Il M5S POTREBBE ENTRARE NEL PES di Roberto Biscardini
16 ottobre 2020
Equivoci su equivoci. Che vengono dal travagliato, quanto penoso, teatrino del Partito dei Socialisti Europei, spesso strattonato da più parti, più per rispondere a logiche politiciste dei singoli paesi, piuttosto che per delineare una comune e convince politica del socialismo in Europa. Per stare all’ultimo decennio ricordiamo, la rocambolesca adesione del Pd nel 2014, con Renzi segretario, alla vigilia delle elezioni europee di quell’anno. Ma siccome la componente democristiana del Pd non poteva accettare una adesione senza contropartite il PSE accettò di mettere nel logo la parola “democrats”. Naturalmente la spocchia del Pd e la contemporanea debolezza dei partiti socialisti europei di allora, fece si che tutti accettassero il ricatto, sintetizzato nelle parole della Mogherini che, non volendo assolutamente sentirsi chiamare socialista, disse: “il Pd vuole entrare nel Pse per cambiare il Pse e cambiare l’Europa” (pensa te!). Ma lo sfarinamento ideale non ha avuto limiti. In occasione delle elezioni europee del 2019 arriva Calenda, che dall’alto della sua “travolgente” forza elettorale impone al Pd di presentarsi con un simbolo che più confuso di così non si poteva. A fianco del simbolo del Pd, compare il piccolo simbolo del PES, insieme ad una grande scritta “Siamo Europei” su fondo azzurro. Che non voleva dire nulla, se non avesse già avuto un precedente penoso quando per mettere il cappello sulle elezioni francese il Pd scese in piazza (con i suoi più autorevoli esponenti) al grido “Siamo tutti con Macron”.
E infine, l’ultimo atto di questo processo deviazionista si sintetizza ancora una volta nelle dichiarazioni di Calenda (non dimentichiamolo parlamentare europeo eletto nelle fila del Pd) che dichiara ”sono un socialdemocratico liberale, né di destra né di sinistra”, una dichiarazione da far rabbrividire. Che meriterebbe una sollevazione indignata di molti. Che non arriva perché questo è ormai il PES. Un contenitore di potere parlamentare che potrà avere presto tra le proprie fila anche il M5s. In fondo se ci sta Calenda ci può stare anche Di Maio, Grillo e compagni. E le manovre sono in corso. Cosi, usando la parola nobile del socialismo, ormai non più tanto ingombrante per nessuno, il M5s potrebbe trovare una casa europea, visto che oggi non ce l’ha. E il Pd favorendo questa via d’uscita potrebbe da un lato consolidare il suo “disegno strategico” in Italia. E dall’altro Sassoli si potrebbe giocare la carta del prossimo presidente della Convenzione europea o addirittura pensare alla scalata verso il Quirinale con i voti favorevoli dei 5stelle. Una normale vergogna italica, che qualcuno dovrebbe almeno smascherare. Per chiarire il senso politico e non solo opportunistico di un’operazione del genere. Potrebbero farlo gli altri partiti europei, (alcuni socialisti lo sono ancora) a partire dal piccolo PSI. In fondo i “merdosi socialisti”, cosi sono stati appellati per anni dal M5s, qualche sussulto di orgoglio dovrebbero averlo. Perché non si può essere rancorosi e zerbini allo stesso tempo. Anche del Pd intendo.
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