IL FATTORE Q: LA SINISTRA E GLI LGBT (E ORA ANCHE Q) di Alberto Benzoni
08 giugno 2019
Personalmente
ho sempre pensato che i sessualmente diversi abbiano diritto all’indifferenza.
Leggi al fatto che la loro differenza sessuale non debba in alcun modo essere
motivo di discriminazione. E, ancora, al fatto che la loro richiesta di essere
considerati anche uguali (matrimonio, adozioni e così via) sia pienamente
legittima e sostenibile. Ma da qui a ritenere che la loro causa, le loro
richieste o le loro aspirazioni e, in generale, l’ideologia “gender” vadano non
solo sostenute senza riserve ma diventino il criterio discriminante nel
definire chi è moderno e chi è antidiluviano o chi è di sinistra e chi è di
destra, ce ne corre.
Non sto evocando fantasmi, magari perché inconsciamente sedotto dal Salvinipensiero.
Sto descrivendo quello che sta avvenendo in tutto il mondo occidentale. In
Italia, dove la disdicevole gazzarra alimentata dal congresso di Verona si è,
in definitiva, tradotta in un tacito referendum tra i sostenitori della
famiglia naturale e gli altri. In Francia, dove lo sciagurato Hollande non ha
mantenuto nessuno dei suoi impegni elettorali, salvo quello del matrimonio per
i gay; suscitando l’inevitabile sensazione di voler privilegiare un problema a
danno di tutti gli altri. E, ora, negli Stati Uniti: paese che ha il singolare,
ma non casuale, privilegio di essere il regno del “politicamente corretto” (in
nome del quale si bandiscono dalle università Shakespeare e Dante) e, nel
contempo, di avere un presidente e un’amministrazione tra le più politicamente
scorrette e reazionarie della storia.
Così, recentemente, è stato chiesto a Biden, in testa nei sondaggi democratici
come candidato alla presidenza (ma duramente osteggiato dalla sinistra del
partito) di annunciare quale sarebbe stato il suo primo, e, perciò stesso in
qualche modo fondativo, provvedimento una volta eletto (vedi il NYTimes del
7/11). E “lo sciagurato rispose”, senza pensarci un attimo: “la applicazione
della legge sui diritti civili del 1964 agli LGBT” (e ora anche Q, leggi le
persone che sono insoddisfatte del loro sesso ma non fino al punto di
sceglierne altri). Poteva dire, che so, “rientrare nell’accordo sul clima”,
oppure “rientrare nell’accordo sul nucleare iraniano”, oppure “ristabilire i
diritti sindacali nel settore pubblico”. Ma nossignore; e in nome di una
proposta che susciterà una forte opposizione senza mutare il corso delle cose e
dando anzi una fortissima mano alla campagna di Trump (non lo diciamo noi; lo
sottolinea con forza la nostra fonte, di sicura fede democratica).
Si dirà che Joe Biden è la quintessenza della mediocrità. Ma sono proprio i
mediocri a rappresentare fedelmente l’ambiente culturale e politico da cui sono
circondati.
Ed è proprio per questo che il loro messaggio ci preoccupa. Perché vuole essere
un messaggio di sinistra mentre è concretamente di segno opposto. E non solo
per le reazioni, di segno opposto, che alimenta e amplifica. Ma per le sue
motivazioni profonde. E per il messaggio che trasmette. E per due ragioni.
Per prima cosa, l’ossessiva attenzione ai diritti civili a scapito di quelli
economici e sociali vuole dirci, nella sostanza, che i primi sono “presenti
sullo schermo” e gli altri no: perché si considerano già raggiunti o perché non
si capisce o non si vuole capire come possono essere raggiunti. Nella
tradizionale cultura socialista - a mio avviso sempre valida - la emancipazione
della donna e, in generale, di tutti i discriminati cammina insieme
all’emancipazione generale degli sfruttati e degli oppressi. Non siamo di fronte
a canali diversi destinati a congiungersi in un orizzonte molto lontano. Ma a
tanti corsi d’acqua che alimentano il medesimo fiume. Tenerli volutamente
separati è condannarli in partenza a inaridirsi.
In secondo luogo, lasciatemi enunciare una verità sgradevole, non c’è, né in
natura né nella società, il diritto inalienabile di ogni individuo di poter
fare fino in fondo tutto ciò che vuole che con i mezzi a propria disposizione
può fare: che si tratti di farsi congelare nella speranza di vivere in eterno o
di produrre mezzi di distruzione di massa; di spostare trilioni di dollari di
qua o di là o di avere figli a comando. E non perché questo diritto può essere
negato dalla legge o dalla religione; ma perché è dato a pochi e negato in
partenza a quasi tutti gli altri ed è perciò incompatibile, alla lunga con
qualsiasi convivenza civile degna di questo nome. E non può essere in testa a
qualsivoglia agenda di una sinistra degna di questo, a meno di considerare il
politicamente corretto come sua guida.