INEVITABILE DISASTRO. SENZA POLITICA, SENZA CLASSE DIRIGENTE, SENZA IDE-ALI, SENZA PARTITI. SOLO ODIO, RABBIA, INVIDIA E PAURA. Nota politica di Angelo Sollazzo

06 giugno 2018

INEVITABILE DISASTRO. SENZA POLITICA, SENZA CLASSE DIRIGENTE, SENZA IDE-ALI, SENZA PARTITI. SOLO ODIO, RABBIA, INVIDIA E PAURA. Nota politica di Angelo Sollazzo

Non poteva che finire così. Premesso che è meglio un qualsiasi Governo che il ritorno alle urne che avrebbe prodotto un disastro peggiore dell’attuale, con ulteriore crescita dell’astensionismo, non possiamo che esprimere tutta la nostra preoccupazione ed un profondo disagio per il futuro del nostro Paese. Il popolo ha sempre ragione anche se al voto va solo la metà, o poco più, degli aventi diritto e se manca del tutto un’alternativa possibile ed una sinistra credibile che si contrapponga ai populismi aggressivi e tracotanti. La personalizzazione della politica ha eliminato ideali, approfondimenti e culture politiche con leaders di scarsa preparazione e carisma, indirizzati solo verso il potere personale. Prima un manettaro come Di Pietro, quindi un uomo da avanspettacolo come Berlusconi, quindi  un bugiardo seriale come Renzi ed infine un vero comico come Grillo. Tutti questi hanno distrutto alle base la voglia di appartenenza ad una cultura politica e la nascita di una vera classe dirigente. La sinistra con Renzi si è suicidata accettando una vera mutazione genetica con la scusa del modernismo e della rottamazione. Sono spariti i partiti o trasformati in comitati elettorali.

Nasce un Governo con tutti i crismi di un autoritarismo moderno che promette sfracelli e mirabilia all’insegna del cosiddetto cambiamento. A parte che i diarchi giallo-verdi dovrebbero spiegare come mai dopo aver a lungo tuonato contro capi di governo e ministri non eletti dal popolo, ora ci presentano una compagine infarcita di professori, alcuni dei quali a totale digiuno di politica e assolutamente sconosciuti. Poi non lamentiamoci dei curricula taroccati.

Nei momenti politici che viviamo lo sport diffuso è stato colpevolizzare Mattarella.

Non è che il Presidente sia immune da responsabilità , ma diventa semplicistico ridurre lo stato comatoso del sistema politico al rifiuto di Mattarella di subire la nomina di Paolo Savona e successivamente di accettarlo in altro ruolo.

Il Presidente mite e riservato, è caduto nel trappolone tesogli da Salvini. Sarà buzzurro ma il capo della Lega è un animale politico che ha come solo orizzonte il rafforzamento della sua parte politica.

Il Presidente della Repubblica è caduto nella rete tesagli consentendo che il falso problema Savona fosse elemento fondamentale per la nascita del Governo. Mattarella ha ritenuto di applicare alla lettera il dettame costituzionale e di evitare che un personaggio come Savona potesse ottenere un posto rilevante e determinante per la politica europea dell’Italia, poi ha ceduto, preso dal terrore di un nuovo scontro elettorale e consentendo di affidargli proprio il Ministero degli Affari Europei.

Siamo all’impazzimento generale.

Nell’Italia repubblicana non si era mai visto un spettacolo tanto indecente.

Il leader leghista non aveva convenienza a far nascere un Governo a trazione cinquestelle poiché ciò gli avrebbe impedito di avere quel ruolo a cui aspira e cioè di unico capo del centro destra. Spompato l’ottantaduenne Berlusconi, annientato o poco meno il PD, gli restava la carta da giocare del ridimensionamento dei grillini sullo stesso terreno del populismo. Successivamente  il leader leghista è stato folgorato dal pensiero che troppi giochetti facessero stancare perfino il suo elettorato.

Ma è ridicolo parlare di una volontà dell’elettorato a far nascere un’alleanza Lega-5Stelle.

Con uno sforzo di memoria, anche lieve, occorre ricordare che alle elezioni del 4 Marzo i due movimenti populisti stavano su sponde opposte e se le cantavano di santa ragione. Il centrodestra era alternativo al grillismo, altro che volontà popolare. Il ridicolo lo abbiamo visto con  le giravolte quotidiane di Di Maio che è quello che ne esce peggio da questa vicenda. E’ vero che la politica è l’arte del possibile ma non delle bugie a qualsiasi costo. Prima fuori dall’euro, poi mai detto di uscire dalla moneta comune; prima basta con i Presidenti del Consiglio non eletti dal popolo, poi propongono Conte e professori esterni che non hanno mai fatto politica; prima l’alleato possibile e prescelto era il PD, poi contrordine diventa migliore il forno della destra di Salvini; prima veniva annunciata la cancellazione del debito per 250 miliardi e poi, nella seconda stesura del contratto, tale misura veniva eliminata; prima si parlava di uscita dall’euro e di referendum sulla materia, poi si negava tutto dicendo che il loro pensiero era altro. Insomma una sequenza di capriole, di ripensamenti repentini, di affermazioni e negazioni continue, il tutto condito da evidenti cadute di stile e di carattere culturale.

Quando il dibattito politico sfocia nell’odio, nel rancore e nell’invidia di chi ha fatto di più e meglio di loro, allora tutto diventa materia di scontro perenne.

L’invenzione del contratto e non un vero programma di governo  insiste nel carattere punitivo verso particolari categorie di persone e di sostegno ad attività di parte, quando non antidemocratiche oppure razziste.

Quando parliamo di immigrazione, tutti siamo d’accordo della necessità di porre un serio freno agli arrivi indiscriminati, soprattutto investendo in loco le risorse utilizzate per l’accoglienza in Italia sulla quale lucrano enti civili, religiosi, pseudo no-profit quando non proprio gruppi mafiosi.

Da ciò a criminalizzare ogni immigrato che fugge dalla guerra o anche solamente dalla fame e dalle carestie  ci vuole molta fantasia e forse è utile la memoria nel rammentare che l’emigrazione italiana ,all’inizio del 900, ovvero dopo la seconda guerra mondiale, aveva le stesse problematiche degli immigrati che giungono sulle nostre coste. Un popolo di emigrati non può trattare alla stregua di bestie esseri umani che hanno patito gli stessi problemi che molti italiani pativano nel passato.

Certamente i Trattati in Europa vanno rivisti ed aggiornati, la Germania non può essere il Paese-guida di una Unione variegata e multietnica. Ma certi argomenti bisognava affrontarli nei tempi giusti, sul valore dell’euro rispetto alle monete nazionali,  sui costi di inclusione di Paesi dell’Est europeo, sulla stessa riunificazione della Germania.

Ma oggi il tema sempre dietro l’angolo è parlare di uscita dall’euro, ed è da irresponsabili.

La svalutazione della nuova lire sarebbe attorno al 20-30%. Idem per l’inflazione. I mutui peserebbero enormemente sulle famiglie, gli stessi salari avrebbero un ridimensionamento monetario e di potere d’acquisto. Insomma l’isolamento sarebbe un pessimo affare.

il famoso contratto non è altro che un elenco delle spese dove a fronte di circa 120 miliardi occorrenti, si riesce a  malapena a trovarne 500 milioni. Nella storia della Repubblica è la prima volta che prima si presenta un programma e poi si sceglie il Presidente del Consiglio ed suoi ministri, i quali sono costretti ad applicare un programma fatto da altri. Insomma meri esecutori. Parimenti l’elemento divisivo che stava facendo saltare tutto è stato la permanenza o meno nella Unione europea che nel dibattito elettorale non aveva avuto grande attenzione. Certo vi erano idee fascistoidi ammodernate, prettamente di destra come la trasmigrazione degli immigrati nei Paesi di provenienza, la legge sulla legittima difesa, la flat tax che aiuta i ricchi e danneggia i poveri con una riduzione dei servizi essenziali di tipo sociale.

Nessun vero programma di governo, nessun piano industriale, nessuna proposta per lo sviluppo, ma sola una serie di contumelie, alcune giuste, sugli errori di chi li ha preceduti, una nota delle spese e una volontà di governare con rabbia e rancore verso chi ha più capacità e qualità di loro.

Ma un assaggio del dilettantismo dei grillini l’avevamo avuto a Roma con sporcizia e buche nelle strade al punto che perfino il Giro d’Italia era finito in barzellette. Se Roma piange, Livorno non ride e così per tutte le amministrazioni in mano ai grillini.

Ora si può concordare sul fatto che non possiamo esseri schiavi dello spread e degli umori conseguenti, non possiamo temere sempre le agenzie di rating, ma in questa materia dovremmo saperne di più circa i rapporti della Casaleggio Associati con un certo mondo della finanza e dei finanzieri d’assalto. Determinare le sorti di un Paese con gli indirizzi economici che escono dal portale Rousseau è davvero troppo.

Ormai è arrivato il tempo di ritornare ai Partiti che selezionano la classe dirigente, per evitare incompetenti ed arrivisti. Occorre applicare l’art. 49 della Costituzione, registrando come figure giuridiche i partiti politici, con il controllo delle loro attività economiche da parte della Corte dei Conti e con un organismo terzo che controlli la trasparenza e la democrazia  interna. Altro che Rousseau.

Il Paese deve seguire una politica di sviluppo di tipo keynesiano, con significativi investimenti pubblici, avere il coraggio di una patrimoniale sulle rendite parassitarie ed assenteiste, come richiesto perfino dalla Confindustra, ridurre le spese militari per le missioni all’estero, l’acquisto di armi d’offesa come gli F35, fare pagare le tasse vere al Vaticano sulle decine di migliaia di edifici che possiede, trasformati in falsi luoghi di culto e divenuti alberghi di lusso per i turisti.

Insomma ci sarebbero le risorse per inaugurare una nuova stagione di sviluppo e mettersi alla pari con i Paesi europei più avanzati. Per fare ciò necessita un Governo di alta qualità politica, un programma che guardi ai più bisognosi creando lavoro e non con l’imbroglio, peraltro irrealizzabile, del reddito di cittadinanza, che trasforma il lavoratore in suddito, senza dignità. Gli 80 euro di Renzi evidentemente non hanno insegnato nulla. Servono uomini politici e non odiatori professionisti.

Serve uno sforzo comune contro l’odio, la rabbia ed il rancore che producono solo paura e povertà.

La sinistra perde quando si allea alla destra e non quando mantiene i suoi connotati e riferimenti ideali. I socialisti risultano sconfitti accettando le grandi alleanze, sono vincitori ed ottengono grandi consensi quando restano ancorati alla sinistra ed al mondo del lavoro.

I successi in Gran Bretagna, Portogallo e dello stesso Sanders negli USA, dovrebbero servire da esempio. Ricostruire un partito della sinistra, di chiara matrice socialista, deve essere un imperativo per tutti noi.

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