Il governo è sull’orlo del precipizio: per questo può durare di Nicola Cariglia da PENSALIBERO.it
10 marzo 2019
La resa dei conti con gli elettori fa
paura tanto ai grillini quanto alla Lega: è vero che i sondaggi le sono
favorevoli, ma non altrettanto la situazione politica che si troverebbe ad
affrontare.
“Ma lasciateli lavorare!”. Ricordate? Ci
dicevano così ad ogni minima critica. Si capiva benissimo che il “contratto”
era uno stratagemma che non poteva funzionare per il Paese. Mentre andava
benissimo per quello che in realtà era: un cinico accordo di potere fra partiti
che fino al giorno prima si erano presi a schiaffi e non erano in grado di
elaborare una comune visione circa il futuro dell’Italia. Infatti, fila via
liscia, con puntualità cronometrica, la spartizione del sottogoverno (che poi è
il vero potere):Consob, Fincantieri, Snam, Italgas, RAI, INPS e via dividendo.
Invece,
in questi giorni, sono venuti al pettine i nodi politici: lo squallido
balletto sulla TAV e i numeri sconfortanti sulla nostra situazione economica.
Situazione che non può ulteriormente essere nascosta contrapponendo cifre a
cifre. L’OCSE, ovvero l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo
economico, ci conferma quello che già sapevamo dall’ISTAT: l’Italia è in recessione,
e ci starà almeno per tutto il 2019, l’anno che Conte aveva preconizzato
“bellissimo”. Le sue stime sul Pil italiano per l’anno in corso, sono ora a
-0,2% dal +0,9% che era stato previsto. E nel 2020 la crescita sarà dello
0,5%, invece del +0,9% stimato a novembre.
Di
fronte a questo sfacelo, il presidente del consiglio, Conte, colui che si era
pomposamente autodefinito “avvocato del popolo”, appare piuttosto un
piccolo azzeccagarbugli di provincia, intento a dirimere le stucchevoli liti
fra i suoi due vice e i loro sempre più irrequieti partiti. Quella sulla TAV è
stata accantonata in un modo che riassume e sublima il procedere di questa
maggioranza: con un accordo che consente alla Lega di dire che si farà ed ai 5
Stelle che non si farà. Ed è facile prevedere che le liti non cesseranno. Non
essendoci una visione comune, il governo procede con il bilancino, ben attento
a spartire equamente tra i due azionisti i trofei da mostrare ai rispettivi
elettori: ai 5 Stelle il reddito di cittadinanza, alla Lega quota 100, così
come per i 5 Stelle è la riformetta della giustizia dal sapore manettaro e per
la Lega quella altrettanto sgangherata sulla legittima difesa.
Un tale
governo, dai risultati fallimentari e perennemente sull’orlo del baratro è più
probabile che duri, piuttosto che cada. In queste condizioni la resa dei conti
con gli elettori fa paura tanto ai grillini quanto alla Lega. Per Salvini, è
vero, i sondaggi sono favorevoli, ma non altrettanto sarebbe la situazione
politica che si troverebbe ad affrontare dopo il voto. Sul fronte opposto, di
centrosinistra, l’ascesa di Zingaretti alla segreteria del PD ha riacceso le
speranze. Ma senza partner con i quali costruire una solida alleanza, la
competizione con il centrodestra non avrebbe speranze.