ICHINO: LA LETTERA DEL GOVERNO ALLA UE È TROPPO GENERICA Intervista a cura di Rosaria Talarico pubblicata sulla Stampa il 27 ottobre 2011
24 novembre 2011
MA SULLA QUESTIONE DELLA MOBILITÀ DEL LAVORO FARE MURO SENZA CONOSCERE IL CONTENUTO DELLA RIFORMA EQUIVALE A DIRE CHE SU QUESTA MATERIA TUTTO FUNZIONA ALLA PERFEZIONE E NON OCCORRE ALCUN INTERVENTO LEGISLATIVO
Senatore Pietro Ichino nella lettera di Berlusconi inviata al presidente della Commissione europea José Manuel Barroso si parla anche di “licenziamenti per motivi economici nei contratti di lavoro a tempo indeterminato”. Cosa ne pensa?
Di una disciplina dei licenziamenti per motivi economici abbiamo bisogno e corrisponde a quello che la Banca centrale europea ci ha chiesto con la lettera del 5 agosto. Se il governo intende far riferimento a questo, sarebbe una scelta necessaria e doverosa e corrispondente a quelle richieste nei nostri confronti.
E se intendesse altro?
Il punto è proprio qui: su questa materia si possono avere riforme di segno molto diverso. Non è possibile dare un giudizio senza sapere che cosa il governo abbia in mente. Non si può esprimere un parere positivo finché non si sa come l’esecutivo vuole intervenire.
Però il solo riferimento al licenziamento per motivi economici ha messo i sindacati sul piede di guerra…
Mi sembra altrettanto sbagliato fare un muro prima ancora di sapere cosa voglia fare il governo, come se su questa materia a priori non si dovesse legiferare. Se questa è la dichiarazione, i sindacati hanno sbagliato. Non si può dare un giudizio al buio. E quella formulazione non specifica quali siano i contenuti della riforma. Ed è proprio quello che vorrei sapere.
Nella lettera si legge che “entro maggio 2012 l’esecutivo approverà una riforma della legislazione del lavoro funzionale alla maggiore propensione ad assumere e alle esigenze di efficienza dell’impresa”. Lei ormai due anni fa ha presentato un disegno di legge per un nuovo codice del lavoro semplificato, che contiene anche una riforma sui licenziamenti.
Se è per questo il Senato nel novembre 2010 ha approvato quasi all’unanimità una mozione che impegna il governo a perseguire un aumento della competitività del sistema-paese e in cui si richiama esplicitamente quel mio progetto di legge.
Nel suo disegno di legge si parla anche di licenziamenti per motivi economici e organizzativi.
Se il governo intende riferirsi a ciò a cui è stato impegnato da quella mozione del Senato e con una riforma modellata sul disegno di legge 1873, la riforma è positiva. E non potrei dire nulla di diverso poiché il primo firmatario di quella proposta sono io. Se il governo vuole fare qualcosa di diverso bisogna vedere, perché è possibile riformare in mille modi.
Insomma la formulazione contenuta nella lettera è troppo stringata.
Quello che dice la lettera può voler dire mille cose, che possono essere molto buone o molto cattive. Non è possibile una valutazione seria e non sarà possibile nemmeno da parte dell’Unione europea. Questa lettera non ha sufficiente precisione e univocità perché si possa dare un giudizio.