IN RICORDO DI LUIGI VERTEMATI di Roberto Biscardini
13 gennaio 2012
Il nostro amico Luigi Vertemati ci ha lasciato. Era ammalato da qualche anno, non poteva partecipare più come prima alla vita politica del partito, l’abbiamo visto l’ultima volta in campagna elettorale e alla festa dell’Avanti di Lampugnano lo scorso settembre. E’ sempre rimasto iscritto al PSI, non amava cambiare bandiera o mollare la fedeltà al suo partito. Tessera 9992 nel 2011, si era iscritto al partito in giovane età, nel 1960 e, da operaio prima e da funzionario del partito poi, con molto modestia, con la cultura di chi nel partito poteva raggiungere anche posizioni di grande prestigio, ma era meglio se “avevi fatto la gavetta”, da iscritto alla sezione di Bernareggio, diventa Sindaco del suo Comune. Eletto in Regione nel 1970 ci rimane fino al 1989, quando lascia per ricoprire la carica di Parlamentare europeo. Nel 2002 insieme a me e ad Enzo Collio costituisce l’Associazione “il Socialista” nella convinzione che è sempre bene salvare il marchio e il nome, senza aggettivi, contro il parere di chi andando da altre parti rinunciava all’identità socialista o chi si nascondeva dietro nomi generici, seppur nobili, quale riformisti, liberalsocialisti, eccetera eccetera.
Demartiniano e rappresentante di De Martino a Milano negli anni ’70, è comunque amico di Bettino Craxi, rispettoso di ogni compagno, di ogni idea, libertario e difensore di un’idea plurale del socialismo italiano. Negli ultimi anni si avvicina alla corrente di Sinistra, gli ex lombardiani, e da lì costruisce un sodalizio nuovo, una battaglia nuova, che lo porterà a difendere il partito senza tentennamenti negli anni di Tangentopoli. Segretario regionale e provinciale del PSI dal 1970 al 1976, ritornerà a dedicarsi a Milano proprio nel 1993, commissario della federazione con l’arrivo di Giorgio Benvenuto alla Segreteria Nazionale del PSI. Come dire: “al servizio del Partito” quando serve e se serve. Si ricandida al parlamento europeo nel 1994, sapendo che non c’erano molte possibilità di essere rieletto, ma "meglio cadere in piedi" che scappare. Una delle tante vicende che condivise con me nei lunghi anni di comune militanza.
Se dovessimo sintetizzare: dalla parte dei lavoratori e sinceramente autonomista.