IN PERIODO DI CORONAVIRUS, LE CASE POPOLARI CONTINUANO A MANCARE di Roberto Biscardini del 12 marzo 2020

12 marzo 2020

IN PERIODO DI CORONAVIRUS, LE CASE POPOLARI CONTINUANO A MANCARE di Roberto Biscardini del 12 marzo 2020

In periodo di coronavirus non si può pretendere che l’attenzione cada su una sentenza della Corte costituzionale, seppur di un certo interesse.
La Consulta da dichiarato incostituzionale una legge regionale della Lombardia che chiedeva il requisito della residenza di almeno 5 anni nella regione come condizione necessaria per ottenere l’assegnazione di un alloggio di residenza pubblica.
La legge viola il principio di uguaglianza, dice la Consulta ma anche di ragionevolezza, perché non c’è nesso tra avere bisogno di una casa ed essere residente in quella regione per più di 5 anni.
L’argomento merita qualche riflessione. La prima, non si può, sottintende la Consulta, discriminare fino a questo punto, visto che la norma non escluderebbe solo gli immigrati recenti, ma tutti gli italiani che non  abitano in Lombardia da anni.
Secondo, siccome la Regione Lombardia, come spesso è successo, in questi anni ha fatto purtroppo scuola, gli stessi criteri incostituzionali sono già stati adottati dalla Regione Piemonte e dalla Toscana per esempio e l’Umbria era lì per farlo.
Terzo, da tutta questa discussione sembra rimanere fuori il punto centrale della questione: anche in Lombardia e a Milano mancano case popolari.
Il fabbisogno pregresso è enorme, nessuna Regione o Comune investe più a sufficienza in questo settore. Con la Seconda repubblica l’edilizia sovvenzionata non è stata più finanziata come prima. I famosi piani biennali, finanziati con i fondi Gescal, sono un lontanissimo ricordo.
Quindi si discute come assegnare i pochi alloggi ancora disponibili, e in condizione di abitabilità. Si discute di come gestire la coperta corta dell’edilizia popolare, ma non si affronta più il tema della costruzione di nuovi alloggi di edilizia pubblica. E non lo si fa più da anni.
Peggio, si è deciso che l’unica edilizia sociale sia ormai quella che, a prezzi agevolati e in vendita, viene messa sul mercato dai privati.
Ma di edilizia sovvenzionata non se ne parla quasi più. E non a caso, nonostante la legge 167 che obbliga i comuni al di sopra di 50 mila abitanti sia ancora in vigore con l’obiettivo di soddisfare il fabbisogno arretrato, da molti comuni non viene applicata.
Anche Milano, cosi come altri comuni delle Lombardia, primeggia per inadempienza. Nei piani di governo del territorio (i vecchi PRG) le aree di edilizia economica e popolare (cosi come si diceva una volta) non sono più neppure individuate. Una responsabilità grave.

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