IL VOTO SULL'EMBRIONE DEMOCRATICO - di Biagio De Giovanni, da il Riformista del 25 marzo 2006

20 aprile 2006

IL VOTO SULL'EMBRIONE DEMOCRATICO - di Biagio De Giovanni, da il Riformista del 25 marzo 2006

Una coalizione di diversi che si chiama “Unione” si appresta a battere la Casa delle libertà. Il tratto di questa coalizione è innegabilmente la diversità (da Bertinotti a Mastella, da D'Alema a Bonino, per esemplificare secondo ossimori) come lo è peraltro la diversità che ingombra la Casa delle libertà, e dico “ingombra” perché lì c'è un padre-padrone che con inusitata violenza verbale cerca la propria, forse un po' disperata, rimonta egemonica. Ma torniamo alla coalizione di centrosinistra, dove questo padre-padrone non c'è, o non c'è con la stessa virulenza. Di questa pessima legge elettorale prendiamo dunque quell'aspetto positivo che pur sempre si ritrova nelle più opache vicende umane. Qual è, questo aspetto? Quello per cui, stante il premio di coalizione, ogni lista può esser punto di riferimento di un voto utile. Quella diversità, ricordata all'inizio, può diventare ricchezza di accenti, indicazione di prospettive preferite, prefigurazione di eventi successivi. Ogni forza, insomma, in quanto collabora alla vittoria della coalizione, può esser scelta per quella che è, per le cose che dice, per l'individualità politica che manifesta. Proviamo ora a esemplificare, sulla scia delle cose già dette da Emanuele Macaluso. Chi vota, alla Camera, la lista Ds-Margherita, sa di votare non solo per una forza decisiva ai fini della vittoria elettorale, ma per qualcosa di più, come è stato prospettato più volte e da parti diverse. Quell'elettore vota per un embrione di partito democratico. Indica che sta accogliendo il messaggio che quella lista, sia pure con differenti accenti, intende trasmettere. Ds e Margherita potevano presentare, senza nessun danno elettorale, liste differenti anche alla Camera. Se non lo hanno fatto, ciò indica qualcosa di più di una alleanza elettorale per il governo, è indice di un progetto politico. Vuol essere avvio di un evento politico.
Perché la Rosa. Ma chi ritiene, a sinistra, che, posta la sua origine in quel nucleo elettorale, il futuro partito democratico non nasce bene; chi ritiene che in quell'unica lista gli “ossimori” siano troppi; chi ritiene che la scorciatoia politica scelta abbia per effetto quello di avviare una confusa fusione di culture politiche prima di ogni vero dibattito, quell'elettore di sinistra ha fra le mani un'arma decisiva che contribuisce come tutte le altre alla vittoria della coalizione (e dunque non è un voto disperso), ma vi contribuisce nella chiarezza strategica e nella trasparenza delle idee. Quello, è un elettore della Rosa nel pugno. Qui sta la forza delle cose dette da Macaluso qualche giorno fa sul tema. Chi dunque pensa che quella lista comune alla Camera utilizzi scorciatoie confuse, metta tanti elettori nella condizione dell'Asino di Buridano fermo a un bivio nell'incertezza della strada da prendere - ad esempio sul grande tema della laicità - può scegliere di votare quella Rosa nel pugno che costituisce, piaccia o non piaccia, il nucleo rovente di una sinistra che ha rimesso insieme tradizioni disperse che sono state decisive per la storia d'Italia. Tutto ciò sarà essenziale per il dopo 10 aprile, quando auspicabilmente, nel celebrare la vittoria elettorale, si conteranno le forze, i partiti, le prospettive, e le idee distinte torneranno a diventare idee distinte. Dalle scelte alle quali ho accennato, dipenderà molto della storia futura della sinistra italiana. Ecco perché il voto va meditato, la coalizione dei diversi può essere ricchezza politica, in una fase per tanti aspetti disperante del confronto politico.

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