IL SOCIALISTA RICORDA ANDREA COSTA
07 febbraio 2011
In un’interessante confronto tra Nicola Del Corno, Carlo De Maria, Fiorella Imprenti ed Ettore Rotelli, si è ricordato settimana scorsa a Milano la figura di Andrea Costa.
Il pensiero del socialista politico, dell’amministratore comunale e federalista, del difensore assoluto della libertà, espressione di moderna concezione della società italiana.
Biscardini, nell’introdurre l’incontro, ha detto: Costa è una figura di primo piano della storia d’Italia e naturalmente del socialismo italiano. Per la verità, poco conosciuto persino dai socialisti, perché assente all’atto di fondazione del Partito, nel 1892. Poco conosciuto come parlamentare, al di là di essere stato il primo socialisti nel parlamento italiano. Ma soprattutto poco conosciuto come amministratore locale, riformista e federalista. La sua origine anarchica lo ha tenuto ai margini della storia del socialismo italiano, nonostante sia stato il promo a capire l’importanza di dar vita ad un Partito Socialista, unitario e plurale, fin dal 1880, e nonostante nella famosa lettera agli amici di Romagna, avesse scelto la via della legalità anziché quella dell’insurrezione. Costa accettò le regole del gioco liberal-democratico e aveva chiaro cos’era il valore della libertà: “l’esercizio delle facoltà umane dev’essere libero, e quando noi diciamo libero, non intendiamo che ognuno arbitrariamente possa fare quello che gli pare e piace (questo concetto della libertà lo hanno i selvaggi) ma libero per modo che la libertà dell’uno non offenda la libertà dell’altro, nel qual concetto la libertà si chiama solidarietà; ed è una cosa sola con essa.”. Pochi lo conoscono, non solo come amministratore di Imola, come il difensore dell’autogoverno della cosa pubblica in chiave federalista e autonomista.