IL VENTENNIO DEL PREDELLINO di Roberto Biscardini dall’Avanti della Domenica del 29 maggio

28 giugno 2011

IL VENTENNIO DEL PREDELLINO di Roberto Biscardini dall’Avanti della Domenica del 29 maggio

Il risultato del centrosinistra, dopo decenni di difficoltà, è il segno evidente che qualcosa sta cambiando. Berlusconi dimezza le sue preferenze, il PDL arranca, la Lega non argina la sconfitta del PDL. Nel successo del centrosinistra, l’avanzata del PD e le difficoltà dei partiti della sinistra più radicale o delle liste civiche è un segnale di incoraggiamento nei confronti dei partiti, della loro rinascita, sfatando l’idea che solo una sinistra antipolitica avrebbe potuto vincere contro il populismo della destra. Insomma nel risultato di Milano ci sono anche i segni di un possibile ritorno della politica, non la vittoria del personalismo della sinistra contro il personalismo della destra. Se il risultato del primo turno sarà confermato al ballottaggio, Milano chiuderà dopo vent’anni la pagina del centrodestra, nato con tangentopoli e con l’espulsione dai socialisti da Palazzo Marino. Con effetti straordinari a livello nazionale. Potremo assistere ad una rapida accelerazione del cambiamento dell’attuale sistema politico. Potremo sollevare il coperchio della crisi istituzionale, economica e morale della seconda repubblica e potremo incominciare a ricostruire, mattone su mattone, il percorso per ridare a questo paese una politica normale, più normale di quella che abbiamo conosciuto dopo il 1993. Si aprirà una fase nuova con la quale ciascuna forza politica dovrà fare i conti e il sistema bipolare sarà costretto a cambiare forma. Ma soprattutto il bisogno di una diversa governabilità obbligherà ciascuno di noi ad una politica molto più incisiva sulle cose, meno manichea negli schieramenti. E’ da qui che bisogna partire per capire bene il dato di Milano. Contro una politica fatta di promesse, di annunci, di propaganda, di arroganza e di annunci dal “predellino”, i milanesi hanno incominciato ad esprimere il bisogno di un governo più responsabile della città. Chiedono più uguaglianza e maggiore giustizia sociale, per giovani, per i meno giovani e per gli anziani. La città si è ribellata all’incapacità dell’amministrazione comunale di intervenire nella crisi economica con la forza di una grande capitale, così come era risuscita a fare in passato, in condizioni ancora più difficili. Milano, la grande città mondiale nel settore dell’innovazione, della ricerca e del lavoro, ha con il centrodestra rinunciato a fare politica nazionale. E i cittadini l’hanno sottolineato con il voto. I cittadini hanno condannato il provincialismo della Lega e del PDL e la grettezza con la quale sono state affrontate questioni importanti come la sicurezza e i temi dell’integrazione. Hanno condannato una visione miope e di corto respiro che fa scappare i giovani laureati quando una volta qui arrivavano da tutto il mondo. I cittadini hanno dato un segnale forte contro un governo della città che ha arricchito i ricchi ed ha impoverito i ceti medi. Si aperta quindi con questo voto, insieme ad una grande questione politica, una grande questione sociale. La Milano sociale ha tirato fuori la testa, si è fatta sentire ed ha rivendicato un cambiamento di stampo “socialdemocratico”. Ha rivendicato nel concreto una politica più socialdemocratica, più giusta per una città giusta. Non sappiamo ancora come andrà a finire il ballottaggio, ma una cosa sembra certa: nell’opinione pubblica si è allargata la consapevolezza che dietro alla Moratti e dietro a Berlusconi, non c’è quasi niente, se non il loro potere e il loro forte spirito di autoconservazione. I milanesi si sono accorti che a fronte di un così largo bisogno al cambiamento le risposte dal centrodestra sono apparse deboli e confuse. Le “trovate” dell’ultima ora dimostrano una mancanza di argomenti che ha dell’incredibile. Berlusconi ha evocato il pericolo della città islamica, Bossi ha proposto il trasferimento di due ministeri a Milano e la Moratti ha promesso di togliere le multe, insieme all’Ecopass che lei aveva fortemente voluto. Dell’ultima ora, oltre alle piste ciclabili, anche l’autorizzazioni per cicli e motocicli di viaggiare sulle corsie preferenziali riservate ai mezzi pubblici. Contemporaneamente, davanti alle chiese e nelle sacrestie hanno evocato la “paura” del riconoscimento delle coppie gay, della legalizzazione dell’eutanasia, della depenalizzazione dello spaccio di droga e l’aumento delle interruzioni di gravidanza. Infine hanno cercato di alimentare un clima di tensione, scaricando sul centrosinistra la vecchia accusa di essere di sinistra, quindi violenti ed anche un po’ terroristi. Hanno alimentato un clima da ’48 che Milano non conosceva da tempo. Un clima nel quale è possibile aspettarci di tutto, anche provocazione estreme. Così la campagna elettorale ha preso una brutta piega e si è tinta di molta robaccia che sul pragmatismo e il buon senso meneghino non dovrebbe però fare molta presa. In questo quadro i socialisti ritornano così in consiglio comunale a Milano in un momento cruciale della vita politica. Anche da qui dovremo dimostrare di essere utili per noi, per riapre la questione socialista e per dare un contributo all’evoluzione della politica nazionale. PS: Gli ultimi dati ufficiali confermerebbero la mia elezione anche senza bisogno di aspettare il premio di maggioranza.

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