IL PARTITO DEL MERITO E DEL BISOGNO – Intervento di Franco D’Alfonso per il seminario regionale della costituente, Merate 29-30 settembre 2007
15 ottobre 2007
1 – Le ragioni del nuovo partito socialista,laico , liberale, radicale
“I principi sono tutto. Il resto sono dettagli“ Napoleone Bonaparte
L’obiezione più frequente che viene opposta a quanti sono impegnati nella costruzione del nuovo Partito Socialista da parte di chi invece ha deciso di partecipare alle primarie del Partito Democratico è che sono venute meno le differenze , soprattutto in materia economica ed istituzionale e che siamo “oltre” il socialismo ed il liberalismo, ideologie ottocentesche . Al di là delle risposte contingenti, è evidente che la nostra attenzione deve concentrarsi in questa fase nella ridefinizione e nella chiara riproposizione dei principi fondativi del nuovo partito , che deve avere i piedi ben piantati sulla realtà di oggi e la testa rivolta verso il futuro e non verso un passato glorioso.
Per fare questo dobbiamo individuare con chiarezza gli elementi di debolezza più importanti del sistema economico oggi e , se necessario – come lo è certamente – criticare e contestare le soluzioni non convincenti e l’uso di schemi precostituiti che hanno perso la loro ragion d’essere e che la destra e la sinistra conservatrice in maniera quasi meccanica ripropongono con ostinazione.
Dobbiamo innanzitutto sfatare alcuni tabù che sono stati messi a guardia dell’ingresso della cella nella quale si è voluto rinchiudere e si vorrebbe mantenere il riformismo socialista: quello di una spesa pubblica “fuori controllo”da affrontare con un rispettabile ma politicamente insignificante approccio ragioneristico , dell’obiettivo in sé compiuto del rispetto dei mitici parametri di Maastricht e del collegato rinvio a tempi migliori delle grandi riforme risolutive , versione sussiegosa e forbita dell’andreottiano “tirare a campare”.
Sotto il tappeto di quella che si vuole far credere esse la dura legge dei numeri , ma che in realtà è solo una visione parziale dei problemi , si nasconde la polvere di scelte politiche sbagliate che si vuol far passare come soluzioni tecniche obbligate.
Parliamo ad esempio della Finanziaria “di risanamento” 2007 del governo Prodi , che definimmo “senza anima e senza guida” alla sua discussione , e che, come voleasi dimostrare , è riuscita nel capolavoro di aumentare la spesa pubblica al valore assoluto mai raggiunto nella storia della Repubblica , e di aumentare la pressione fiscale egualmente al livello record storico, esibendo qualcuno una garrula ed immotivata soddisfazione per il miglioramento del saldo finale rispetto alle previsioni ; e parliamo , qui in Lombardia, dell’altrettanto mistificante entusiasmo mostrato dal Presidente Formigoni nell’annunciare il miglioramento della voce costi di funzionamento della Regione , omettendo il piccolo particolare di avere scaricato su centinaia di società controllate al 100% dalla Regione stessa , nate come funghi negli ultimi anni , una quantità pressocchè tripla di denaro e di costi che, essendo formalmente fuori dalla contabilità dell’Ente, semplicemente non vengono considerati.
L’altro idolo che proponiamo metaforicamente di abbattere è quello innalzato dalla pretesa di dover obbedire nella gestione pubblica a dottrine liberiste/privatiste o alternativamente stataliste , essendo di fatto schiacciati su una delle facce della stessa medaglia , quella della conservazione.
Il pragmatismo riformista dei liberalsocialisti non è applicare alternativamente l’uno o l’altra dottrina , magari con l’entusiasmo e la rigidità del neofita o dello spretato che vuole negare il suo passato . Unire alla parola ospedale o Comune la magica dizione di “azienda” non è solo inutile , è anche un segnale sbagliato ed un indicatore di idee confuse : gli obiettivi delle istituzioni non sono economici e finalizzati alla remunerazione del capitale, come nella missione delle aziende, ma sono più complessi e riguardano beni e valori comunitari non quantificabili. Per rimarcare l’obiettivo di efficienza ed efficacia della spesa basta ed avanza, sul piano dei principi, ricordare il divieto di spreco del denaro pubblico e quello di sottrazione di beni pubblici, senza scomodare altre definizioni improprie.
2 - Un progetto, un sogno, a sinistra
Siamo abituati a pensarci architetti di un mondo nuovo, artefici di un progetto di solidarietà e di uguaglianza, tale che anche i minuti atti di governo locale (scuole, case, trasporti, ecc.) sono coerenti al progetto, mattoni per edificare una società migliore.
Ma, in Italia almeno ed in Lombardia ancor di più, la sinistra è screditata; il progetto comunista è sepolto dalle macerie del Muro di Berlino, la diversità berlingueriana si è definitivamente dissolta nell’intreccio bancario-assicurativo e nonostante ciò i catto-comunisti continuano a maledire, sotto le macerie di Tangentopoli, anche il progetto socialista.
Le iniziative della sinistra di “lotta e di governo” sui singoli temi (immigrazione, sicurezza,lavoro) appaiono vecchie se riprendono i temi tradizionali dei comunisti ,mentre sembrano invece casuali, privi di anima, o frutto di imitazione delle proposte vincenti di destra, se innovano i temi tradizionali tenendosi però lontano dalla esperienza socialista italiana ed europea.
Bisogna quindi avere un sogno, definire un progetto, che sia innovativo e di sinistra allo stesso tempo. Il modello a cui ispirarsi è quello rappresentato dal “riformismo indisciplinato” della migliore esperienza di governo del socialismo italiano ( Statuto dei lavoratori, Divorzio, Interruzione della Maternità, superamento della scala mobile, ecc), del Municipalismo milanese e lombardo e del “riformismo disciplinato” delle socialdemocrazie europee. Non occorre andare “oltre” ma essere consapevoli che le società si costruiscono giorno dopo giorno e non sono il derivato di modelli dati. Per questo occorre seguire il cammino di rinnovamento che i grandi partiti socialisti europei hanno già saputo e voluto percorrere più velocemente di tutti negli scorsi anni.
Questo percorso può essere seguito solo da chi ha fatto fino in fondo i conti con la propria storia : è per questo che chi come i gli ormai ex – Ds tenta per l’ennesima volta di evitare la prova, affastella , oltre alle politiche, i riferimenti culturali e politici in un improbabile Pantheon nel quale il tutto ed il niente si equivalgono.
3 - Il metodo riformista : il pragmatismo
I cittadini amano i sogni, i progetti, ma sono molto interessati anche ai singoli temi concreti. Se gli spacciatori occupano i giardinetti, li vogliono in galera. Se gli immigrati sono numerosi, vogliono che qualcuno li controlli. Se la burocrazia non funziona, vogliono che almeno non ostacoli.
Se gli impiegati dello stato non lavorano, se i politici non fanno il loro mestiere, vogliono che siano licenziati. Se fanno bene e di più perché hanno uno spiccato senso di appartenenza e di responsabilità vogliono che siano premiati ed incoraggiati a proseguire nel loro impegno.
E’ questo il primo dei principi che dobbiamo avere come nostra guida: l’essenza stessa di una politica che si ispiri a questa cultura è proprio il pragmatismo derivante da un pensiero organico che si basa sull’osservazione delle cose e indica una direzione di marcia e di guida del cambiamento.
L’empirismo senza principi che si è affermato nella sinistra italiana ad opera del gruppo dirigente che ancora oggi è egemone su di essa ha reso cieca la parte politica alla quale sentiamo di appartenere di fronte al cambiamento in atto nella società italiana ed ha prodotto il risultato, unico in Europa , di una sinistra che troppo spesso è percepita come la vera interprete della conservazione e non più quella del progresso e del cambiamento , con le sue durezze e difficoltà : lo vediamo particolarmente qui al Nord , dove la sinistra arriva ad essere addirittura “antropologicamente estranea” , per dirla con il sindaco di Torino Chiamparino, a quella che resta la parte più evoluta e moderna del nostro Paese.
Lo spettacolo indecoroso, per non dire criminale, dell’immondizia campana determinata dall’incapacità, e forse da altro, del governo regionale, sostenuta da un cultura demenziale del ministro dell’ambiente campano che ricatta e determina l’indecisionismo governativo, rischia di ripetersi anche nella Provincia di Milano, dove i veti e le manovre dilatorie interne alla coalizione di centro-sinistra ritardano i tempi di realizzazione di un termovalorizzatore , la cui mancata realizzazione provocherà una crisi certa e gravissima entro i prossimi tre anni anche in questo territorio.
Governare l'immigrazione, combattere la criminalità, far funzionare lo Stato. Né l’attuale csx né l’attuale cdx sono stati in grado di fornire una risposta organica, flessibile, pratica, in una parola: politica, a questa domanda chiara dei cittadini elettori : le esigenze della “politique politicienne “ portano Prodi e Nicolais, per esempio, a dare soldi in cambio di nulla con il contratto di pubblico impiego , la stessa esigenza ingiustificata che spinse Berlusconi e Fini a “non spostare una pianta” in materia durante i cinque anni del loro governo.
Rilanciamo il “nostro sogno” : modernizzare lo stato e l'economia, proteggere chi ha bisogno, aiutare chi ha meriti, punire chi non rispetta le regole; trasformiamolo in progetti, compiamo scelte coraggiose, purchè logiche, coerenti e fattibili e annunciamole chiaramente , perseguendole con decisione e senza esitazioni deleterie e se del caso anche in modo “indisciplinato”, privilegiando l’obiettivo al conformismo delle regole di coalizione.
4 - Federalismo e riforma della politica. Nord e Sud non sono più categorie utili
I temi della “Grande Riforma” dello Stato e della politica avanzati da Bettino Craxi più di venti anni fa sono ancora tristemente attuali , a dimostrazione del nulla o del pessimo prodotto dalla transizione infinita della “Seconda Repubblica”.
Ciò dimostra che non esistono più margini di aggiustamento e riformabilità minima di un sistema che si sta necrotizzando . Occorre dare finalmente corso ad una Grande Riforma federalista , di tipo solidaristico e competitivo, indispensabile sia per la governabilità del sistema , sia per rilanciare le capacità competitive del sistema Paese.
L’avanzo primario dei bilanci pubblici di tutto il nuovo millennio è stato incenerito dai miliardi di interessi passivi determinati dal muro del debito, che pure non sarebbe stato nemmeno scalfito dal modesto, a paragone, utile di gestione: per passare dalle cifre alle valutazioni politiche, significa che la faticosa adesione all’Euro ci ha evitato la bancarotta , grazie al contenimento dei tassi di interesse, ma non ha certo fatto sparire l’elefante che continuiamo a doverci trasportare sulla barca dell’economia italiana che ondeggia in mezzo al fiume , indecisa se andare a destra o a sinistra. Ed il risparmio italiano , tuttora tra i più alti al mondo , continua ad essere investito in passività ( titoli di debito pubblico) e non è , invece, indirizzato al sostegno di investimenti e sviluppo.
La riduzione del debito pubblico via avanzo primario ed eccedenza delle entrate sulle spese è dubbia come necessità e illusoria come efficacia. Basta pensare che un avanzo assoluto dell’1% una volta pagati gli interessi richiederebbe una politica economica molto restrittiva e sarebbe quindi probabilmente un limite massimo. E ricondurrebbe la situazione a livelli europei in …soli 58 anni.
Non si può uscire da questa situazione senza cambiare radicalmente il meccanismo che l’ha generata : un sistema nel quale le entrate sono centralizzate ed uniformi , mentre le spese discrezionali sono sempre più diversificate e locali è sempre meno governabile ed è incapace, come l’ultimo ventennio di storia dimostra, di mettersi in condizione di affrontare il cambiamento.
La scelta federalista permette “l’accorciamento della catena democratica”, la responsabilizzazione diffusa ed il controllo democratico su un sistema che diversamente è destinato a ridurre ulteriormente il proprio tasso di chiarezza e democraticità. Gli elementi di solidarietà si sono dimostrati fino ad ora più che sufficienti a garantire l’unità nazionale , ma la forma di “secessione dolce” che si sta realizzando ad opera delle regioni del Nord non può che preoccupare. Le illusioni di alcuni ispiratori di un’azione di governo che cessa di intervenire al di sopra della linea del Po si sono rivelate pericolose : un Nord che non ha ormai nemmeno più rappresentanza diretta all’interno dei gruppi e della classe dirigente del Paese rappresenta un rischio troppo grande.
Del resto sotto il profilo dell’abuso del denaro pubblico, della corruzione, della politica come industria, del clientelismo, del costo pazzesco della politica come strumento per selezionare il peggio, che sono il problema principale, il Nord non è sostanzialmente diverso dal Sud. Al Sud queste cose si sentono con maggiore intensità solo perché lo spessore della società e dell’economia è più sottile. Se non fosse per l’AMSA che funziona e dunque raccoglie i rifiuti, non ci sarebbero mai grosse differenze tra Napoli e Milano, né per il sindaco, essendo le due signore più o meno dello stesso basso livello, né per i delitti che sono più o meno dello stesso numero, né per le potenzialità economiche che sono alte in entrambe le città. Allora l’unica cosa da fare è di piantarla di parlare del Sud come di qualcosa di diverso, ma parlare unitariamente dell’Italia, meraviglioso e malinconico paese che affonda per colpa di istituzioni deprimenti e di una classe politica assurda, paese i cui maggiori problemi sono comuni e generali. Parlare della modernizzazione e della liberazione dell’Italia, che vuol dire modernizzare e liberare il Nord , il Centro ed il Sud .
La scelta di federalista inchioderebbe anche le amministrazioni locali poco attente alle proprie responsabilità in materia di gestione del patrimonio pubblico : la gran parte di queste attività smobilizzabili ( 500 miliardi di euro, secondo valutazioni prudenti) non sono nella disponibilità dello Stato , bensì degli enti locali , che stanno cominciando ad usarli per finanziare la spesa corrente , come, per fare un caso, nel clamoroso caso di vendita (o svendita ? ) di una importante quota dell’Aem di Milano da parte del Comune guidato dal sindaco di centro-destra Albertini.
5 – Dalla parte dei diritti e contro i privilegi
Dobbiamo individuare la cosiddetta “costituency” della nostra parte politica, vale a dire il nostro riferimento sociale , i gruppi e gli individui ai quali intendiamo riferirci e dei quali vogliamo tutelare gli interessi in politica.
La società italiana odierna è quella dei cd “due terzi” di popolazione che si dichiarano soddisfatti della propria condizione . E’ , o dovrebbe essere evidente a tutti la differenza rispetto agli albori del socialismo : la posizione di chi pensa che compito principale della sinistra sia solo mettere rimedio alle ingiustizie sociali esistenti è quella che ha determinato l’incapacità di fare politica della sinistra in Italia e la sparizione “antropologica” della stessa nelle aree più avanzate del Nord del Paese.
Le nuove debolezze, le nuove povertà, sono spesso addirittura provocate dal mantenimento di vecchi schemi e funzioni che nacquero e si svilupparono come conquiste sociali: ma oggi il conflitto sociale non è più fra capitale e lavoro, ma fra garantiti e non garantiti, fra inclusi ed esclusi, fra una platea di “rentiers” ormai vastissima, non certo in maggioranza agiati, ma assurdamente incentivati nel comportamento passivo da politiche economiche e fiscali conservatrici; ed i produttori attivi , che in Italia sono già numericamente in minoranza.
Quest’ultima affermazione non è vera in Lombardia, per un fenomeno molto noto ed evidente sotto altra luce meno positiva, quello della presenza dei lavoratori extracomunitari : quasi settecentomila lavoratori con regolare permesso di soggiorno , che con le loro famiglie e gli irregolari giungono ad essere quasi il 20% della popolazione lombarda residente, costituiscono ormai un fattore non più temporaneo di mutamento sostanziale della composizione sociale della nostra Regione ed un gruppo sociale che contribuisce in maniera significativa al Pil lombardo , occupa i gradini più bassi della scala sociale svolgendo in maggioranza lavori manuali e non potrà essere confinato ulteriormente in un limbo fatto di pochi doveri , al di fuori del lavoro, ed ancor meno diritti.
Il nostro Paese è in fondo alle classifiche per qualità dell’istruzione e della scuola , applicazione della meritocrazia e qualità dei servizi nella Pubblica Amministrazione.
Nel contempo, l’Italia si presenta come il Paese, tra quelli sviluppati, con i livelli tra i più bassi di tutela e protezione delle fasce deboli: pensionati e anziani, disoccupati, giovani, lavoratori impiegati nei settori maturi, donne lavoratrici. I livelli di reddito disponibile pro-capite in Italia sono tra il 20% e il 30% più bassi dei Paesi a noi più simili e, causa il ristagno economico, il divario si sta allargando. E , se è vero che tali numeri sono il risultato di una classica “media” che vede una situazione al Nord ed in Lombardia nettamente migliore rispetto al resto del Paese, il divario con territori e società alle quali siamo o dovremmo essere abituati a confrontarci, come la Baviera, la Catalogna, la Vestfalia , è drammaticamente impietoso e ci vede aver perso posizioni su posizioni in termini di competitività , qualità della vita , capacità di governo.
Quello che serve, al Nord come al Sud, è quindi in primo luogo la rimozione delle barriere protezionistiche e corporativistiche operando in maniera che la società dei due/terzi non possa e non debba perdere il terzo che, per varie ragioni , non ce la fa da solo a tenere il passo.
6 –Regole chiare, rispettabili e rispettate
L’infinita transizione italiana si è aperta con le parole d’ordine del rispetto delle regole e della moralità pubblica ed ancora oggi , in maniera solo apparentemente paradossale, si sentono riecheggiare i medesimi suoni minacciosi ed indistinti . In questi anni , lungi dall’aver migliorato alcunché sul piano della moralità ed etica politica, si è avuto un deciso peggioramento dell’ intero assetto istituzionale e legale anche formale del nostro Paese, con una diminuzione degli standard di civiltà giuridica ed amministrativa che osservatori internazionali certificano e rilanciano periodicamente , tra le disapprovazioni della parte politica che sta al momento al Governo e l’entusiastica approvazione di quella che si trova all’opposizione e comunque nella sostanziale inazione di entrambe .
Il recupero di un senso dell’importanza della politica, del rispetto dei ruoli e dei compiti istituzionali deve essere uno degli obiettivi principali e fondanti del nuovo partito : il ripristino di regole certe, del rispetto dei ruoli è indispensabile per riportare ad un livello accettabile il sistema italiano. La perdita di autorevolezza ed affidabilità del sistema-Paese ha effetti non ancora sufficientemente studiati ma altamente drammatici anche, se non soprattutto , sulla nostra economia , come conseguenza , per esempio, dell’essere sostanzialmente tagliati fuori dalle decisioni importanti a livello Ue .
Il ripristino di poche regole chiare, di ruoli di riferimento precisi , di un sistema di “check and balance” pesantemente alterato sia sul piano formale che su quello sostanziale, è una scelta politica qualificante , che si traduce in comportamenti conseguenti.
La legge finanziaria , per esempio, si è ormai trasformata nell’unica vera legge prodotta dal Parlamento , essendone peraltro i propri membri di fatto totalmente espropriati ormai perfino della conoscenza del suo contenuto. Alla tradizionale criticità del linguaggio legislativo si è aggiunta la confusione inevitabile derivante dal fatto che questo appuntamento è visto come l’unico nel quale si può ottenere un qualche risultato da parte della politica, sia essa una riforma di struttura come un aumento di stipendio per il Capo della Polizia. Cercare di ripristinare una logica in tutto questo significa fare quello che , per la verità per tuttaltro motivo, il presidente del Consiglio Prodi ha detto in queste ore di voler fare, rinviando ad apposito intervento legislativo e discussione la questione dell’allineamento della tassazione delle rendite finanziarie ai livelli Ue : una scelta politica condivisibile, da formulare con attenzione e da presentare con altrettanta cautela e chiarezza , infilata nel tritacarne di una discussione politica tuttologica ed omnicomprensiva diventa una bandiera da impugnare da parte, in questo caso, dalla “Cosa Rossa” , strumento per misurare i rapporti di forza ed il consenso elettorale prossimo futuro , mezzo invece che fine dell’azione politica di una parte politica. Le riforme devono essere frutto di un pensiero , di una proposta , di un confronto che impegna il tempo necessario e , dopo il loro varo , di una verifica in ultima analisi affidata al corpo elettorale , e devono trovare nel Parlamento , per tutta la legislatura e non solo in una notte buia e tempestosa dell’inizio di autunno , la sede naturale della discussione e del confronto.
La questione dei costi della politica, ritornata all’onor delle cronache tra libri de “La Casta” e iniziative di Beppe Grillo , non può essere affrontata senza tornare a riaffermare il principio della politica come servizio ed impegno civile ed il ripristino di un sistema che evidenzi ed eviti il conflitto di interessi : anni di girotondi antiberlusconiani e di personalizzazione della polemica politica hanno prodotto un allentamento generale di questo sistema di controllo , con una perdita verticale dii autorevolezza istituzionale generalizzata. All’ombra del tormentone Berlusconi si sono moltiplicati , nella sostanziale indifferenza dei più e nella colpevole disattenzione del mondo della stampa e dell’informazione , casi clamorosi come quello che vede protagonisti per il parcheggio di piazza S.Ambrogio a Milano da un lato l’ing De Albertis come imprenditore e presidente dell’Ass Costruttori e dall’altro la sorella Carla De Albertis , assessore di An che non solo partecipa e vota in Giunta ogni passaggio relativo alla pratica del fratello , ma si schiera come “cane da guardia” rispetto a qualche collega ed alleato che si ponesse qualche domanda, dichiarando sulla stampa e mantenendo in riga il suo gruppo e l’intera maggioranza consiliare.
Così come effetto di una caduta a livelli minimi del senso delle istituzioni e dell’interesse pubblico è il clamoroso malcostume che vede la moltiplicazione dei Cda di aziende, aziendine ed enti occupati solo ed esclusivamente da clientes e politici trombati , secondo un principio di spoil system selvaggio applicato equanimemente da chiunque vinca le elezioni.
Per evidenti ragioni numeriche in Lombardia questo malcostume riguarda in massima parte il centro-destra, in tutte le sue espressioni , siano esse quelle della “laica” signora Moratti con le sue incredibili nomine ai vertici dell’amministrazione comunale milanese con danno erariale di 9,2 milioni di euro/anno accertato dalla Corte dei Conti ; siano esse quelle del mondo confessionale del Presidente Formigoni , sotto la cui amministrazione si è affermato il principio che esistono intere “aziende” ospedaliere riservate agli aderenti al movimento di Cl , dal ruolo amministrativo a quello medico.
E’ evidente che il nostro nuovo Partito non potrà che caratterizzarsi dall’intransigente contrapposizione a questo sistema, fonte di inefficienza e perdita di credibilità prima ancora che di corruzione ed immoralità personale.
7 –L’equa misura delle tasse
L’argomento tasse è utilizzato da anni come una clava nel dibattito politico e , come ormai succede in tutto il mondo democratico , può diventare l’elemento decisivo per la vittoria o la sconfitta elettorale . Proprio per questo è inutile per qualsiasi partito della sinistra, inseguire le parole d’ordine della destra su questo cruciale argomento : non saremo mai credibili , in una gara a chi la spara più grossa con i demagoghi.
Vale particolarmente su questo tema, così sensibile al Nord ed in Lombardia , quanto Michele Salvati ha detto in merito alle difficoltà di far politica per la sinistra : se la destra può cercare di intercettare gli umori profondi dell’elettorato interpretando la “domanda” , la sinistra non può che caratterizzarsi sul lato dell’”offerta” , prospettando soluzioni eque e possibilmente risolutive.
Perseguire l’equità non significa quindi porsi come gabellieri e men che meno come coloro che , attraverso le tasse, fanno piangere i ricchi , ma significa farsi portatori di un disegno complessivo che potrà funzionare nel momento nel quale i contribuenti nella loro ragionevole maggioranza sono portati a rispettare il sistema erariale e non ad eluderlo, se non evaderlo , lasciando agli ispettori del fisco il compito di perseguire un numero ristretto di evasori da trattare, quelli sì , con la massima durezza e severità. La malcelata soddisfazione del viceministro delle finanze nel constatare l’aumento delle entrate fiscali come conseguenza del “terrore di Visco” è una delle cause principali della caduta dei consensi del centro-sinistra : a prescindere dal fatto che si tratta di un falso ( l’incremento delle entrate 2007 rispetto alle previsioni è dovuto in massima parte ad incassi superiori dell’Ires , la tassa delle società, che hanno incrementato gli utili , e non dal recupero di evasori alla contribuzione ! ) , in questo modo si avvalora e si rafforza l’immagine della sinistra che mette le mani in tasca agli italiani sulla quale il cav.Berlusconi ha costruito tanta parte del suo successo e dell’odierna rimonta di consensi . Né è di grande aiuto mettersi sullo stesso piano della destra, gareggiando in demagogia ed arrivando oltretutto secondi sulle parole d’ordine con credibilità bassissima : un classico esempio di questa errata posizione viene da quanti tra le tante possibili riduzioni di tasse proponibili , cercano di scimmiottare in ritardo Berlusconi sull’Ici, oltretutto andando a toccare l’unica entrata fiscale diretta dei Comuni .
Equità significa innanzitutto considerazione complessiva delle entrate e delle uscite , e quindi innanzitutto un grande, grandissimo rigore sul versante della spesa , come insegna quel Quintino Sella alla cui immagine ci si richiama spesso a sproposito ; ed un’altrettanto grande attenzione alla verifica dell’effettiva erogazione di servizi ed agli effetti della politica di spesa pubblica trattando gli elettori come cittadini e non come sudditi.
Sono personalmente convinto che una riforma del fisco non possa che essere molto profonda , e su questo rimando alle suggestioni che , sono certo, evocherà Giancarlo Pagliarini in tema di federalismo fiscale . Ma una nuova politica fiscale passa anche da una serie di atti simbolici , politicamente significativi , che devono essere adeguatamente presentati e spiegati come tali .
Faccio tre esempi , che nella nostra Regione troverebbero certamente un riscontro positivo in termini di consenso e di riconciliazione con lo Stato, ed avrebbero un riflesso molto limitato sulle entrate dello Stato.
L’evasione fiscale effettivamente recuperata ed incassata nell’anno 2007 è ad oggi 3,5 milardi di euro e verosimilmente raggiungerà la previsione di bilancio di 4 miliardi : nel confusissimo dibattito sul “tesoretto” si sono sprecate le proposte d’uso per questa cifra , fra l’altro dimenticandosi che, essendo stata inserita , seppure impropriamente e senza l’approvazione di Ecofin, nella Finanziaria dello scorso anno , questa somma è già stata utilizzata . Una proposta dal valore simbolico molto forte e dal semplice meccanismo applicativo è quello di restituire integralmente questi fondi sotto forma di detrazione d’imposta una-tantum ai contribuenti pro quota rispetto alle tasse versate nell’anno precedente : nel caso dei 4 miliardi del 2007 , quegli stessi andrebbero ai contribuenti Irpef , che hanno versato 150 miliardi di euro , ed a quelli Ires – società, che ne hanno versati 36 , in pratica una media del 2% rispetto a quanto pagato.
Si tratterà di una cifra individualmente modesta (che comunque ridurrebbe la pressione fiscale individuale di 0,3-0,4 punti) , ma si renderebbe visibile e palpabile un fatto molto preciso , che l’evasione fiscale si traduce in un danno diretto per ciascun contribuente onesto e si otterrebbe un maggiore e più convinto consenso all’azione di polizia fiscale : ispettori e finanzieri recuperano soldi miei, tasse pagate in più per colpa dei felloni evasori, che fanno i furbi ai miei danni e non del trucido fisco di Visco..
Il secondo esempio riguarda una pratica sempre più marcata ed odiosa, che ha avuto con l’introduzione degli studi di settore un incremento notevole , vale a dire la generazione di cartelle esattoriali di entità modesta , dell’ordine di qualche centinaia di euro, per effetto di limitati scostamenti dai parametri ovvero da piccoli errori o trasgressioni . Il valore contenuto della cartella sconsiglia il contribuente dall’intraprendere qualsiasi azione di contestazione o verifica, in quanto le spese legali e professionali potrebbero perfino essere superiori alla somma richiesta ; mentre è estremamente probabile che la procedura di rilevazione/contestazione/incasso delle somme in questione generi nella PA costi superiori a quelli recuperati . Il Fisco potrebbe limitarsi a contestare le somme in questione senza chiederne il versamento , registrandole nell’Anagrafe Fiscale, e riservandosi di richiederne l’incasso quando il cumulo delle stesse sulla posizione del Contribuente superasse la soglia dei 5 mila euro : si renderebbe ad un tempo remunerativa l’operazione di recupero da parte dell’Amministrazione finanziaria e si darebbe al contribuente il tempo e la possibilità di far valere le proprie ragioni , senza sentirsi vittima di una forma di piccola estorsione legalizzata.
L’ultimo esempio possibile riguarda il fatto stranoto che ancora nel 2006 n 10 tasse costituivano l’88,2% delle imposte e tasse incassate, mentre tutte le altre imposte indirette , in numero di 49 , hanno portato all’incasso del 7% del totale e tutte le altre imposte dirette ( in numero di 23) hanno portato al restante 4% . Le 72 imposte necessarie per incassare poco più del 10% del totale oltre ad essere certamente inferiori ad i costi sostenuti dalla PA per la loro gestione, generano costi amministrativi e di gestione in misura pressocchè uguale a carico dei contribuenti e delle aziende che le devono a loro volta gestire e ,in molti casi , portano ad un incremento dei costi sui beni di produzione e consumo non giustificato da alcuna motivazione : anche una semplice trasposizione del carico fiscale operabile con la cancellazione delle 72 imposte in questione sulle 10 principali comporterebbe un beneficio secco per il sistema pari almeno ad una Finanziaria omnibus mediamente pesante .
8 – Reinventing Government
Naturalmente nulla di tutto ciò o di altro è possibile da realizzare con una politica che , di fronte alla lenzuolata-fazzoletto di Bersani che porta all’abolizione del PRA si ferma e stralcia il provvedimento perché deve tutelare 500 dipendenti pubblici non dal licenziamento ma dal trasferimento ad altra amministrazione.
Una buona politica di bilancio e delle finanze pubbliche non può essere gestita come un fatto puramente tecnico. La spesa pubblica deve essere messa sotto controllo e ridotta in termini assoluti, ma anche riqualificata e modificata nella sua composizione: maggiori risorse devono essere destinate ai servizi necessari ai cittadini, uomini e donne, per partecipare alla produzione e alla distribuzione di nuova ricchezza, per fare ripartire il Paese, a discapito delle spese improduttive e assistenziali e dei trasferimenti alle imprese, poco compatibili con un contesto di economia di mercato, aperta e concorrenziale. Parimenti deve essere ridotta la presenza diretta pubblica nella produzione di beni e servizi e destinate le risorse alla costruzione di un welfare più coerente con le sfide del futuro e al rafforzamento delle strutture e infrastrutture che migliorano le condizioni di offerta delle imprese italiane.
Noi proponiamo una gestione pragmatica ma che sia chiaramente guidata da una scelta di innovazione e cambiamento , che preveda l’uso delle tecniche e lo sviluppo delle idee che provengono da specialisti e professionisti sotto una chiara , identificabile e verificabile regia politica , con una altrettanto chiara presa di responsabilità di fronte ai cittadini elettori.
Alla fine dello scorso millennio si è sviluppato negli Usa il movimento detto del “ reinventing government “ teso a riformare radicalmente i metodi della Pubblica Amministrazione di quel paese , a partire da quello “ federale “ , ovvero di ogni forma di gestione del bene pubblico.
L’amministrazione Clinton ed il Partito Democratico , soprattutto sotto la guida dell’allora vicepresidente Al Gore , realizzarono in quegli anni la più grande operazione riformista della Pubblica Amministrazione nei tempi moderni, adottando una serie di provvedimenti di legge e di comportamenti conseguenti, che hanno portato a realizzare una vera e propria rivoluzione nel sistema amministrativo ed a riportare il bilancio federale degli USA e di quello di 47 stati su 52 in pareggio e, soprattutto , ad azzerare totalmente il debito pubblico americano.
I principi fondanti di questa operazione sono stati codificati da David Osborne e Ted Gaebler, ma la conoscenza teorica e pratica di questa metodologia non è arrivata in Europa , se non per rituali e stanchi slogan ( “ l’azienda – Paese” , lo “ spirito imprenditoriale nella P.A.” ) .
La differenza tra l’Europa , ed in particolare l’Italia , degli slogan fine a se stessi ed il pragmatismo USA sta ancora una volta nei risultati: il metodo “ reinventing government” dell’ amministrazione Clinton – Gore ha prodotto effetti pratici, economici ed istituzionali paragonabili solo al “ New deal “ di Roosvelt negli anni dopo la Grande Depressione, mentre nel Vecchio Continente le Leggi di Bilancio Finanziarie annuali sono ancora e sempre l’incubo degli amministratori pubblici, centrali o locali che siano.
Partendo dalla considerazione che uno degli elementi fondamentali del successo della Rivoluzione del “ Reinventing Government “ è stato il convinto coinvolgimento , la conoscenza e la partecipazione da parte dei Congress - men e degli amministratori locali di Contee e Municipi, quello che noi proponiamo è ancora una volta un grande patto per la riforma delle istituzioni e della pubblica amministrazione , su base federale , che si ispiri ai principi di accorciamento della catena decisionale e riavvicinamento del livello politico al momento di verifica elettorale e comunitario , di massimizzazione delle possibilità di “public review” resa possibile dalla messa a disposizione di tutti di qualsiasi dato relativo alla pa ; e di riduzione dell’ambito di intervento diretto operativo da parte della PA stessa , secondo una corretta applicazione del principio di sussidiarietà.
E’ questa una delle ragioni principali d’essere di una forza politica, di un movimento e di candidati alla guida di Amministrazioni e governo autenticamente liberalsocialisti.
In Lombardia il nuovo Partito si deve confrontare con gli esiti del decennio di Formigoni . Ancora una volta occorre rifuggire dalla tentazione di seguire la destra sul proprio terreno , adottandone le politiche perché viste come “vincenti” , indipendentemente al fatto che siano singolarmente buone o cattive , tentazione che è molto presente in vasti ed ampi settori del nascente PD lombardo .
Non dobbiamo far passare sotto silenzio il costoso velleitarismo del Presidente-che-vuol-fare-il-Governatore , che si è manifestato negli sprechi della “politica estera” con tanto di diplomazia commerciale in nome di una pretesa federalista su una materia che, come sanno gli studenti del primo anno di giurisprudenza è proprio l’unica , con la “toga e la spada” , che in nessun sistema Federale è riservata allo Stato-Regione . Lo scandalo della delegazione regionale lombarda in un palazzo affittato alla periferia di Pechino inaugurato in pompa magna pochi anni fa ed oggi pressocchè vuoto ed inutilizzato va al di là del pur riprovevole spreco di denaro pubblico , è o dovrebbe essere un simbolo di cattiva politica spacciata come nuova e del quale chiedere conto politicamente.
Così come non è possibile non mettere al centro dell’azione politica dell’opposizione in Regione la richiesta ferma e documentata di spiegazioni sulla fallimentare gestione delle grandi operazioni infrastrutturali di Malpensa e Fiera di Milano , sulle quali la mano della Presidenza regionale è stata pesante e vistosa . I casi sono talmente eclatanti da meritare un approfondimento specifico ed attento , come sono certo inizierà a fare Giovanni Manzi intervenendo sul sistema aeroportuale : quello che appare sin d’ora evidente è come in questa materia la maggioranza di centrodestra si sia mossa senza avere alcun progetto ed alcun coordinamento , inseguendo e cercando di appropriarsi politicamente delle questioni , e soprattutto delle gestioni , privilegiando una smaccata politica dell’apparire .
9 – Istituzioni lombarde e governo del territorio
L’affermazione di uno stile di governo che ha nell’annuncio e nell’apparire la principale preoccupazione è (anche) figlio di un deterioramento e dell’inattualità delle strutture di governo locale.
Non si è riusciti a portare ad una conclusione il dibattito aperto dai socialisti negli anni settanta intorno alla città metropolitana ed al suo governo , con il risultato che il conflitto fra il sindaco del territorialmente ristretto Comune di Milano e la miriade di Comuni dell’hinterland deflagra ogni giorno su qualsiasi problema, dal ticket sul traffico alla gestione delle tranvie . La situazione dal punto di vista istituzionale è , se possibile, peggiorata , perché non solo ci si è ben guardati dal provvedere all’abolizione delle Province , ma si è assurdamente proceduto, per lisciare inutilmente il pelo al leghismo brianzolo , all’istituzione della nuova Provincia di Monza , che si rivelerà un ostacolo insormontabile sulla strada dell’individuazione di un’efficace formula di governo dell’area metropolitana milanese .
Non si è nemmeno proceduto all’accorpamento dei piccoli Comuni , ma anzi se ne sono istituiti perfino alcuni nuovi , caso unico tra i Paesi cosiddetti più avanzati ; sono falliti tutti i progetti di nuovi enti territoriali , dai comprensori alle Comunità montane ai Consorzi intercomunali non limitati ad una specifica funzione.
In aggiunta a questo , la legge di riforma “Bassanini” sulle assemblee elettive si è rivelata nei fatti uno “tsunami” che ha ridotto Consigli comunali , provinciali e lo stesso Consiglio Regionale a palcoscenici di provincia nei quali va in scena la versione povera del più deleterio teatrino della politica : per rimediare ad un supposto squilibrio di poteri troppo favorevole ai consiglieri rispetto a Giunta e Sindaco e Presidente , la “Bassanini” si è rivelata la spada di Brenno lanciata dai capi amministrazione eletti direttamente sulla bilancia dei poteri , con un catastrofico ridimensionamento dell’attività di controllo effettivo da parte degli eletti , alla cui caduta di credibilità ed utilità ha fatto riscontro, quasi a mo’ di compensazione personale , un incredibile aumento degli emolumenti ed in generale dei costi .
In piena ed aperta controtendenza con la tradizione municipalista lombarda , che vedeva nella comunità locale e nella sua rappresentanza un riferimento per la risoluzione dei problemi e per l’avvio di iniziative e progetti , tutto questo ha prodotto un ulteriore e marcato distacco tra cittadini e propri rappresentanti ed una marginalizzazione d’importanza degli stessi rispetto ad altre forme di aggregazione e confronto , dalle associazioni di categoria ai circoli privati e lobby : è emblematica sotto questo aspetto la situazione del Comune di Milano , dove una fase di trasformazione epocale, destinata a lasciare sedimenti per molti anni a venire, è di fatto governata da poche famiglie , quelle si, di “ricchi” , che hanno delegato il ruolo formale di guida prima ad un amministratore condominiale per poi assumere direttamente in testa alla “più ricca” anche questa, riportando l’orologio delle istituzioni locali ad una situazione simile a quella esistente prima della stagione delle amministrazioni municipali del vero centro-sinistra della fine degli anni sessanta !
Ora come allora , il compito di un Partito Socialista è quello di condurre una dura e determinata battaglia per la democratizzazione delle istituzioni e per la loro modernizzazione , iniziando una lotta per l’abrogazione di leggi sbagliate come la “Bassanini” e per la ripresa di un serio confronto sulle forme più opportune e funzionali di governo di un territorio come quello milanese e lombardo.
10 – Assistenza e sanità , confronto con il “buon governo” della destra
Commetteremmo un gravissimo ed imperdonabile errore se non riconoscessimo che , accanto agli errori ed alle scelte non condivisibili e negative operate dalla maggioranza di centrodestra in Lombardia, vi sono state diverse scelte che hanno prodotto risultati positivi ed hanno contribuito a consolidare un consenso verso un ceto di amministratori che, dopo oltre dieci anni di governo in maggioranza, non è più composto– se mai lo fosse stato – da dilettanti della politica che si barcamenano in attesa di essere scacciati dal tempio dal ritorno dei veri capaci, quelli della sinistra. Non capiremmo perché alle ultime amministrative lombarde non si è ripetuto, come non si è ripetuto nel resto del Nord, quel fenomeno del voto a destra per le politiche ed a sinistra per le amministrative, come riconoscimento che i bravi amministratori sono per definizione quelli del centro-sinistra : e quindi non capiremmo che la sconfitta di Rho , storica roccaforte della sinistra , è figlia di errori politici contingenti e della paura per la sicurezza portata dal villaggio Rom; ma quella dei comuni come Legnano , con la conferma di una giunta di centrodestra , è figlia di una percezione positiva del suo operato da parte degli elettori ; così come del resto il forte consenso raccolto da Formigoni non può certo essere attribuito esclusivamente al vento politico nazionale oppure alle solide clientele che pure sono state intensamente coltivate dal Presidente e dalla sua “compagnia” di appoggio , ma è frutto anche di scelte politiche che i cittadini lombardi hanno evidentemente apprezzato.
Ancora una volta , occorre confrontarsi con queste scelte , come nel campo della sanità ( la principale voce del bilancio regionale ) e dell’assistenza , senza scadere nell’inutile demonizzazione né in quella specie di “sindrome di Stoccolma” che sembra colpire molti esponenti della opposizione consiliare di centro-sinistra , che pretendono di essere credibili utilizzando il medesimo linguaggio e ripetendo le parole e le scelte della maggioranza.
E’ emblematico il caso della Sanità lombarda : la riforma del centrodestra ha indubbiamente contribuito a migliorare il complesso dell’offerta sanitaria regionale ed ha favorito lo sviluppo di nuovi centri di eccellenza e ricerca , permettendo al centro-destra di parlare di un modello lombardo finalmente contrapponibile al classico ed indiscusso “modello emiliano” di buongoverno . In questi anni da parte dell’opposizione , per lo più svolta dal Ministero della Salute in termini centralistici e dirigistici piuttosto che in sede territoriale e locale, si è cercato inutilmente di demonizzare in toto il “modello Lombardia” , con il risultato di non essere minimamente incidenti sul piano pratico.
Eppure gli spazi per criticare ed intervenire con richieste di correttivi sostanziali ci sono , come dimostra , da ultimo , la crisi aperta dall’uscita di un eminente cardiochirurgo ( e di tutta la sua equipe) da quello che è il “sancta sanctorum” italiano ed uno dei maggiori centri europei della specialità , l’ospedale di Niguarda a Milano , con una denuncia circostanziata e stringente delle difficoltà create alla sanità pubblica proprio dalla riforma del centrodestra . Si è creato un sistema di competizione fra pubblico e privato , lasciando però la sanità pubblica con le braccia legate dai vincoli del contratto pubblico , della pianta organica e con gli oneri , risparmiati al settore privato, di fornitura del servizio minimo generalizzato : materia abbondante di confronto e scontro per una sinistra attenta al cambiamento ed alla modernità ! Invece il centrosinistra è rimasto fermo come un paracarro sulle posizioni conservatrici veterosindacali , arroccate alla difesa di un primato per definizione del pubblico che si traduce nei fatti in battaglie di retroguardia a difesa dei privilegi più parassitari del contratto pubblico come perfino , vedi il caso della proposta creazione del polo della ricerca Istituto Tumori-Besta-Sacco , dell’indirizzo fisico del posto di lavoro, opponendosi al trasferimento da un quartiere di Milano all’altro !
Il risultato paradossale è che la critica agli aspetti negativi del modello di sanità lombarda viene svolta più efficacemente da esponenti dello stesso centrodestra , come la maggior parte dei medici dimissionari di Niguarda o l’ex assessore Borsani , autore della legge 31 , che ha in solitario aperto il dibattito, ripreso con un editoriale dal prof. Giuseppe Remuzzi sul Corriere della Sera, sulla mancata applicazione di quella parte della riforma che avrebbe dovuto permettere al settore pubblico di competere effettivamente con il privato e migliorarne efficienza e qualità.
Remuzzi, oltre ad essere Direttore del Dipartimento di Medicina. Specialistica e dei Trapianti degli Ospedali Riuniti di Bergamo ed alter ego di Silvio Garattini all’Istituto Mario Negri, è da sempre personalità vicina al Centro-sinistra e, dunque, dice cose di sinistra, ma la sinistra lombarda sul tema fa orecchie da mercante.
Un’altra occasione di critica incalzante e costruttiva persa da parte del centrosinistra è rappresentato in Lombardia dal mancato sostegno alla richiesta di decentramento in senso federalistico dei fondi dell’assistenza avanzata, in verità senza troppa convinzione, dal centrodestra, più per propaganda politica che per effettivo convincimento.
La richiesta di assistenza per una popolazione che invecchia come quella lombarda è inevitabilmente in crescita , il ruolo di “front-line” dell’ente locale in materia è praticamente indiscutibile, l’irruzione dell’esercito di badanti e del personale paramedico extracomunitario inevitabile, con tutti gli annessi e connessi del caso, e l’impatto sulla spesa sanitaria ospedaliera, ormai di totale competenza regionale, è indiscutibile : eppure l’88% della spesa assistenziale è gestito direttamente dall’Inps , fuori da qualsiasi controllo sul territorio , e le competenze ( e conseguentemente le spese) dell’Istituto centrale sono aumentate , sia sotto il governo di centrodestra che in questo anno di governo di centrosinistra .
Occupare questo spazio politico , sviluppare proposte e identificare obiettivi raggiungibili trovando alleanze con quanti , professionisti,associazioni,operatori , possono condividere un approccio moderno ed innovativo in queste fondamentali materie : ecco un altro terreno di lavoro, ricerca e sviluppo politico per il nuovo partito socialista lombardo.