INCHIESTA. FORMIGONILAND, L’ALLEANZA TRASVERSALE TRA COOP ROSSE E CIELLINE –di Marco Alfieri e Jacopo Tondelli da il Riformista del 19 gennaio 2006

01 febbraio 2006

INCHIESTA. FORMIGONILAND, L’ALLEANZA TRASVERSALE TRA COOP ROSSE E CIELLINE –di Marco Alfieri e Jacopo Tondelli da il Riformista del 19 gennaio 2006

Milano. La guerra estiva tra la Lega e Roberto Formigoni (risolta a settembre con una tregua elettorale), è stata scandita in tutto e per tutto da parole in tutto e per tutto simili a quelle di un Giovanardi versus le Coop di queste settimane. O di un Berlusconi su Unipol e Ds. Stesso lessico, stesso livore, stessa denuncia di intrecci affari e politica. Quel che la Lega diceva di Formigoni e del suo blocco di potere in Lombardia - per frenarne le mire romane in chiave post Berlusconi - sembra la copia carbone delle critiche da destra al collateralismo Ds/Coop nelle regioni rosse. Strana nemesi.
Un analogia che però, guarda caso, nessuno dei due fronti politici sta facendo in questi giorni. Chiaro il doppio mutismo di Cdl e Unione: s’incrinerebbe la rispettiva propaganda. I vari Giovanardi e Berlusconi non potrebbero più accusare il collateralismo coop/ds, visto che in casa propria hanno un modello analogo. Così come chi da sinistra demonizza il modello Lombardia, la lobby dei ciellini, non potrebbe più nascondere che il sistema Formigoni/Cdo è per larghi tratti simile a quello messo in piedi negli anni nelle regioni rosse. E diciamo questo senza nessuna insinuazione ’penale’.
Viceversa il legame coop/cielle viene rivendicato con orgoglio dai protagonisti in campo, i ciellini e i cooperatori: il presidente di Cdo, Raffaello Vignali, l’altro giorno ha preso posizione netta a difesa delle coop rosse, «perché rappresentano una parte importante per il tessuto produttivo del nostro paese: sono una ricchezza per tutti». Di più. «Coop e mondo cattolico condividono una concezione del fare impresa per l’uomo, all’insegna della solidarietà e del bene comune». E lo stesso vale per le parole di Giorgio Vittadini al settimanale Vita. A testimonianza di una lunga consuetudine Coop/Cdo fatta di frequentazioni, amicizie, confronto, reciproco riconoscimento, idealità e anche, perché no, di business.
Soprattutto a partire dal 1989, in cui la fine del sogno socialista recide irrevocabilmente l’orizzonte di un’utopia omnicomprensiva, portando definitivamente le cooperative rosse a non pensarsi più come embrione del mondo perfetto a venire, o forse solo sancendo con la brutalità della storia quello che le prospere cooperative emiliane o toscane già sapevano ed erano da un pezzo: cioè un pezzo vitale del capitalismo italiano, con le sue regole di vantaggio che affondavano radici nella Costituzione, ed i suoi naturali partner imprenditoriali, da individuare anzitutto nel resto del variegato mondo delle cooperative italiane di qualunque colore e credo. Da lì al fare business con il colosso della ciellina Compagnia delle Opere, il passo era breve, e fu fatto in fretta, senza (troppe) remore ideologiche da parte di entrambi gli attori. Anche per il naturale impulso prodotto dalla rapida ascesa di due giovani e promettenti leader: Roberto Formigoni e Pierluigi Bersani.
Un’alleanza trasversale, questa, se possibile rafforzata a partire dal 2003, quando Vignali, 42enne bolognese, sale al vertice di Cdo, appunto il braccio economico di cielle (37 sedi territoriali, 30 mila imprese associate e no profit), succedendo a Vittadini. Sono gli anni in cui comincia a raffreddarsi la cotta ciellina per il Cavaliere. Il ’Vitta’ non a caso passa a dirigere la strategica Fondazione per la Sussidiarietà, nata di fatto per de-berlusconizzare cielle e tornare a muoversi a tutto campo, con rapporti anche al centro e a sinistra appunto all’insegna della parolina magica ’sussidiarietà’.
Le regioni rosse e Formigoniland sono due sistemi di organizzazione dell’economia, del potere e del consenso abbastanza simili: territori ricchi a potere diffuso e centralizzato insieme, intessuti su una miriade di piccole e medie aziende (o cooperative) collegate. In Lombardia, attraverso la Cdo, la saldatura avviene nei servizi, nel volontariato, nell’assistenza e nel business sanitario, nelle fiere, nel turismo e nella formazione professionale. Con il Pirellone che distribuisce, filtrandoli, i finanziamenti sui servizi sociali e stabilisce gli accreditamenti. Nelle regioni rosse, invece, il potere è più spalmato sugli enti locali: ma l’intreccio livello politico, appalti, grande distribuzione e imprese sociali rispondono ad una stessa logica di relazione Coop/enti locali. E così può capitare che un Formigoni arrivi a far campagna elettorale addirittura in Lega Coop, pochi giorni dopo il rivale unionista Riccardo Sarfatti (alle regionali del 2005), e che un Vittadini sia un aficionados della Summer school di Cominciamodacapo, associazione politico culturale nata proprio per far dialogare i due mondi del riformismo laico e cattolico che storicamente ha prodotto risultati trasversali eccellenti. Una trasversalità anzitutto politico-elettorale sul territorio (la Cdo nel 2001 aiuta l’elezione di Errani in Emilia Romagna, di Bersani al collegio di Cremona, mentre alle scorse amministrative di Bergamo aiuta il socialista Roberto Bruni a vincere con una giunta di centrosinistra). Ma anche una trasversalità di business, perché se l’abito nobile è quello della sussidarietà e del mutualismo, più prosaicamente riguadagnare spazi alla società e ai corpi intermedi dallo stato, significa anche gestire affari in comune. Nelle regioni rosse come in Lombardia.
In questo senso, dal ’98 Cdo e Coop rosse gestiscono insieme Obiettivo lavoro, terza società di lavoro interinale sul mercato nazionale, la prima a capitale italiano,164 mila lavoratori avviati in missione, fornitore principale del personale per le sale da gioco di Formula Bingo. Né va dimenticato che la Compagnia è partner di peso della Coopfond, la cassaforte di LegaCoop. Ma se di questo intreccio di interessi e prospettive condivise Obiettivo Lavoro è la punta di diamante, altre realtà alla sua ombra crescono, con epicentro in Lombardia, e con l’autorevole benedizione di un polmone finanziario come Banca Intesa, protagonista indiscussa di tutte le partite economico-finanziarie che vedono coinvolte in Lombardia attori istituzionali, dalla Provincia di Penati alla Regione di Formigoni che finanzia il terzo settore. L’istituto di Bazoli e Passera, insomma, azionista importante di via Solferino, ha deciso di scommettere su questa trasversalità ’mutualistica’ Coop/Cdo anche grazie all’ufficiale di collegamento Paolo Fumagalli, ex Cdo, che siede nel cda di Intesa ed è Presidente di IntesaVita. Di più. E’ proprio dall’incontro con Intesa che nasce il progetto PAN, un protocollo presentato nel Marzo 2004 dall’istituto di credito e CGM (un consorzio di cooperative bianche), a cui prontamente aderiscono sia Legacoop che la Compagnia delle Opere. PAN è un consorzio senza fini di lucro che ha come obiettivo la creazione di asili nido e altri servizi per l’infanziai. I primi venti asili aprono nel febbraio del 2005, ma sono centinaia le richieste di affiliazione che arrivano da tutta Italia. Ma c’è un altro settore, che vede le maglie delle due reti intrecciarsi fino quasi a costituire una terza, unica rete. E’ il redditizio campo del mattone - architettura e urbanistica -, ancora una volta con la protezione di un padre nobile come Intesa. E’ in risposta all’emergenza casa che la Fondazione Cariplo, nel 2004, lancia la Fondazione Housing Sociale che fin dall’inizio, nel CdA, vede rappresentata la Regione Lombardia guidata da Formigoni e l’ANCI Lombardia. L’obiettivo della Fondazione è ambizioso: costruire 1000 alloggi da dare in affitto a prezzi calmierati a famiglie di nuova costituzione o monoreddito, studenti, anziani e soggetti a rischio di esclusione. Per partire servono 50 milioni di euro, e 10 milioni a testa si impegnano a metterli Banca Intesa e Regione Lombardia. L’impegno di Legacoop, assai forte in Lombardia nel campo delle cooperative di costruzione, non tarda ad arrivare. Alla Presidenza della Fondazione c’è peraltro Felice Scalvini, cooperatore di lungo corso e già Presidente di Compagnia Finanziaria Industriale, la società finanziaria di partecipazione dedicata alle cooperative promossa da Agci, Confcooperative e, per l’appunto, Legacoop. Per raccogliere il capitale necessario viene inoltre progettato un fondo immobiliare etico - Fondo Abitare Sociale 1 - cui, tra gli altri, ha garantito sostegno anche la Banca Popolare di Milano. Con il fund raising che va a gonfie vele serviva, a questo punto, una partnership istituzionale per una Fondazione che ha eletto in Milano il suo luogo di azione (e costruzione). Serviva, in altre parole, che il Comune di Milano mettesse a disposizione aree in cui costruire gli alloggi. Il 20 dicembre scorso Fondazione Cariplo, Fondazione Housing Sociale e Comune di Milano firmano finalmente un’intesa che prevede prima una fase di progettazione e valutazione congiunta al termine della quale l’amministrazione comunale mett erà definitivamente tre aree edificabile a disposizione della Fondazione. Un intreccio ideale e di business diffuso a più livelli, insomma. Che non fa che sconfessare l’opposta propaganda di questi giorni sull’intreccio politica e affari.

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