I FIUMI E LE SORGENTI - di François Xavier da La Gazzetta Politica del 25 febbraio 2006
06 marzo 2006
La Rosa nel Pugno è diventata, più rapidamente di quanto si potesse immaginare, una realtà viva nella politica italiana. Chi pensava di poter confinare l’iniziativa dei socialisti e dei radicali in una nicchia laicista, è rimasto deluso. La Rosa nel Pugno non esiste soltanto come controparte del Cardinal Ruini e delle iniziative della gerarchia ecclesiastica italiana.
È una forza politica che cresce giorno dopo giorno nella sua identità, spessore progettuale, concretezza programmatica, rappresentatività di interessi, e, diciamolo pure, anche come forza di consensi.
Avvertiamo tutti i segnali di una corrente di opinione che si volge favorevolmente a La Rosa nel Pugno; non soltanto come conseguenza di emozioni ed epidermiche simpatie, ma come presa di coscienza della necessità nella sinistra e nella democrazia di una forza politica capace di esprimere quella freschezza di obiettivi, quell’indipendenza di giudizi e quell’attenzione ai bisogni reali della persona, che sembravano essersi annullati nel conformismo e nell’opacità di una politica rassegnata ad un ruolo subalterno e marginale.
Perché è questo il fatto nuovo che La Rosa nel Pugno rappresenta: la presa di coscienza del primato della politica cioè degli interessi sociali, sulla particolarità ed egoismo degli interessi particolari, che troppe volte vengono espressi dalla cosiddetta società civile. Una politica che non è professionismo autoreferenziato, ma consapevole volontà di essere protagonisti del destino collettivo di un popolo; attori, non comparse, nella storia che viviamo.
Quello che colpisce, nel processo di formazione de La Rosa nel Pugno, è la molteplicità e diversità delle culture che vi concorrono e delle esperienze che in essa stanno confluendo: non parliamo soltanto delle correnti politiche che hanno lasciato il loro segno nella storia recente del nostro Paese, ma di quelle identità che si esprimono nell’impegno diretto, civile e culturale, tecnico ed organizzativo, fortemente segnato dalla passione sociale e dalla solidarietà umana.
Luca Coscioni è il simbolo più autentico di questa figura di impegno politico e civile che La Rosa nel Pugno sente fra le radici forti della sua fondazione.
Accanto alla tensione intellettuale di Biagio di Giovanni, o all’esperienza riformista di Lanfranco Turci, o alla presenza operaia di Salvatore Buglio, ultime testimonianze di una crescente consapevolezza della novità La Rosa Nel Pugno, ci sono i giovani che hanno dato vita al volontariato civile dell’associazione Coscioni; i tecnici ed i professionisti che danno materia alla lotta per la libertà di ricerca; gli intellettuali, gli studenti, i docenti, che hanno capito che la battaglia per la scuola pubblica è innanzitutto una battaglia di giustizia sociale e di eguaglianza, non una ripicca anticonfessionale.
Potremmo proseguire nel descrivere questo partito-movimento, che nelle sue forme organizzative rappresenta un fatto profondamente nuovo, anche perché non teorizzato a tavolino; non studiato negli uffici pubblicitari; non organizzato sulla bilancia dei poteri e degli interessi di parte. Si sviluppa spontaneamente cercando e trovando volta per volta i percorsi più adatti, le soluzioni più opportune; come un torrente che gradualmente, ma irresistibilmente, tende a diventare un fiume, che dalle sue molte sorgenti, ricava forza, trasparenza, freschezza e vitalità.