazione dell'ego a un determinato movente”, cioè reagisce agli eventi scegliendo ad libitum un motivo, per cui la sua azione o reazione è sempre consapevolmente volontaria. Infatti Walker evidenzia che: “Se il mio gesto nasce dalla mia percezione di ciò che per me ha valore e serve al mio onore e alla mia dignità, se è filtrato della mia coscienza o subcoscienza, e se è per me concime e fioritura e frutto del mio sentimento, del mio intelletto e della mia volontà, allora esso è Egoistico”. Per questo filosofo il buon senso e la razionalità sono concetti che non scalfiscono l’inossidabile valore precipuo della sua tesi: “La richiesta di Altruismo”, spiega chiaramente Walker, “e la celebrazione della dottrina della dedizioni agli altri, tesa ad inculcare l'abitudine della rinuncia a sé, è perniciosa ed è addebitabile a un'osservazione e a un ragionamento lacunosi”. Insomma, per questo filosofo, la dedizione agli altri, quella particolare azione definita altruismo, è perniciosa e amorale, poiché tutto ciò che non è diretto alla soddisfazione dell’ego non può che classificarsi come un pura follia, una degenerazione altruistica che sacrifica il sé per un ideale.
“Dove c’è l’egoismo non c’è vita”, ancora “se vivo per me stesso sto seminando morte”, in queste parole di Papa Francesco si esplicita un richiamo all’umanesimo, alla sensibilità dell’uomo. Ancora: “La rivalità e la vanagloria” distruggono le fondamenta delle comunità, seminando divisioni e conflitti (Angelus del 10 novembre 2019 )
Qui sono ovviamente riportati solo alcuni esempi indicativi di una caratteristica sociale inerente al tema dell’egoismo, che in filosofia è definito come solipsismo, ma nella pratica politica possiamo ben inquadrare tale immagine nella preminente figura dell’individualismo. Allora, alla domanda: l’egoismo si è impossessato del mondo? possiamo rispondere si, è possibile combatterlo, si, decisamente, ma con quali armi? La sola arma della quale l’uomo può disporre è la solidarietà, la resilienza e la lotta contro le diseguaglianze, l’accoglienza e l’inclusione dei più deboli, la pace e la giustizia. Sicuramente non sono percorsi facili, ma varrebbe la pena almeno provare.
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