HUMAN FACTOR Scaletta dell’intervento di Lanfranco Turci anche a nome dei Socialisti di Iniziativa 21 Giugno
05 maggio 2015
25 gennaio 2015
Essendo stato presentato come Coordinatore del Network per il socialismo europeo ci tengo a precisare che io e gran parte dei miei compagni abbiamo votato alle Europee per la lista Tsipras, perché anche se è vero che il socialismo europeo resta un interlocutore necessario per una diversa politica in Europa, è pur vero che al momento non riesce a rappresentare un'alternativa alle politiche europee dominanti.
Da alcuni anni mi sto muovendo all'interno dell’ associazionismo di sinistra. È un insieme di circoli, di gruppi, di siti Web e di singole persone molto diffuso, con gradi diversi di intensità nelle diverse aree del paese.
Al suo interno si muovono componenti di diversa estrazione politica: socialista di sinistra, comunista, liberale di sinistra e cattolico sociale. È un'area che si colloca nel suo complesso a sinistra del Pd, soprattutto dopo la svolta renziana.
È una sorta di mondo di mezzo( naturalmente non nell’accezione di mafia capitale! ) fra i movimenti che stanno nella società e i partiti e la politica che sta nelle istituzioni. Un mondo da anni alla ricerca di un progetto in cui investire le risorse politiche e intellettuali di cui è portatore. Nelle settimane scorse alcuni di questi gruppi, uniti sotto la sigla INIZIATIVA 21 GIUGNO , hanno scritto una lettera aperta a tutte le forze della sinistra con il titolo significativo: UNA SINISTRA PER SALVARE IL PAESE, per sollecitare un processo di aggregazione e di collaborazione per ovviare alla “ mancanza di una sinistra capace di sviluppare compiutamente un'alternativa agli assetti istituzionali, politici, economici e sociali che oggi vanno configurandosi in Italia e in Europa”.
Personalmente ho partecipato negli ultimi mesi come un pellegrino itinerante alle iniziative dell'area Civati, poi a quelle dell'Altra Europa e oggi qui a questa iniziativa piena di passione e di intelligenza di Human Factor. Credo che siamo ormai giunti a un punto critico, al momento della verità. Non si può passare da un appuntamento all'altro senza consolidare delle tappe di un progetto che deve essere pensato verso uno sbocco unitario e finale.
Proprio nel momento in cui il PD sta assumendo le caratteristiche di un grande accrocco centrista e trasformista, capace di garantire le classi dirigenti del paese e gli assetti europei dominanti, mentre la crisi continua a mordere e a sfibrare scopo sociale , occorre superar l'assetto frastagliato e litigioso che rende non credibili e in ultima istanza irrilevanti le forze che stanno a sinistra del PD. Questo discorso chiama in causa alla pari la stessa sinistra del PD, se non vuole finire stritolata nella morsa dell’attacco di Renzi e della emorragia della sua stessa base in periferia.
Il recente voto emiliano è emblematico. Il Pd paga un caro prezzo all’astensione mentre si converte al nuovo corso renziano, contemporaneamente non guadagnano un voto né Sel alleata col PD, né l’Altra Emilia che ha scelto l’opposizione.
Se non si costituisce un nuovo soggetto unitario, pur con le forme articolate della transizione, che abbia una adeguata massa critica e una vera forza di attrazione, che raccolga le forze politiche alla sinistra del PD, l’associazionismo di cui parlavo all’inizio e le forze della sinistra PD man mano che matureranno una scelta inevitabile, non si va da nessuna parte. La Grecia insegna! E speriamo che fra qualche mese si possa dire che anche Genova insegna.
Occorre un soggetto dotato di una sua autonomia di analisi e di progetto, capace di porsi di fronte al paese e di sfidare, anche quando fosse costretto al compromesso, il PD. Io vedo tre pilastri portanti per questo progetto:
a) Difesa della democrazia contro il suo svuotamento a favore del potere delle oligarchie e del mercato. La crisi della democrazia deriva dallo svuotamento dei poteri della politica ad essa sottratti dalle forze internazionali della finanza e dalle istituzioni burocratiche europee
b) Il secondo pilastro consiste nel recupero di un punto di vista critico sul capitalismo e nella capacità di tornare a leggere la società in termini di classi sociali. Certo, le trasformazioni dalla fase dei primi decenni del dopoguerra sono enormi, le figure sono più complesse e contraddittorie, ma questo non fa venire meno l’esigenza di una riunificazione sociale e politica del mondo del lavoro su cui puntare a costruire un grande blocco di alleanze. Sapendo che il risveglio del sindacato ne riattiva una parte importante, ma c’è ancora fuori da questa ripresa gran parte del precariato, dei disoccupati, delle partite IVA e della emarginazione urbana.
c) Il terzo pilastro è la costruzione di nuovi rapporti di forza fra il mondo del lavoro e il capitale, recuperando la migliore lezione del Socialismo e del Keynesismo, che non sono cani morti del ‘900, ma, se ripensati in chiave internazionale, sono ancora una risorsa insostituibile. Una rilettura aggiornata dei cambiamenti del capitalismo non può essere sostituita da una presunta onnicomprensiva contraddizione fra la natura umana e le leggi del mercato o tout court dell’economia.
Infine una ultima considerazione. Vedo tornare d’attualità la contrapposizione fra la politica dall’alto o la politica dal basso, più ancora la contrapposizione fra il sociale e il politico, con sottili venature di antipolitica. Credo sia un errore. Di rinnovamento, anche dei gruppi dirigenti, c’è un bisogno enorme. Ma, attenzione!, non vedo all’orizzonte in Italia una PODEMOS che spazzi come scorie i vecchi partiti della sinistra. Più probabile che si debba procedere lavorando e trasformando ciò che esiste. L’importante è lavorare con apertura mentale e con generosità, con tutta la elasticità del caso, ma sapendo che alla fine avremo bisogno di un partito degno di questo nome , con le sue regole interne, la massima trasparenza e la capacità di decisioni democratiche.