IL PD SI DIVIDE IN EUROPA, PAROLA DI WATSON di Tommaso Labate, il Riformista 27 novembre 2007
07 dicembre 2007
Come si risolverà la questione della collocazione in Europa del Partito democratico? Graham Watson, presidente dell’Alleanza dei liberali e democratici, il gruppo di cui fa parte la Margherita, una sua idea ce l’ha. E la spiega al Riformista: «Secondo me, tra il 2009 e il 2014, il Pd manderà alcuni eletti nel Pse e alcuni da noi, nell’Alde. Immagino che il gruppo verrà diviso a seconda delle persone che arriveranno al Parlamento europeo. Naturalmente, avremo sicuramente un coordinamento forte tra gli eletti dei due gruppi. E poi, quello del Pd potrebbe non essere l’unico caso. C’è anche il Lid dei polacchi...».Gli ex diessini andranno nel Pse con gli ex margheritini che torneranno a sedersi al fianco degli attuali colleghi dell’Alde? Watson, lo scozzese che più di un decennio addietro fu il pioniere in Europa dei lib-dem d’Oltremanica, risponde: «Io la vedo così. Nessuno vuole costringere un socialista del Pd a venire nel gruppo liberale. Non si può. Allo stesso modo, nessuno può imporre a un ex dl di entrare nel Pse se non vuole. L’importante è che tutto avvenga nello spirito del “venirsi incontro”».La road map del capogruppo dell’Alde è chiara: «Nella prossima legislatura, quella che inizierà nel 2009, noi e i socialisti dovremo collaborare in modo che dal 2014 si possa davvero tentare di archiviare l’egemonia democristiana nell’Unione europea. Al consiglio dei ministri, ci sono 13 democristiani, solo 6 socialisti e 5 liberali. Siamo minoritari dentro la Commissione e in Parlamento. Se vogliamo recuperare, possiamo farlo solo lavorando insieme». Watson sa bene che i critici del Pd (e non solo loro) potrebbero rilevare che la soluzione di tornare a Bruxelles da “separati” ricalca la scelta fatta nel 2004, ai tempi del listone “Uniti nell’Ulivo”. «Di critiche - replica - ce ne saranno ancora tante. Anche nel mondo liberale, soprattutto da parte di chi è rimasto sulla scia del liberalismo economico di Friedman e Hayek». Al capogruppo liberal-democratico il progetto del Pd piace, e molto. Watson l’ha detto anche a Walter Veltroni, che ha rivisto ieri pomeriggio a un mese e mezzo dal loro primo incontro, avvenuto - come ha scritto il Foglio sabato - qualche giorno prima delle primarie. «La partenza del Pd - ragiona l’europarlamentare britannico - è stata un grande sprint. Credo che Veltroni abbia fatto bene a sfruttare l’onda favorevole». E poi, aggiunge, «queste primarie sono state un successo enorme. Nessun partito in Europa sarebbe in grado di far mettere in fila tre milioni di persone che hanno addirittura pagato per il privilegio di votare». Quanto all’esperimento di tenere insieme i riformisti socialdemocratici e liberali, Watson annota: «Il Pd italiano ha fatto da pioniere di una nuova via. Sono sicuro che la Francia seguirà, visto che c’è la possibilità che Delanoë e Bayrou diano vita a un percorso comune. Ho parlato con Bayrou tre settimane fa e mi ha confermato che il suo futuro va in questa direzione. Analoghi processi sono avviati o si stanno avviando anche in Polonia, Bulgaria, Romania e Ungheria. E chissà, magari un giorno anche in Gran Bretagna».A Bruxelles, però, ci vuole più tempo per “metabolizzare” i processi nazionali. Vale per il Pse ma anche per i liberali. Sui primi, Watson dice: «Io sostengo che il manifesto adottato dai socialisti europei a Oporto, quello scritto da Delors e Rasmussen, rappresenti davvero un passo avanti. Questo renderà possibile una cooperazione più strutturata tra liberali e socialisti. Noi siamo già pronti alle nuove sfide. Rispetto a dieci anni fa, serve più liberalismo “sociale”. Perché, a livello sovranazionale, abbiamo visto che il mercato globale dà troppo ai ricchi, non dà abbastanza ai poveri e danneggia il pianeta». Con Veltroni, Watson ha fatto il punto sulla situazione italiana e sulle prospettive europee del Pd. Il capogruppo dell’Alde si dice «sicuro che il Pd abbia davvero l’intenzione di fare le riforme. Certo, le difficoltà ci saranno, sia per la risicata maggioranza del Senato e sia per i veti della sinistra antagonista. Quest’ultima però si sta indebolendo, crolla nei sondaggi». Di conseguenza, Watson prevede «per l’Italia quello che successe in Francia vent’anni fa. A partire da una graduale sparizione dei partiti comunisti».Quanto allo scenario di breve periodo, a proposito del Pd era stata ventilata l’ipotesi di dar vita subito a un nuovo gruppo “democrat”, in Europa. «Walter - spiega Watson - mi ha garantito che per adesso tutto rimarrà com’è. Credo che l’idea di un nuovo gruppo fosse di Francesco Rutelli. Non posso escludere nulla ma mi sembra un progetto difficile, molto difficile. Per fare un gruppo al Parlamento europeo ci vogliono rappresentanti di almeno cinque paesi. Meglio essere realisti: visto che socialisti e liberaldemocratici saranno in minoranza per un’altra legislatura ancora, è meglio concentrare gli sforzi e lavorare per una prospettiva unitaria in vista del 2014». A sentire Watson, «Veltroni si sta muovendo bene, facendo molta attenzione. Direi che il segretario voglia tenere ancora aperto il discorso sulle alleanze. È una cosa che rispetto. Anche perché non tutti i socialisti europei sono d’accordo con la prospettiva Pd. Rasmussen, ad esempio, è entusiasta. Martin Schulz lo è molto meno, visto che l’Spd ha nuovamente svoltato a sinistra». Quello con Veltroni non era l’unico incontro della tappa romana di Watson, che ha visto anche l’ex segretario del Pli Valerio Zanone e Lamberto Dini. Il capogruppo dell’Alde, esperto di “cose italiane” (è anche sposato con un’italiana), ha indagato soprattutto nell’animo di Lambertow. Ieri mattina, prima di incontrarlo, diceva: «Voglio capire esattamente quello che Lamberto vuol fare. Ho sempre pensato che sia un politico “di potere” ed è molto intelligente. Lo incontrai per la prima volta quando era presidente del Consiglio, nel ’95. Oggi, che ha cinque senatori, forse sta ragionando su un progetto interessante». Dopo il faccia a faccia, Watson ha aggiunto: «Non credo che Dini andrà con Berlusconi. Immagino che punti a far sì che il centrosinistra prenda sul serio le riforme economiche, facendo da contrappeso alla sinistra antagonista». Se così fosse, anche Prodi tirerebbe un (piccolo) sospiro di sollievo. «A Romano - dice Watson - sono molto legato. Con lui e Bayrou ho fondato l’Alde. Ora sta facendo un lavoro enorme, da capo del governo. Quando è diventato per la seconda volta premier, mi disse: “Mi sono candidato di nuovo perché la nuova generazione non è ancora pronta”. Immagino che anche lui sappia che ora le cose sono cambiate».
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