I SOCIALISTI NON POSSONO CHE ESSERE DA UNA PARTE SOLA: DALLA PARTE DEI LAVORATORI CONTRO LA LEGGE DI STABILITA' di Roberto Bsicardi da IlSUDEST.it del 31/10/2014

04 febbraio 2015

 I SOCIALISTI NON POSSONO CHE ESSERE DA UNA PARTE SOLA: DALLA PARTE DEI LAVORATORI CONTRO LA LEGGE DI STABILITA'  di Roberto Bsicardi da IlSUDEST.it del 31/10/2014

Qual è il significato politico della presenza di alcuni socialisti alla manifestazione del 25 ottobre in dissenso alle indicazioni del partito?

In un momento di grave crisi economica e sociale del paese, con la crisi evidente di ogni struttura politica organizzata, condividere con i lavoratori una politica economica diversa da quella espressa dal governo, diversa legge di stabilità e un diverso Jobs Act era assolutamente importante. E’ scattato così nei socialisti un sentimento spontaneo, quello di essere vicino ai lavoratori comunque sia, anziché vicini a Renzi e al suo governo. A Roma ci siamo trovati in molti e con le nostre bandiere e credo che abbiamo anche rappresentato i tanti socialisti che avrebbero voluto essere lì con noi, ma che per mille ragioni, non ultima quella economica, non sono riusciti ad arrivare a quella manifestazione. Ciò di cui dobbiamo meravigliarci non è la nostra posizione in dissenso a quella del partito, ma la posizione postuma o annunciata solo poche ore prima da parte del Segretario nazionale del PSI che dichiarava, con atteggiamento dispregiativo, che i socialisti non sarebbero andati in piazza alla manifestazione della CGIL.

Si è aperta così una profonda frattura tra voi e Nencini, così come si è aperta nel PD

La frattura l’ha voluta a tutti i costi marcare Riccardo Nencini, andando alla Leopolda. Forse non capisce che andare alla Leopolda in quanto vice-ministro del governo Renzi compromette il fatto che sia anche Segretario di un partito, che non gli aveva dato mandato di partecipare a quella riunione e che non aveva nemmeno avuto il modo di poterne discutere. È questo un atteggiamento che sta compromettendo la solidarietà interna e sta producendo un pericoloso sfilacciamento.

Con questo siete stati accusati di essere massimalisti, di aver abbandonato la strada del socialismo riformista.

Un tipico atteggiamento stalinista che condanna il presente invocando coerenze con un fantomatico passato, nel vuoto della politica attuale è un’assoluta stupidità. Il paese vive una fase nuova e la sinistra, che non c’è più, dev’essere ricostruita. Se rinasce, rinasce solo sui fondamenti storici del socialismo italiano, che significa diritto di critica del capitalismo e volontà di capire quello che sta accadendo, perché le risposte siano nuove. Chi l’ha detto che solo i comportamenti della nostra storia siano l’unico elemento di giudizio per stare nell’attualità. Ma poi quale storia? Se proprio vogliamo parlare di storia, non è un caso che i compagni più sinceri, persino su Facebook, non stanno riscoprendo Nencini, ma Turati e Nenni che sapevano stare dalla parte dei lavoratori anche quando questi sbagliavano. Nencini da che parte sta? Dalla parte del governo. Solo dalla parte del governo, oggi di Renzi, ieri di Letta e domani si vedrà. Con questa logica il PSI muore e il Segretario perde qualunque credibilità e legittimità. Non è stato eletto per stare al governo o difendere supinamente Renzi, ma per tenere vivo un ruolo possibile dei socialisti nella sinistra italiana. Ormai sembra che il PSI a questo compito abbia abdicato. Sta consegnando le sue deboli forze al PD e fra un po’, attraverso Mondoperaio e L’Avanti, anche la sua memoria. Dire che Renzi è come Craxi è una bestemmia, ma in casa nostra questa frase è sempre più frequente. Un atteggiamento incomprensibile e opportunistico per giustificare di stare al governo per una politica che di sinistra non è. Se ci fosse Riccardo Lombardi ci inciterebbe a fare una battaglia per la piena occupazione, con chi ci sta, vicini a chi la fa.

Perché questo rapporto tra Renzi e Craxi viene sempre più invocato dal gruppo dirigente del PSI?

E’ una vecchia storia. Siccome Renzi sembra volere rottamare i nemici storici del socialismo degli anni ’80, allora diventa un nostro amico, senza rendersi conto che contemporaneamente Renzi rottama non solo la storia, ma il presente del PSI. Quando Renzi dice che l’articolo 18 non è stato votato dalla sinistra, perché non fu votato dal PD, non colloca solo i socialisti fuori dalla sinistra, ma li cancella definitivamente. Nencini fa finta di non accorgersene, se fosse coerente con il ruolo che ricopre, avrebbe dovuto far sentire la sua voce. Ma ormai, così come Renzi punta ad avere un partito di obbedienti, così, fate le debite proporzioni, Nencini si accontenta di una piccolissima organizzazione di fedeli. La crescita del partito non sembra interessargli. Il dissenso si allontana o viene allontanato.

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