IDENTITA' E IDENTITARISMO

24 settembre 2018

IDENTITA' E IDENTITARISMO

Leggiamo sui giornali che Tomaso Montanari già aspirante leader del fronte del no contro il referendum renziano, è ora pronto ad accodarsi allo stesso Renzi nella crociata antisovranista, ora anche antiidentitaria. Perchè, a suo dire, l'identitarismo è l'anticamera di un processo avrebbe, come suo sbocco finale i lager, che dico le camere a gas.
Inutile cercare di rispondergli che identitarismo, sovranismo o, già che ci siamo, keynesismo sono indirizzi/strumenti che possono essere usati per le finalità più diverse (keynesiani, magari senza saperlo, erano sia Roosevelt che Hitler, sovranisti e identitari sono tutti i paesi d'Europa, non solo i cattivi ungheresi). Perchè sarebbe fatica sprecata; con l'aggravante di esporre l'obbiettore all'accusa di essere, lui stesso,magari a sua insaputa, protonazista.
Molto meglio allora spiegare in giro che questa crociata- proclamata a uso e consumo del "popolo bue"- non ci sarà. E per il semplice motivo di non avere alcuna ragion d'essere.
Manca la materia del contendere: perchè l'Europa contesta, e a giusta ragione, Salvini per le sue parole; ma non per le sue proposte in materia di immigrazione. Proposte che, come ci spiega (Messaggero del 20 settembre) il commissario competente Avramopoulos, saranno pienamente recepite nella nuova regolamentazione comunitaria. a partire da un'azione di respingimento affidata a Frontex. E perchè il flusso migratorio si sta, da solo, inaridendo. Gli aspiranti migranti sanno leggere e scrivere: e non hanno alcuna voglia di intraprendere un viaggio che, nel migliore dei casi, li porterà su di una nave in giro per il Mediterraneo, oggetto dell'ira xenofoba degli avvelenatori di pozzi e della pietà a buon mercato delle anime belle.
Manca poi il Nemico; o, più esattamente, i veri o supposti nemici lo sono per ragioni completamente diverse. L'Italia si lamenta per le conseguenze dell'ordoliberismo; i paesi dell'Est ne sono i principali beneficiari come fruitori del dumping fiscale ed economico. L'Italia contesta l'Europa di Maastricht; i paesi dell'Est rifiutano, in nome dell'ordine tradizionale e morale, l'effetto dissolvitore dell'Europa liberale. L'Italia è, come la Germania, antirussofoba; per i paesi dell'Est, la Russia è (con le dovute eccezioni) il nemico secolare. E, infine, e soprattutto, l'Europa dell'Est è la somma di una serie di identitarismi esasperati, alimentati dalla memoria, opportunamente coltivata, di una serie infinita di minacce alla propria identità. Mentre l'Italia non è affatto identitarista; non foss'altro perchè priva di qualsiasi identità condivisa.
Era il problema che si poneva Massimo dAzeglio: "abbiamo fatto l'Italia ora occorre fare gli italiani". E a cui le nostre classi dirigenti hanno dato, in estrema sintesi, due diverse, anzi opposte risposte. La prima, a partire dall'elmo di Scipio del nostro inno nazionale, fu quella di formare di "italianizzare"il popolo trascinandolo a forza a pagare il prezzo di missioni impossibili e di ideali fasulli: sono le radiose giornate, la prima guerra mondiale e poi il fascismo, il libro e moschetto, il Mare nostrum, il razzismo e la guerra; e, a coronare il tutto, il dissolvimento vergognoso delle nostre classi dirigenti nel settembre '43.
La seconda, avviata dall'Italietta di Giolitti (non a caso oggetto del disprezzo universale degli intellettuali di destra e di sinistra) e ripresa con assai maggior vigore dall'Italia antifascista e repubblicana fu quella dell'inclusione di quello stesso popolo all'interno del sistema con eguali diritti e, quindi, uguali doveri. Il tutto attraverso un processo durato lungo decenni e caratterizzato dal protagonismo della cultura di sinistra. Era l'identità del cugino di Renzo ("patria è là dove si sta bene"). Ma era l'unica disponibile e praticabile.
Oggi, questa identità è stata bruscamente cancellata e con la vergognosa complicità di coloro (prima comunisti dopo "mai stati") che avevano, più di ogni altro, contribuito a costruirla,
Fossi in voi, me ne preoccuperei un tantino. Perchè un paese, di per sè totalmente privo di naturali identità collettive, ha comunque bisogno di procurarsene una, possibilmente condivisa. Se non vuole continuare a dissolversi, giorno dopo giorno.

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