I SOCIALISTI POSSONO ESSERE DETERMINANTI NELLA COSTRUZIONE DELLA LISTA UNICA di Roberto Biscardini
04 agosto 2017
Noi Socialisti non siamo in condizione di decidere le scelte degli altri, ma possiamo fare moltissimo: possiamo essere determinanti per costruire un progetto nuovo per la sinistra italiana, che deve avere come unico sbocco ragionevole una lista unica alle prossime elezioni politiche. Una lista espressione di un bisogno plurale della sinistra di ritornare ad esserci, in primo luogo proprio per ridare fiducia ad un popolo di sinistra che ha perso fiducia per le politiche che la sinistra ha perseguito in questi ultimi anni. La Seconda repubblica è finita e quella pagina va chiusa.
Tutto il resto è ridicolo e inutile.
Lista unica tra tutti coloro che ci stanno, che avranno e manterranno le loro diversità come sempre è successo (persino dentro agli stessi partiti), che non esclude nessuno, che non mette veti e che guarda avanti. Guarda al futuro di tutti: del movimento, del paese, dei cittadini e non al passato dei singoli. (chi non ha peccati scagli la prima pietra).
Una lista che esclude solo coloro che pensano di essere meglio degli altri, che sono divisivi e che hanno un progetto escludente a priori, che agiscono in nome di una superiorità e di un'arroganza non suffragata da alcun consenso reale.
Una lista unica tra tutti coloro che per esempio concordano sul ruolo determinante e autonomo della politica, rispetto a poteri ad essa estranei, economici e finanziari, che sono pronti a difendere le istituzioni democratiche (cosa che in questi anni non è assolutamente avvenuto), Che concordano sull’importanza del ruolo fondamentale dello Stato in economia, per ridurre le diseguaglianze crescenti, per garantire diritti e libertà. Uno Stato autorevole a livello centrale e locale. Non solo in grado (che non è già poco) di garantire un welfare per tutti, avendo attenzione a chi ha meno, ma anche di promuovere le ricchezze necessarie a garantirlo.
Una sinistra della verità che si pone il problema di governare,
con senso di equità e giustizia, fuori da qualunque retorica e demagogia,
concretamente, le grandi questioni del paese: la questione democratica (di cui
si sente sempre più bisogno), la questione sociale ed in particolare del lavoro
(contro ogni forma di sfruttamento, per debellare quella che ormai è una disumana
battaglia tra poveri, costruita perfettamente per indebolire e dividere chi ha
più bisogno di essere tutelato). Infine la questione europea e internazionale
(perché siano proposte e praticate politiche comuni, a partire dalla questione
dell’immigrazione, che va affrontata con realismo, non confondendo solidarietà
e diritto alla libertà di movimento, con la compatibilità ad accettare tutti
senza limiti), infine il Mezzogiorno e lo squilibrio crescente con il nord.
Con ciò assumendosi l’impegno di rispondere alla domanda di
cambiamento che si è manifestata in modo dirompente con il referendum del 4
dicembre.
Una politica per una sinistra di tipo socialista. che sa
parlare al popolo, che sa ricostruire con lui un rapporto di fiducia oggi
interrotto, che con il popolo e con i cittadini si identifica. Che è dei loro.
Una politica che deve essere tutto fuorché sommatoria di
ceto politico. Di questo non ce n’è proprio bisogno.
Parafrasando Paolo Franchi, il socialismo è fragile ma potrebbe riprendersi in fretta.
Se il progetto c'è e se viene sostenuto con coraggio.