INSEGUENDO L'ULIVO LA SINISTRA ANDRÀ A SBATTERE di Peppino Calderola da Lettera43 26 settembre 2017

27 settembre 2017

INSEGUENDO L'ULIVO LA SINISTRA ANDRÀ A SBATTERE di Peppino Calderola da Lettera43 26 settembre 2017

Quella è una esperienza sepolta. Per battere destra e grillini bisogna tornare tra la gente. Proponendo soluzioni opposte. Renzi? Non è il problema, né la soluzione.

Non deve sorprendere se il dibattito nella sinistra fuori dal Pd sembra attraversato da mille incognite, da strategie diverse. La ricostruzione della sinistra sta avvenendo in uno stato di necessità. Anche la principale forza di questa area, Articolo 1, è figlia di una scissione di necessità essendosi chiusi tutti gli spazi per una convivenza dentro il Pd. Questi mondi che cercano un discorso comune vengono da esperienze e culture diverse. La sinistra è plurale per definizione e per vizio. La cosa più importante è che se si guarda ai protagonisti si vedono tutte le aree culturali dei recenti anni, dal riformismo classico, all’antagonismo temperato, al giustizialismo meno rissoso. Insomma, è un aggregato di buoni propositi.

UNA STORIA È IRRIPETIBILE. Tutto ciò rende evidente che l’unico discorso che non si può fare, guardando al futuro, è quello del ripetersi di una vecchia storia. Questo ragionamento vale soprattutto per i nostalgici dell’Ulivo e del centro-sinistra senza trattino. Quella non è storia comune e per alcuni è storia anche finita. Vale per l’Ulivo quello che il filosofo Skavoj Zizek ha scritto su Lenin: «Ripetere Lenin significa accettare che Lenin è morto, che la sua particolare soluzione è fallita, persino in maniera atroce». Lasciando da parte l’ingombrante inquilino del mausoleo del Cremlino, la verità di questa frase sta nel fatto che una storia, grande o piccola, buona o storta, è irripetibile. Lo è anche l’Ulivo e lo sono anche coloro che ce lo stanno riproponendo scolasticamente. Il biennio 2006-2008 ha seppellito definitivamente l’Ulivo.

Chi oggi dice: torniamo al centrosinistra senza il trattino non sa spiegare la distanza col Pd dando involontariamente ragione a chi sostiene che questa distanza non è nutrita di contenuti ma di odio verso una leadership. Come dire, senza Renzi si torna indietro. Invece la leadership di Renzi non va odiata, non è semplicemente rappresentativa di un mondo che vuole cambiare. Sono le risposte renziane alla crisi che accrescono la rabbia antisistema di cui poi le estreme destre si cibano. Quando Renzi e i suoi raccontano che la separazione della sinistra dal Pd rappresenta un regalo a Grillo e alla destre parlano di fantapolitica. Il popolo che va a destra, parlo di milioni di persone, hanno domande che il “governismo” renziano e dei neo-ulivisti ignora e trascura.

DUE IPOTESI DI LAVORO. È bene quindi che la discussione appassionata di questi giorni che vede affaticarsi soprattutto alcuni settori di Articolo 1 e tutto lo schieramento di Giuliano Pisapia si metta con i piedi per terra. Non sognatevi di dire: “Dove eravamo rimasti?”. Perché eravamo rimasti nel 2008 ad una sconfitta drammatica poi replicata con la mancata vittoria di Pier Luigi Bersani. Se si parte dal reale, il dibattito diventa meno astruso. Qui si possono affacciare due ipotesi di lavoro, una obiettivamente neo-bertinottiana che si vuole estraniare da esperienze di governo e l’altra che, invece, vuole cercare la strada di un riformismo forte, di una strategia riformatrice che varchi le colonne d’Ercole del capitalismo senza proporsi il suo abbattimento ma la sua correzione.

PIÙ GENTE, MENO GIORNALI. Nessuna delle due ipotesi è rivoluzionaria in senso tecnico. La seconda, ai miei occhi, ha il vantaggio di proporre successivi cambiamenti, che al tempo stesso richiedono alleanze, tali da dare una risposta a chi sta peggio, a chi patisce le diseguaglianze, a chi vuole una democrazia larga, a chi vuole togliere potere a chi lo ha accentrato su di sé governando male società ed economia. Il famoso centro-sinistra in questa discussione esiste solo come ipotesi di alleanza programmatica o contingente fra forze diverse purché fra esse ci sia una sinistra molto forte. Muore l’ideologia del centrosinistra e vive l’idea che sinistra e altre forze si possono alleare se condividono alcuni passaggi storici. L’idea, invece, che si fa il centro-sinistra correggendo Renzi per battere così le destra è il maggior contributo al populismo. Destre e grillini si battano stando come loro in mezzo al popolo, scusate l’espressione retorica, ma proponendo soluzioni diverse, anzi opposte. La destra e i grillini sono in mezzo alla “gente”, chi discute di riedizione del centrosinistra sta su giornali sempre meno letti.

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