IRAN: LE DONNE CONTRO LE DONNE
31 agosto 2004
Un ultimo attacco a questa democrazia vacillante.
Il Parlamento iraniano ha bocciato il testo di legge proposto dal governo dei Riformatori, che prevedeva un piano quinquiennale che avrebbe avuto tra i suoi punti cardine la difesa dei diritti delle donne e la promozione di una parità femminile in campo giuridico, sociale ed economico.
A febbraio i Conservatori avevano escluso dalle candidature i parlamentari riformatori, ed hanno quindi “riottenuto” la maggioranza. I Riformatori sono stati messi a tacere. Non hanno più rappresentanza, anche lo stesso Khatami, leader del partito riformista, sembra ormai inerte, quasi fosse “ostaggio” della nuova maggioranza.
Il consiglio dei guardiani aveva sospeso il testo di legge perché contrario alle norme islamiche, quindi tornato al Parlamento per essere rivotato, è stato “ovviamente” bocciato.
Un aspetto particolarmente indicativo del basso livello di democrazia, è il voto paradossale delle quindici donne presenti in Parlamento, che hanno bocciato (volontariamente?) “la parità dei sessi”.
La questione femminile, che sembrava poter intravedere finalmente uno spiraglio di luce, pare nuovamente ricadere nell’oscurantismo estremista di un regime religioso, in un “Regno dei Padri”, usando le parole della femminista Adrienne Rich, in cui la dignità umana alle donne non viene in alcun modo riconosciuta ma subordinata alla famiglia, al clan, all’Imam.
Si parla spesso delle ripercussioni sociali di questo “fenomeno”, senza pensare alle fortissime conseguenze psicologiche, che a loro volta, come in un circolo vizioso, scaturiscono nel sociale.
Così ci sono migliaia di donne che per fuggire al loro destino di sottomissione e violenza all’interno della famiglia, scappano, diventando nuovamente vittime di quel “maschilismo” che le condanna.
La prostituzione, l’ospedale psichiatrico o la lapidazione, sono gli scenari possibili che si possono aprire a chi cerca di evadere da questo sistema fatto di coercizioni, obblighi e dogmi religiosi.