IRRIDEVANO CORBYN E POI QUI DA NOI di Emanuele Macaluso da EM.MA
31 maggio 2017
Su questo spazio, più di una volta, ho espresso la mia opinione su Jeremy Corbyn replicando a chi, tra i media e tra i presuntuosi personaggi che circolano anche nel Pd e nel centrosinistra, lo descriveva come un alieno che portava alla rovina il laburismo britannico. Osservavo che Corbyn era stato eletto segretario del partito in due congressi, sconfiggendo democraticamente, dopo dibattiti serrati, altri candidati “moderati”. L’ultimo confronto lo contrappose alla maggioranza del gruppo parlamentare che gli aveva votato un documento di sfiducia. La cosa che sorprendeva, e che sottolineai, era che con Corbyn il partito laburista cresceva nelle adesioni soprattutto tra i giovani. Una cosa è discutere serenamente le sue posizioni, sulle quali si può concordare o meno, un’altra è considerarlo un estremista estraneo alla storia e alla tradizione del laburismo. Corbyn invece è figlio del laburismo: è stato ed è parlamentare ripetutamente eletto nel suo collegio. Quando la premier Theresa May ha sciolto il parlamento e indetto nuove elezioni, i grandi giornali italiani hanno irriso al fatto che il suo sfidante sarebbe stato il laburista Corbyn. E siccome nel Regno Unito c’era chi aveva definito il suo manifesto elettorale come una “lunga nota di suicidio”, i giornali italiani - e non solo - si associarono a questo giudizio.
I sondaggi, per la verità, davano la May a 25 punti di vantaggio su Corbyn. Ieri il giornale conservatore The Telegraph ha pubblicato un sondaggio, accompagnato da un allarmato commento, annunciando che trai due sfidanti il distacco ormai è tra i 5 ed i 6 punti di percentuale; e giorno dopo giorno Corbyn sembra guadagnare terreno. Oggi anche il Corriere della Sera corre ai ripari e pubblica un paginone dedicato a Corbyn (sul quale si dicono alcune verità), e alle elezioni nel Regno Unito. Il corrispondente da Londra, Luigi Ippolito, osserva: “Corbyn sarà debole nei corridoio di Westminster ma è nel suo elemento quando è in campagna elettorale. I suoi comizi sono un successo ed è riuscito a mobilitare in particolare le donne e gli studenti”. Il giornalista nota anche alcune figuracce fatte dai conservatori a proposito delle condizioni di vita dei lavoratori e di uno dei loro punti-chiave del programma: la minaccia agli anziani di dover vendere la casa per potersi pagare l’assistenza. E Ippolito conclude con queste parole il suo lungo articolo: “I moderati del partito laburista che speravano segretamente in una sonora sconfitta per liberarsi di Corbyn dovranno ricredersi: se il Labour andrà al 35-36%, ossia molto oltre il 30% delle elezioni del 2015, Corbyn non avrà alcuna ragione per dimettersi. E se continuerà la sua volata, l’Inghilterra potrebbe vedere le sue stazzonate giacchette di tweed appese all’attaccapanni del n°10 di Downing Street.
Che dire? C’è da dire che la sinistra non è morta ma sono cadaveri alcuni dirigenti dei partiti socialisti europei. E in Italia il Pd, che non è un partito socialista, ma dice di essere una forza di centrosinistra che aderisce al PSE, cerca un accordo con Berlusconi. Ma anche in questo Paese le cose possono cambiare. Vedremo.