INTERGRUPPO AVANTI! di Alberto Benzoni del 6 maggio 2021

06 maggio 2021

INTERGRUPPO AVANTI! di Alberto Benzoni del 6 maggio 2021

Cos’è e cosa vuole?

Quanti hanno commentato, nell’area socialista, la nascita di Intergruppo Avanti, si dividono grosso modo in tre gruppi: quelli che sono favorevoli, direi pregiudizialmente, all’operazione; quelli che non vogliono avere nulla che fare con qualcosa che si richiama all’Avanti! ma che non ha nulla a che fare con il socialismo; e quelli che aspettano di capire dove vuole andare a parare.

Personalmente faccio parte di un sotto gruppo del secondo gruppo, oggi in corso di formazione. Quelli che contestano IA anche perché non ne condividono la coloritura ideologica e gli obbiettivi politici; ma soprattutto perché ritengono intollerabile l’uso dell’Avanti! a sua copertura.

Sull’aspetto generale, alcune schematiche osservazioni.

Siamo, in primo luogo, di fronte a un’operazione di puro “ceto politico”, accentuata dal fatto di essere stata partorita nel chiuso delle stanze e senza alcun coinvolgimento del mondo esterno magari perché inutile, se non dannoso rispetto allo scopo che si prefigge. E, peggio ancora, di un’operazione di scopo (ogni intergruppo deve avere un obbiettivo, per essere riconosciuto come tale); ma il cui scopo formalmente dichiarato (riforme, lavoro, giovani, donne, sud; manca la banda larga, forse per un lapsus) è stato scopiazzato all’ultimo momento dal programma di governo e dall’ultimo discorso di Draghi.

Una scopiazzatura inutile se non controproducente. Come rivelato dall’elenco dei promotori. Nessuno dei quali brilla per una qualunque competenza in nessuno dei temi sui quali l’intergruppo dovrebbe esercitare i suoi talenti.

E dunque il progetto è tutto politico. Come dimostrato dall’elenco di chi ha aderito alla proposta e di chi, per diverse ragioni, non è stato nemmeno preso in considerazione.

Procedendo da destra verso sinistra, abbiamo la Prestigiacomo: ma nessuno dei riformisti e dialoganti di Forza Italia (vedi Brunetta) e poi tutti i dirigenti dell’area riformista propriamente detta, esclusi Tabacci, Renzi (rappresentato politicamente, peraltro, all’interno del Pd). Come nessuno del Psi, Nencini compreso.

Abbiamo, invece, molti esponenti di non poco conto del Pd: dalla Quartapelle alla Madia; dalla Tinagli a Nannicini, fino a Zanda e Pisapia. A dimostrazione del fatto che il progetto promosso da Martelli ha o desidera avere come assoluto protagonista, le sue componenti variamente riformiste.

E l’ elenco finisce qui. Qui, niente zingarettiani, il povero Bettini denunciato politicamente come il diavolo incarnato per colpe che non ha, Barca e Provenzano ignorati. Assieme ai dirigenti sindacali della triplice. Di là di Zanda, “hic sunt leones": il che vale non solo per i dannati (leggi il M5S e Conte) ma anche per Leu e per i verdi.

Manca Renzi; non solo per quello che è ma anche perché l’obbiettivo non è più quello di rottamare il Pd dall’esterno ma di redimerlo dall’interno, parafrasando inconsciamente l’appello di Marx “l’emancipazione dei democratici sarà opera dei democratici stessi”. Dopo tutto non gli si chiede molto; basta che rinunci alla ridicola, oltre che superata pretesa, di guidare uno schieramento di sinistra/centro alternativa al centro-destra, escludendo conseguentemente qualsiasi intesa con il nuovo partito di Conte. E abbandonando Leu e altri relitti al loro destino . L’idea di fondo è che per il Pd sia venuto il momento di completare il percorso, diciamo così felicemente avviato negli anni novanta, gettando nella pattumiera dello storia la vetusta divisione tra sinistra e destra per adottare quella tra riformisti e conservatori, anzi populisti. In volgare “vi siete tolti già tutto; che vi costa rinunciare al vostro Breil?". L’ipotesi di lavoro dei Nostri è che l’offerta venga accettata. Secondo l’antica convinzione che una controparte debole deve essere per questo anche remissiva, per non dire masochista.

Staremo a vedere. Perché c’è un altro aspetto del progetto Martelli che ci riguarda come socialisti, con o senza tessera. E che ha a che fare con l’Avanti (on line), e di riflesso, con il passato e il futuro del socialismo italiano. L’ex direttore di Mondoperaio, da lui opportunamente trasformato in Mondo Opera Io, ha tutto il diritto di usare la sua nuova testata per veicolare i suoi progetti politico/culturali. Fermo restando che l’onore e l’onere di veicolare quelli dei socialisti spetta al Psi e al suo giornale.

Ma da oggi in poi, questo sarà assi più difficile. Perché il nostro Avanti! presente da centoventicinque anni e difeso, contro venti e maree, dall’affetto solidale di generazioni e generazioni di socialisti e dall’impegno dei suoi collaboratori, entrerà definitivamente in un contro d’ombra; mentre la sua testata sarà utilizzata come punto di riferimento formale di un progetto politico e personale che con il socialismo non ha e non vuole avere niente a che fare.

Difendere l’Avanti! può significare poco nel presente. Ma significa molto per quanto riguarda il passato e la memoria, così come per mantenere accesa la speranza nel futuro.

In linea di fatto, la partita, qui e oggi, è chiusa. Ma rimane aperta quella del passato e della memoria

Ai compagni del Psi, ve lo dice un compagno senza tessera,il compito di reagire pubblicamente, a nome non solo vostro ma dei socialisti di ieri e di oggi e di quelli che verranno, a questo affronto. Perché c’è una distanza infinita tra il subire un’offesa e accettarla senza reagire. Nel primo caso potremmo, tutti, riprendere il cammino; in caso contrario, la ripartenza diventerà pressoché impossibile; e, se avverrà, sarà ad opera di altri, dei tanti che, in Italia e nel mondo, sapranno ritrovare l’isola che non c’è.

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