I SOCIALISTI DEL NO NON SI SCIOLGONO Roma, 17 dicembre 2016
22 dicembre 2016
Centinaia, migliaia di socialisti, con o senza tessera di partito e da ogni parte d’Italia hanno risposto all’appello del Comitato Socialista per il No, impegnandosi in una comune battaglia per la democrazia.Questa esperienza e le attese che ha suscitato non possono andare perdute e ci incoraggia ad essere coerenti con la scelta che abbiamo fatto di promuovere i Comitati socialisti per il No in tutta Italia.
Il risultato “di popolo” del 4 dicembre rompe molti schemi
del passato (destra e sinistra, centrodestra e centrosinistra, partiti buoni e
partiti cattivi, populismo buono e populismo cattivo) e obbliga anche noi a guardare
molto fuori dai partiti, compreso il Psi. Per dirla alla Rino Formica, se è
vero che alla frantumazione dei partiti, dei corpi intermedi e della società,
Renzi pensava di rispondere proponendo un modello non democratico ma
autocratico, il popolo ha risposto con una valanga di No al progetto di riforma
costituzionale e contemporaneamente a quel disegno. Ciò non significa però che la
maggioranza degli italiani accetti la frantumazione e una politica debole,
anzi, quel voto esprime il bisogno di una politica più forte, autorevole, capace
soprattutto di abbandonare gli stereotipi della Seconda Repubblica (la personalizzazione
intorno ad un “capo” e a “padroni” di partiti, il tentativo di comprimere il
sistema pluralistico usando leggi elettorali di tipo maggioritario) insieme ad
una fortissima domanda di partecipazione dal basso (solo così si spiega la
straordinaria affluenza alle urne a difesa del diritto di voto e
contemporaneamente la richiesta popolare per il ritorno al proporzionale)
Negli ultimi sei
mesi abbiamo enunciati due obiettivi
- Riorganizzare un’Area
socialista larga che andasse oltre il Psi fino al punto da poterne prescindere
(al di là dell’impegno degli iscritti di confermare il loro tesseramento
affinché il Psi possa cambiare quella linea politica che lo ha portato a
sostenere il Sì e le peggiori leggi del governo Renzi). Quindi riorganizzare
un’area socialista larga per allargare l’area di influenza socialista nel
Paese, attraverso il riscatto di una comunità che intende recuperare i propri
antichi valori.
- Costruire le
condizioni (realistiche, anche sul
piano organizzativo) per presentare una lista di unità socialista alle prossime
elezioni politiche o per parteciparvi con una nostra chiara identità e
visibilità in alleanza con altre forze. Un’alleanza da verificare presto
nell’ambito delle forze cosiddette riformiste all’interno dello schieramento
del No.
Adesso rendiamo
chiaro il significato di un percorso.
- In questi mesi non
abbiamo messo in piedi una corrente del Psi, ma abbiamo fatto molto di più. Chi
sta nel Psi (come alcuni di noi) cercherà di starci al meglio, e si batterà per
cambiare la linea politica e un modello di gestione non più democratico. Chi è
stato nel Psi in questi mesi sottolineanando una posizione alternativa a quella
della segreteria del Psi farà di tutto perché prevalga una posizione politica
diversa, non autoreferenziale, non padronale e non subalterna al Pd e alle
logiche del sottogoverno. Chi è fuori dal Psi lavora con gli altri per un
progetto unitario dei socialisti.
- La campagna
elettorale è già alle porte, anche
se si dovesse votare nel 2018. Di conseguenza occorre in breve tempo valutare le forze da mettere
in campo per la costruzione di una lista socialista autonoma (creare squadra,
individuare già un gruppo di candidati rappresentativi dei territori validi sia
nel caso di un sistema con preferenze, sia nel caso di collegi uninominali).
- Il lavoro fatto con i Comitati per il No ci
ha consentito di costruire rapporti larghi, sia recuperando rapporti con chi il Psi l’aveva lasciato, o chi
non c’era mai entrato dopo il 1994, o chi non ne voleva più sapere, ma anche
con il resto di altre componenti riformiste della sinistra, e abbiamo arruolato
nuove energie in una sinergia interessante tra iniziative centrali e
partecipazione diffusa su tutto il territorio nazionale. Questo lavoro
fondamentale, soprattutto per quanto riguarda le relazioni con gli altri
soggetti che hanno partecipato alla campagna del No, deve essere comunque ancora
implementato sia a livello centrale sia a livello locale.
- Dobbiamo darci subito una struttura organizzativa
nazionale (espressione di realtà regionali o di singoli, disponibili a fare
un lavoro organizzativo continuativo) e a livello locale per sostenere e
valorizzare l’impegno di tutti coloro che sono impegnati nel concreto sulle
questioni territoriali già in rapporto proficuo con movimenti e realtà
politiche e sociali.
Gli impegni
immediati per il prossimo futuro.
Sul piano propositivo Area Socialista - i Socialisti del No,
già espressione del Socialismo largo, individuano questi elementi d’immediata
iniziativa politica:
1 - Partecipare
all’attività dei comitati del Coordinamento della Democrazia Costituzionale per
costruire insieme le iniziative necessarie per la difesa e lo sviluppo della
democrazia italiana, non abbassando la guardia, considerando che le forze
politiche e economiche che hanno sostenuto il Sì non rinunceranno a rimettere
in campo ogni tentativo di rivincita, e riproponendo, anche in quella sede, il
tema a noi caro dell’elezione diretta di un’Assemblea Costituente per
affrontare i nodi cruciali del nostro tempo: la cessione di sovranità nazionale
in un federalismo europeo di popoli senza distruggere la nostra storia e la
nostra cultura; la difesa dei principi fondamentali della nostra Costituzione
senza confliggere con i doveri di solidarietà sovranazionale; riequilibrare gli
strumenti di democrazia diretta con quelli di rappresentanza.
2 – Sostenere da
subito ogni iniziativa perché la battaglia contro l’Italicum abbia uno sbocco
con una legge elettorale di tipo proporzionale, contro ogni tentativo di
ripristino di sistemi maggioritari come il Mattarellum che ha come obbiettivo
quello di piegare la natura pluripartitica del nostro sistema ad una logica di
bipartitismo che già non ha dato risultati positivi negli anni della Seconda Repubblica.
Una soluzione che proposta oggi potrebbe tornare ad essere la “leva armata” di
un sistema basato sull’egemonia del Pd per alleare e contemporaneamente
comprimere le altre forze di sinistra.
3- Fare del lavoro il
tema principale delle nostre battaglie e sostenere anche organizzativamente i referendum promossi dalla
Cgil, frutto della raccolta delle firme di milioni di italiani, in nome di una
politica diversa da quella praticata dagli ultimi governi che comprenda la
lotta alla disoccupazione, la lotta allo sfruttamento del lavoro subordinato e
nuove regole a tutela del lavoro autonomo (partite iva e piccole imprese).
4 – Sostenere le
battaglie per un’Europa diversa che abbia la forza di attivare politiche
comuni collegate alla questione del rapporto tra cessione di sovranità nazionale
e sovranità popolare alla quale gli italiani non vogliono rinunciare. Come
indicato nel nostro documento per il No chiedere che il Parlamento, anche con
legge ordinaria, preveda referendum consultivi di indirizzo per il governo su
tutte le disposizioni comunitarie e i trattati che incidono sui principi
fondamentali della prima parte della Costituzione.
5 – Favorire ogni
iniziativa per una riforma dello Stato centrale
e degli enti locali per rimuovere le loro inefficienze sul piano economico,
sociale e burocratico, a garanzia dei diritti di eguaglianza e libertà dei
cittadini, anche come piattaforma programmatica per il nostro impegno nelle
prossime elezioni amministrative.