I DUE COMPITI DELLA SINISTRA, di Gim Cassano, da Spazio Lib-Lab, 14 dicembre 2010

23 dicembre 2010

I DUE COMPITI DELLA SINISTRA, di Gim Cassano, da Spazio Lib-Lab, 14 dicembre 2010

Qualsiasi possa essere lo sbocco della querelle tra Berlusconi e Fini, una cosa è assodata. A due anni da un’amplissima vittoria elettorale, la crisi di questa maggioranza si è sviluppata senza che l’opposizione di centro-sinistra sia mai stata in alcuna fase di questo processo in grado di influirvi. In altre parole, il cast degli attori della crisi esclude del tutto le forze (ed i leaderini) del centro-sinistra e della sinistra: tutti i giochi sono stati fatti, e si faranno, in un arco politico che va dall’estrema destra e dalla Lega sino ai centristi di Casini, con Rutelli pronto, se necessario, ad apparire sulla scena.
Da sinistra si sono udite le litanie di un PD che teme le elezioni anticipate (con qualsiasi legge elettorale) più della peste, ma forse un po’ meno delle primarie, e che quindi ha strizzato l’occhio a centristi e finiani per un improbabile governo transitorio, che peraltro, a meno di un terremoto nel PdL, non si capisce da quale maggioranza possa esser sostenuto. Per il resto, IdV non ha fatto altro che chiedere “elezioni subito”, e SEL “primarie subito”, come se lo scopo di queste ultime non dovesse essere quello di scegliere chi potrebbe essere in grado di battere la destra ed i centristi, ma semplicemente quello di buttare all’aria il PD, nella prospettiva di veder nascere dalle macerie dei democratici l’araba fenice di una nuova sinistra.
Tutte strategie perdenti, queste, in quanto incomplete e di parte, accomunate dal lasciare il tempo che trovano e dal dare la misura di un’impotenza che non è solo di forze, ma anche e soprattutto, di idee e di prospettiva. Non c’è da stupirsi, allora, se il dibattito (quello vero) sulle prospettive del Paese risulti ristretto ad una partita a tre: Berlusconi, Fini, Casini, con Bossi a far la guardia agli interessi del Nord. Tutto il resto non conta, è ininfluente.
In effetti, le difficoltà della sinistra si misurano sul fatto che essa ha davanti a sé due compiti, che solo in parte vengono a coincidere. Uno, immediato, che è quello di portar fuori l’Italia dalla fogna in cui si è andata a cacciare, iniziando dal salvare quel poco di funzionamento democratico e di Stato di Diritto che tuttora sussiste, ed è evidente che ciò richiede una politica di alleanze la più vasta possibile. Ed il secondo è quello di costruire una prospettiva di medio termine di uscita dall’emergenza politica, sociale ed economica che si fondi sul funzionamento efficace di una società e di un’economia aperte, evolute, partecipate, fondate sui principii della libertà, della democrazia, dell’equità. Cioè, detto in altre parole, cominciare a mostrare agli italiani la possibilità di una Sinistra nuova, aperta, in grado di interpretare e governare i fenomeni del XXI° secolo senza farsene trascinare, e senza rifiutarne l’esistenza.
E siamo così sicuri che le forze che potrebbero trovare una comune prospettiva per il primo compito (il CLN) siano poi disponibili anche per il secondo (la ricostruzione)?
Su questo è più che lecito avere dei dubbi. Ed allora, prima di immaginare improbabili strategie e disegni che fanno sistematicamente i conti senza l’oste, sarebbe utile che tutte le forze del centrosinistra iniziassero a stabilire che idea di società abbiano in mente, con riferimento alle poche, semplici e dirimenti questioni sulle quali gli italiani chiedono risposte credibili: lavoro, equità, diritti, democrazia, partecipazione. Solo da queste, e da prospettive ed alleanze conseguenti può arrivare una strategia dell’opposizione che possa arrivare a restituirle capacità di incidere e competere.

Vai all'Archivio