IL PS ORA E' CHIAMATO ALLA "MATURITA' DELLA PROVA" di PAOLO BAGNOLI
01 aprile 2008
Ora che la decisione è stata presa i socialisti devono dimostrare, per dirla con Piero Gobetti, la «maturità della prova». Di questo si tratta e di questo occorre ragionare essendo in gioco un qualcosa che trascende le stesse elezioni; quella del socialismo italiano, infatti, è una vera e propria scommessa con la storia. Di ciò, a dire il vero, in questi mesi di costituente non se ne è avuta abbastanza percezione; al risvegliarsi della presenza socialista nel Paese, a quanto si è visto e verificato nelle tante assemblee di base che si sono tenute con buoni livelli di partecipazione e pure di entusiasmo, ha fatto riscontro una conduzione del Comitato promotore nazionale piuttosto rilassata e burocratica. Al di là della giusta intenzione, non abbiamo colto la consapevolezza di cosa, in effetti, significhi dotare di nuovo la democrazia italiana di un soggetto dal nome impegnativo ed evocatico. In questo nostro Paese la questione socialista, infatti, fa tutt'uno con quella della democrazia e della libertà. Pensare che una forza socialista possa rinascere solo tramite l'assemblaggio di talune componenti ed esaurire in ciò la portata stessa del processo costituente è riduttivo e, comunque, non nella direzione concettuale e pratica di quanto richiede la strutturazione di un partito che è tale solo se è un «pensiero compiuto», ideologicamente precisato e politicamente orientato. È chiaro che nessun partito, grande o piccolo che sia, può stare fuori dalla politica politicata, dal presente delle relazioni, ma l'essere rimasti indistinti nella fase ultima del governo Prodi e, pure, aver visto nel presidente del Consiglio chi avrebbe aiutato i socialisti è stato un doppio errore, tattico e strategico. Non si è infatti capito che il progetto socialista va in controtendenza rispetto agli orientamenti prevalenti; alla riorganizzazione del sistema politico sul presidio di spazi strategici di ruolo facenti riferimento a Bertinotti, Veltroni e Berlusconi. Ora, esclusa naturalmente ogni intesa con quest'ultimo, è chiaro che al diniego di uno dei primi due sarebbe seguita anche quella dell'altro considerato che entrambi sono vicendevolmente funzionali. L'apparentamento del Ps o con l'uno o con l'altro aveva delle ragioni politiche legittimamente sostenibili, ma i vettori di difesa della Sinistra Arcobaleno e del Pd si incontrano proprio nell'interdizione allo spazio socialista. Non dimentichiamoci infatti che il partito di Veltroni nasce sulle dichiarazioni di morte del socialismo e di fine della sinistra e che quella arcobaleno agogna mete di rinnovato eurocomunismo. Così, i primi hanno bisogno di poter dire che i socialisti sono al proprio interno per sterilizzare quello che il socialismo storicamente rappresenta - la grande opera civilizzatrice espressa dal movimento operaio tra 800 e 900 - e, quindi, praticare la «politica del fare» senza doversi relazionare a sinistra con qualcuno di credibilmente riformatore. Gli altri, gabellando il neoeurocomunsimo per un possibile socialismo, puntano ad acquisire un'eredità che non spetta loro pienamente né, tantomeno, a qualificarsi come la cifra italiana della sinistra europea; di una sinistra che, nella stragrande maggioranza, è socialista. Ora che il dado è tratto e il Ps corre da solo, la maturità della prova consiste nel dimostrare alcune cose inequivocabili. In primis che la rinascita del socialismo non è risolta se il Ps supera il 4 per cento - e ce lo auguriamo - né spenta se dovesse rimanere fuori dal Parlamento; in un caso, come nell'altro, ciò che il Ps non può permettersi è la politica politicata perché il socialismo, al di là delle sue dimensioni, non può essere di mentalità subalterna e minoritaria. Il socialismo deve guardare in avanti, nonostante tutto, con autonomia progettuale - per esempio, nella carta dei valori non troviamo nemmeno le parole «globalizzazione» e «capitalismo» - e caratura culturale poiché il travaglio in atto già si proietta oltre il presente e solo tramite il luogo di un soggetto socialista, la sinistra italiana potrà e dovrà ricostruirsi e ricomporsi nella sua cifra organizzativa, sociale e morale con netto profilo alternativo, come forza di riforma della stessa politica democratica italiana. Il Ps vincerà la sua battaglia, ben oltre i suffragi che raccoglierà, non se perderà il Pd, ma se farà capire come, attraverso le proprie ragioni, passano quelle di una democrazia laica e funzionante e quelle di uno Stato finalmente alleato dei cittadini nella risoluzione dei loro problemi. In fondo, a ben guardare, è proprio il Ps la vera novità di questo passaggio elettorale. Essa, tuttavia, sarà colta se si avrà il coraggio di parlare di socialismo, non tanto per rivendicarne i meriti del passato, ma per additare l'unica strada che la storia concede alla gente comune per costruirsi un futuro di dignità e di autonomia, di libertà e di giustizia; insomma, una vita che meriti di essere vissuta.
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