I SOCIALISTI VERSO LE COMUNALI DEL 2021 di Roberto Biscardini
28 ottobre 2020
L’aumento dei contagi, la
preoccupazione per gli effetti sulla salute dei cittadini e le inevitabili
ricadute economiche e sociali sulle famiglie non faranno che peggiorare lo
stato di crisi.
Una situazione nella quale
emerge la debolezza desolante delle forze politiche e delle istituzioni tutte
egualmente responsabili, capaci solo di fare lo scaricabarile sugli altri.
Responsabili per non aver
saputo prevedere per tempo l’attendibile riacutizzarsi della pandemia, incapaci
di assumersi con serietà il carico di una efficace azione di governo. Tra i
partiti di maggioranza prevalgono e si accentuano gli scontri interni. Per non
parlare della stupidità con la quale reagiscono le forze di opposizione.
Un quadro ancora più
desolante per la cosiddetta sinistra incapace di caratterizzare una propria
politica e la propria identità. Una sinistra che ha perso il senso delle cose.
Capace a volte di vantarsi persino di non essere “né di destra né di sinistra”,
in un momento in cui la destra c’è, si fa sentire, ed ha il coraggio di dire di
essere di destra.
Se da anni ci battiamo per
riaffermare la necessità di una nuova proposta socialista, come espressione di
un bisogno della la collettività, oggi il bisogno di socialismo si fa sempre
più forte, come condizione essenziale per praticare nuove politiche di
sinistra. Socialiste appunto.
La questione non è
ideologica, ma pratica. Ed è concreta soprattutto a livello locale, perché è lì che lo scontro tra
la necessità di dare risposte ai bisogni delle persone (a partire da quelli
essenziali del welfare pubblico) e gli interessi della rendita e del capitale è
sempre più marcato. A livello locale gli squilibri sociali, le ingiustizie
economiche e le diseguaglianze sono tangibili. Così come sta diventando
esplosiva la distanza fra chi ha il posto fisso e chi, non avendo un reddito
sicuro, rischia di uscire dal mercato del lavoro senza tutele e senza
protezioni.
Ecco perché il banco di prova
per la riaffermazione di una politica socialista in Italia non saranno le elezioni
politiche del 2023 (troppo lontane rispetto allo scontro sociale in atto), ma la
capacità di definire subito politiche alternative da sottoporre al giudizio dei
cittadini in occasione delle elezioni amministrative del 2021. Unica vera
novità nel panorama stantio dell’attuale politica. Unica vera possibilità per
consentire alla cultura socialista di essere ancora protagonista.
Si tratta di presentare liste
socialiste larghe e unitarie nei comuni con popolazione superiore ai 15.000
abitanti, là dove si può, ma soprattutto nei comuni capoluoghi di provincia e
nei capoluoghi delle Città metropolitane.
Liste socialiste, espressione
di una rinnovata volontà di esserci per esprimere dall’interno delle
istituzioni locali azioni e programmi per il cambiamento. Partendo proprio dai comuni,
che per noi sono sempre stati centrali nel sistema dei poteri democratici. Veri
termometri della qualità della democrazia, perché è a quel livello che ci si
misura meglio con il bisogno di partecipazione reale della popolazione.
Perché è da lì che una
politica socialista può diventare sintesi fra identità e azione amministrativa.
Si tratta di organizzare,
passo dopo passo, il ritorno nelle istituzioni camminando sulle nostre gambe.
Lasciandoci alle spalle gli anni nei quali si è pensato di poter sopravvivere
dipendendo dalle liste e dai partiti altrui.
Oggi, finalmente, possiamo
tutti insieme unire le forze, uomini e donne, giovani e meno giovani, per
cambiare il corso tragico e fallimentare dell’ultimo ventennio, presentando liste
socialiste alle elezioni comunali di Milano, Roma, Napoli, Torino e
Bologna, così come a Cosenza, Novara, Rimini, Salerno, Savona, Trieste,
Caserta, Grosseto, Latina, Varese, Pordenone, Olbia, e magari in tanti altri
comuni ancora. E affrontiamo con un nostro simbolo, con il garofano, le
elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale della Calabria.
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