IL PAESE CONSERVA ANCORA LE SUE ANTICHE CULTURE POLITICHE, Bobo Craxi intervista Rino Formica sul sondaggio del 2019 con i partiti del 1983 da A.live del 8 dicembre 2019

08 dicembre 2019

IL PAESE CONSERVA ANCORA LE SUE ANTICHE CULTURE POLITICHE, Bobo Craxi intervista Rino Formica sul sondaggio del 2019 con i partiti del 1983 da A.live del 8 dicembre 2019

Incontro Rino Formica nel suo studio romano. Con il leader socialista da tempo vige un rapporto di solidarietà e di amicizia e la stima nei suoi confronti è cresciuta negli anni verso questo autentico testimone del tempo capace di proiettare le proprie analisi, i propri punti di vista in presa diretta nel presente e nel futuro. È un interlocutore abituale oramai di molti commentatori politici e di socialisti che richiedono il suo parere che egli dispensa con leggerezza e sagacia, sapendo declinare un giusto mix fra esperienza e ricordo.

Lo spunto della nostra conversazione che rendo pubblica parte dal sondaggio politico effettuato su un campione significativo di elettori ai quali è stata posta la domanda ricorrente sulle loro intenzioni di voto ma indicando come risposte possibili solo la scelta fra i partiti che parteciparono alla tenzone elettorale nel 1983, nella Repubblica che incominciava a dare segnali di aperto declino.

B. Perché il sondaggio sceglie il 1983?

F. Perché è l’ultimo anno nel quale la crisi dei partiti politici e la crisi delle ideologie non è ancora esplosa. Infatti, esplose nella seconda metà degli ’80. Il sondaggio si rivolge a un elettorato che ha davanti i simboli della tradizione politica del 1983 e che nel frattempo ha subito il bombardamento culturale e disinformativo contro quei partiti.

B. E da questo sondaggio cosa si evince?

F. Che nonostante questo bombardamento, durato trent’anni e fondato su manipolazioni, leggi elettorali, campagne culturali e politiche dissacratorie delle ideologie e dei partiti politici sulla loro decadenza e corruzione, il 17 % vota la Democrazia cristiana, il 17% vota Pci e il 12% il Psi, unico di questi tre partiti che incrementa il suo saldo elettorale rispetto al 1983.

B. La destra del Msi stravincerebbe con il 28% le elezioni, da dove provengono questi voti?

R. Tenuto conto che sia i radicali che i liberali incrementerebbero i loro voti muovendosi dalle loro posizioni abbastanza residuali, il quadro che emerge è che la Dc e il Pci perdono 16 punti l’uno e il 12 l’altro. In sostanza il 28 per cento si sposta a destra. Insomma, l’elettore di oggi chiamato a esprimersi non ha nessuna remora a dichiarare che tranquillamente avrebbe votato a destra.

B. Quale riflessione dobbiamo fare?

F. Che i voti alla nuova destra sono in gran parte dei voti della Democrazia cristiana e del Partito comunista e una parte di questi sono consensi che per necessità i socialisti danno perché non c’è più il Psi. Nota bene: i socialisti non danno al Partito comunista, che oggi identificheremmo col Pd, i loro voti. La frattura a sinistra è irreversibile, non si sana, e contemporaneamente lo spostamento a destra avviene in sacche importanti dell’elettorato del Pci che vota oggi il Msi.

B. Le ideologie quindi sono sostanzialmente rimaste in piedi?

F. Direi di sì come fondamento culturale profondo. Non assistiamo all’azzeramento della Dc o del Pci e del Psi, però è un dato che ci fa riflettere in quanto la crisi delle grandi forze politiche nasconde la vera grande crisi che è della classe dirigente e delle istituzioni. L’elettore non trova la classe dirigente ma nel cuore resta legato alle vecchie tradizioni.

B. Come ti spieghi però uno spostamento a destra così inimmaginabile se fosse accaduto all’epoca? Cosa ha scavato per trent’anni nella coscienza politica collettiva?

F. La campagna contro la democrazia. Ed è esattamente il rischio che paventava Bettino nel suo intervento al Congresso di Bari, nel suo ragionamento che si inseriva nella polemica post-referendum del ’91 sulla preferenza unica che in sostanza, citando Spadolini, riprendeva un concetto di Ugo La Malfa che diceva: ‘Sono un uomo del sistema, della democrazia, mi muovo nel quadro dei partiti. L’ansia antipartitica che sta investendo il paese non può essere accarezzata. Il compito di noi politici è di incanalarla, non di servirla o di essere asserviti ad essa’.

B. In sostanza, la posizione socialista che fu ritenuta “immobilista” o addirittura “conservatrice” all’epoca in realtà era una posizione di tenuta democratica?

F. Bettino spiegò che gli elementi di novità dovevano essere valutati perché noi ci ponemmo il problema del superamento dello status quo ma rimanendo nel quadro democratico senza cavalcare le spinte populistiche e anti-partitiche esattamente come aveva detto Ugo la Malfa. Cominciò con il referendum sulla preferenza unica l’aggressione al sistema. Questo cambia l’ottica della valutazione anche dei politologi di oggi che sbagliano analizzando la situazione odierna.

B. Essi sostengono che Mani pulite scatenò l’onda che travolse ed eliminò tutti i partiti.

F. Non è vero. Il partito politico non è stato superato come dimostra questo eloquente sondaggio di opinione. Una fetta consistente dell’elettorato continua a votare il proprio partito di riferimento. C’è stato uno spostamento profondo a destra. La campagna contro il sistema e contro i partiti ha fatto sbandare a destra in forme anche preoccupanti il nostro paese. E sono i due grandi partiti che lo hanno alimentato. Essi in effetti erano già anomali nella prima repubblica con la Dc, un grande partito di centro che divorava la destra e il Pci, un partito extra-nazionale dell’altro fronte contrapposto della divisione internazionale che lottava e limitava il Partito socialista. E mi impressiona il fatto che ancora adesso ci sia un’espressione così grande a favore del Pci, il che vuol dire che il Pd ne rappresenta il suo residuo.

B. In conclusione che ne possiamo trarre ?

F. Che, nel bene e nel male, nel profondo della cultura politica di questo paese c’è ancora il sistema dei partiti e delle ideologie tradizionali. E che la maggioranza del paese è ancora a tutela della democrazia. Le forze anti-sistema non hanno sfondato se si calcolano che i partiti costituzionali in questo sondaggio superano il 60%. Il blocco costituzionale ha retto ma c’è stato uno spostamento politico vistoso a destra e quando metti in discussione l’ordinamento democratico, come è accaduto con il referendum di Renzi, il paese reagisce e vota contro. Tutta la rappresentazione del sistema politico attuale è falsata perché il paese nel suo profondo ha ancora le sue antiche culture.

 

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