IL PD E LA SINISTRA ITALIANA. LO SGUARDO DI MEDUSA di Alberto Benzoni del 12 novembre 2019
12 novembre 2019
Che il Pd sia ormai divenuto “partito di sistema” è oramai evidente per tutti. Che questo implichi, soprattutto, la sopravvenuta totale incapacità di guardare alle cose del mondo al di là del suo ristretto habitat ideologico-culturale (occidentalismo, privatismo, fuga da ogni ipotesi di conflitto e di scontro con la destra, politicamente corretto), è altrettanto evidente. Così come dovrebbe esserlo il fatto che un partito costretto a vivacchiare non è in grado di fungere da partito di sistema né di contrastare in alcun modo la destra (quanto al sogno renziano di un’alleanza , beninteso “riformista”con i residuati del centro e di Forza Italia, vale, al di là di ogni considerazione di merito, la forza, anzi la debolezza dei numeri). Conseguentemente, dovrebbero aprirsi non strade, ma autostrade a una nuova sinistra, del tutto autonoma dal Pd; e capace di ereditarne la vecchia funzione tribunizia, oltre alla capacità di garantire il futuro del socialismo. E, invece, nulla di tutto questo. Da una parte rimangono coloro, pronti ad accorrere sulla breccia contro una destra comunque pessima (e questo ci sta); ma senza chiedere nulla (e non parliamo di posti ma di programmi) in cambio; dall’altra una sinistra il cui antagonismo si traduce in proclami astratti e non mobilitanti.
Su quest’ultimo aspetto, torneremo tra poco. Per esaminare brevemente, in premessa, le due ragioni di fondo che condannano la sinistra plurale alla marginalità.
La prima è di carattere generale. E consiste nel fatto che la narrazione così come l’immaginario collettivo della sinistra o, più correttamente, del socialismo, appaiono perdenti in tutta Europa. Per tantissime ragioni che non è qui il caso di ricordare. In tale contesto la crisi politica e, quindi, elettorale coinvolge tutti, per una ovvia proprietà transitiva. Si aggiunga che, quando il socialismo era il sole dell’avvenire, chi lasciava cadere le sue bandiere trovava sempre chi le raccoglieva, svolgendo il ruolo di avanguardia. Mentre oggi, quando il treno corre nella direzione opposta, stare nel vagone di coda aggrava la situazione.
Nello specifico, il Pd, grinzoso e avvizzito quanto si vuole, ha avuto in contraccambio lo sguardo della Medusa. Chi lo frequenta, dopo averlo dileggiato, entra in crisi per i suoi vizi di nascita (è il caso tragicomico del M5S). Chi ci entra dentro (come molti socialisti) o scompare nel triangolo delle Bermude o getta la spugna (democristiani esclusi, loro possono vivere dappertutto). Chi lo lascia (parliamo sempre della nostra gente; i renziani vengono da un altro pianeta), sogna di ritornare; e gli basta uno Zingaretti per farlo. Chi lo contesta in radice, rimane ossessionato da lui al punto di porlo al centro di ogni polemica.
E qui vengo a noi: a Risorgimento socialista e a tante altri gruppi consimili (area di cui, per inciso, faccio e continuerò a far parte, perché è l’unica in cui un socialista di sinistra può decentemente stare). A un’area il cui mantra è la lotta all’ordoliberismo e all’Ue.
Un mantra che capisco ma che non condivido. Un mantra la cui unica funzione sta nell’essere il collante di una sinistra pura e dura, corazzata contro ogni contatto con la sinistra “serva del sistema”.
Ora la separazione netta può e, magari, deve essere la premessa per la trasmissione di un messaggio, insieme, corretto e mobilitante. Mentre il nostro mantra non è né una cosa nell’altra.
Non è corretto perché l’ordoliberismo sognato da tanti negli anni novanta sta scomparendo dalla scena. E non certo per merito nostro. Non è ordoliberista un mondo in cui le ragioni del libero scambio sono cancellate, giorno dopo giorno, dalle ragioni della sicurezza, della guerra, della capricciosa ma voluta distruzione di regole e istituzioni. Non è ordoliberista un mondo in cui i capitali possono andare ovunque e le persone sono chiamate a starsene dove stanno. Non è ordoliberista un mondo il cui principale motore e sostenitore (e oggi imputato) è la Cina e il principale nemico gli Stati uniti; e dove nessuno può contare su di una qualche certezza del futuro.
E non è corretto perché la Ue e le sue politiche, ivi compresa la “stupida austerità” sono contestate da ogni parte e l’unione politica, che dovrebbe esserne la base e il coronamento, è e appare a tutti una totale chimera.
Certo queste analisi frettolose possono e debbono essere oggetto di discussione. Ma altrettanto certo che il difetto gravissimo e ineliminabile del nostro mantra è quello di non essere assolutamente mobilitante.
Si può denunciare sino alla nausea l’ordoliberismo e l’Europa. Nemici, però, senza nome e indirizzo. E, soprattutto, bersagli non alla nostra portata. Come non sono alla nostra portata i rimedi, primo tra i quali l’”uscita dal sistema” che nessuno vuole e che non è per l’oggi. Come non è per l’oggi, l’alleanza tra sinistra di classe e sinistra sovranista: la prima esiste eccome nei paesi anglofoni e in America latina ma non da noi; la seconda stenta ad affermare la sua differenza rispetto al sovranismo di destra (vedi caso inglese).
Attenzione: non avremmo alcuna difficoltà a trovare nemici in carne e ossa e forze disponibili a combatterli. Parlo del capitalismo, della sua crisi e delle sue contraddizioni. Parlo del privatismo che è poi la vera fede del mondo a noi avverso e della conseguente scientifica distruzione dello stato e del pubblico. Parlo di classi dirigenti sempre più ostili alla democrazia e a chiunque contesti il loro potere occulto e palese. Parlo di chi considera la guerra come orizzonte ineliminabile del presente e del futuro.
Contro di loro dovremo combattere. Oggi con le armi della cultura. Domani, in un futuro sempre più vicino, con quanti sono già in campo e a cui dobbiamo unirci, senza pregiudiziali, per allargarlo e rafforzarlo. Al fianco dei tanti studiosi e “profeti”, componenti del sistema ma, forse per questo, sempre più critici nei suoi confronti (a conferma della tesi che la sinistra della destra è infinitamente migliore e più utile alla causa della, pessima, destra della sinistra).
Proviamo, allora, ad aprire le finestre. E a guardare, con occhio limpido, al mondo che ci circonda. Per ora, basterebbe questo.
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